2012

Lionel Messi, un campione senza limiti

Pubblicato

su

Metà Dicembre. Le feste natalizie  si avvicinano, le città si illuminano ed inevitabilmente ognuno di noi fa il suo piccolo bilancio personale dell’anno che si sta concludendo. Gioie, delusioni, sconfitte e vittorie. La vita è così composta, segnata giocoforza da una linea invisibile, netta, che divide le cose negative da quelle positive e le relative lezioni da cui imparare per i giorni che verranno. Lo stesso discorso trova compatibilità perfetta anche nel mondo dello sport e quello che vado a raccontare è un esempio vincente, da qualsiasi prospettiva lo si guardi.

Lionel Messi da Rosario, Argentina, avrebbe sicuramente di che sorridere se solo si girasse indietro a vedere quanto di straordinario ha fatto a soli 25 anni. Non tanto per l’invidiabile e affollata bacheca che trabocca di premi individuali e di squadra, tutti conquistati con l’ormai seconda pelle blaugrana. Quanto per la fame insaziabile che lo porta a voler costantemente, con ostinazione, migliorare giorno dopo giorno con lo stesso entusiasmo che da ragazzino alimentava il suo sogno: diventare un calciatore professionista. Non si è limitato a realizzarlo, è andato oltre, perché dietro a quel carattere introverso e schivo che traspare, c’è un ambizione fuori dal comune che gli ha permesso di diventare il numero 1 assoluto. Di tutti i tempi. Più di quel Diego che per il popolo argentino è un’icona quanto Mandela per l’Africa, e non è un paragone audace.

Opinioni? No, numeri e statistiche, che a questi ritmi vanno riaggiornate settimanalmente, manco stessimo parlando dei tassi di rendimento di un titolo finanziario sottoposto alle continue oscillazioni speculative. Da Sabato scorso Lionel ha una nuova storia da raccontare al suo primo piccolo erede, Thiago, nato un mese fa. L’argentino potrà raccontargli di come il 2012 sia stato l’anno in cui ha demolito il record di uno dei centravanti più forti del mondo, quel Gerd Muller che nel ‘72 fu capace di realizzare 85 gol nell’anno solare. Bene, aggiungendo la doppietta realizzata ieri sera in Coppa Del Re, il numero dieci del Barça è a quota 88. In 67 partite, con a disposizione ancora due incontri per migliorarsi. E un una sensazione nitida: che l’unico limite che esiste, sia quello che si vorrà imporre lui, nell’attesa del più che probabile quarto pallone d’oro in arrivo. Inutile dirvi che sarebbe un altro record assoluto. E un altra storia da raccontare al piccolo Thiago.

Ora, è evidente che chi vi scrive gradisca particolarmente le gesta di questo atleta a cui Madre Natura ha donato un talento a tratti divino, ma ciò che fa riflettere è la capacità di mettere tutti d’accordo in un ambiente non certo facile come quello calcistico. Le parole di Eto’o, uno che vuole vincere anche se gioca a flipper con i figli, attestano una volta di più le qualità tecniche e morale di chi ha saputo trarre una forza incredibile da tanta sofferenza. Tutti noi siamo a conoscenza della malattia ossea che il fantasista argentino ha sconfitto in tenera età e che ne ha condizionato lo sviluppo, paradossalmente diventato decisivo per il suo stile di gioco rapido e sgusciante. Lui non si è mai abbattuto, non ha mai perso di vista l’unico vero obiettivo, manifestando fedeltà eterna ai colori blaugrana, ergendolo a imperatore sovrano di Catalogna prima, e del tutto movimento calcistico poi. In una parola: esempio, di gioco e di stile e che ricalca perfettamente il claim del suo sponsor tecnico.

Impossible is Nothing, caspita com’è azzeccato.

Exit mobile version