2015
Lippi: «Conte leader, Ancelotti numero uno»
L’ex ct elogia anche Sarri, Sousa, Di Francesco e Guardiola
Nonostante le voci di mercato, Marcello Lippi rimane senza panchina. L’ex allenatore della Juventus e dell’Italia è libero dopo l’esperienza cinese e vuole stare più vicino a casa perché ha ancora voglia di calcio. Lippi è dell’idea che oggi gli allenatori contino molto per far vincere e dare sicurezza (e contratti migliori) ai giocatori, a fare la differenza sono le competenze tecniche e soprattutto anche esperienza e competenza: «Allegri è concreto, ha buone conoscenze tecnico-tattiche e sa cambiare a partita e stagione in corso. Peccato per la sconfitta col Siviglia, adesso con il Bayern sarà dura sia per la Juve che per i tedeschi».
IL MEGLIO – Lippi appoggia anche la decisione di Guardiola di dire addio già a dicembre al Bayern invocando la professionalità dei suoi giocatori e dello stesso tecnico e a proposito del catalano pensa che sia la prima rivoluzione dopo l’era Sacchi: «Ha creato e allenato la squadra più forte di sempre, il Barcellona, è uno dei più forti ma Carlo Ancelotti è il numero uno, vincerà anche in Germania e tutti parlano bene di lui». Lippi poi si definisce quasi come una sintesi dei concetti di Sacchi e di Trapattoni e, se dovesse scendere in campo oggi, vorrebbe un 4-3-3, ma senza che gli esterni si abbassino troppo. Si parla poi di singoli e di Antonio Conte: «Ha idee chiarissime e voglia di trasmetterle, è un leader che dà l’esempio come faceva in campo».
SINGOLI – Lippi ha belle parole anche per Maurizio Sarri, Paulo Sousa e Eusebio Di Francesco: «Sarri ha fatto vedere che in tre mesi si possono dare idee e conquistare giocatori; Sousa sa comunicare e spesso gioca il calcio più brillante; Di Francesco ha un calcio aggressivo, organizzato e moderno». Ci sono tanti tecnici italiani di successo perché non c’è un campionato ricco e vario come la Serie A, prosegue Lippi, che “sponsorizza” in un certo senso il suo erede Fabio Cannavaro. Infine, a La Gazzetta dello Sport, il viareggino parla del futuro del calcio: «Difficile giocare meglio di oggi, bisogna fare come il Barcellona di Guardiola. Il futuro c’è già».