2020
Lazio, ecco come Lazzari ha migliorato la squadra di Inzaghi
Manuel Lazzari è l’arma in più della Lazio di Simone Inzaghi: ecco come l’ex Spal ha migliorato il gioco dei biancocelesti
L’elemento sorprendente della strepitosa stagione della Lazio è che, alla fine, la rosa è praticamente la stessa della stagione passata. Eppure, nonostante gli scarsi movimenti in sede di mercato, la squadra ha fatto un salto di qualità incredibile, dimostrando grande forza mentale e carattere nel vincere con una continuità tutt’altro che scontata se si pensa alla fragilità della stagione scorsa.
L’unico innesto estivo (tra i titolari) è stato un Manuel Lazzari che alla Spal si era affermato come uno dei migliori laterali del campionato. I biancocelesti avevano bisogno di dare più qualità a una fascia destra che incideva poco (l’apporto offensivo di Marusic è trascurabile). Tra l’altro, prima dell’inserimento di Correa in pianta stabile (innesto che ha cambiato molto la struttura tattica laziale), i capitolini erano spesso prevedibili, visto che concentravano il gioco sul centro-sinistra. Ossia, nella zona in cui agivano Luis Alberto e Milinkovic-Savic, i quali rappresentavano la principale fonte creativa della squadra.
Spinta costante
La gavetta di Lazzari a Ferrara è stata tanto continua quanto notevole, con la stagione 2018-2019 che ha rappresentato l’esplosione definitiva (coincisa con l’esordio in Nazionale). L’esterno aveva un peso tattico enorme nel 352 della Spal. La squadra, tramite cambi di gioco, si appoggiava principalmente a lui per risalire il campo, sfruttando la sua grande qualità e l’atletismo su distanze medio-lunghe. Basti pensare che gli spallini concentravano il 43% dei propri attacchi a destra (dato record in Serie A). Oltre alla sua grande velocità nei ribaltamenti di fronte, Lazzari era anche la principale fonte creativa in zona di rifinitura, come dimostrano i dati: laterale con più assist del campionato, ben 8 (e 1.7 passaggi chiave per 90′).
Alla Lazio, l’ex Spal partecipa poco alla prima impostazione visto che Inzaghi vuole mantenere i quinti molto alti. Nelle fasi di attacco consolidato, possiamo sintetizzare il modulo dei biancocelesti come un 325 in cui vengono occupati tutti e 5 i corridoi verticali: quinti molto alti, Milinkovic a destra vicino alle punte e Luis Alberto più arretrato, quasi come secondo mediano. La posizione di Lazzari (e di Lulic sull’altro lato) è tatticamente preziosa anche quando non si passa da loro. Avere riferimenti costantemente larghi che occupano l’ampiezza consente di “stirare” gli avversari, trovando in tal modo più spazi tra le linee per servire attaccanti e trequartisti. Situazione che consente alla Lazio di rendersi molto pericolosa, sfruttando così tutta la qualità di cui Inzaghi dispone sulla trequarti.
Il 325 della Lazio con Jony e Lazzari molto alti. La Sampdoria collassa (male) a sinistra, con Patric che trova Luis Alberto tra le linee. L’occupazione dell’ampiezza serve quindi anche per creare spazi in mezzo.
Per quanto siano sottovalutate la capacità della Lazio nel muovere le difese schierate (grazie a un palleggio di grande livello), è nell’attacco in spazi larghi che i biancocelesti sanno essere devastanti. Quando c’è la possibilità di aggredire la profondità, i capitolini ribaltano l’azione rapidamente, con Lazzari che in questo aspetto si è rivelato un upgrade decisivo. Quando, per esempio, Immobile e Correa guidano la transizione, l’ex Spal riesce ad accompagnare l’azione con una velocità notevole. I giocatori della Lazio hanno quindi sempre l’opportunità di allargare a destra, visto che l’esterno è tempestivo nel ribaltare l’azione, dando un riferimento costante ai compagni.
Una delle molte ripartenze della Lazio in cui Lazzari si sovrappone con grande rapidità.
In maniera non troppo dissimile da quanto succedeva a Ferrara, le sue conduzioni fanno guadagnare tanti metri di campo alla squadra. Tant’è che una delle soluzioni migliori per risalire il campo è riuscire a servire Lazzari in situazioni dinamiche, per sfruttare il suo allungo. La Lazio è molto brava a trovare il proprio esterno in corsa, cosa che tra l’altro avviene in più modi. A volte è il centrale di sinistra (Radu) che avanza palla al piede e cambia il campo su di lui, mentre in altre circostanze è lo stesso Immobile che viene incontro ed allarga a destra con una giocata a memoria. Anche se, come è comprensibile, nella maggioranza dei casi è Luis Alberto ad effettuare questa apertura, sfruttando le sue grandi qualità tecniche. D’altronde, agendo sul centro-sinistra, il centrocampista spagnolo si trova spesso nelle condizioni migliori per allargare il gioco a destra.
In questa situazione è invece Lucas Leiva che allarga il gioco sull’ex Spal. Con il Cagliari stretto, Lazzari ha quindi l’opportunità di far risalire il campo alla Lazio, partendo in conduzione. Una soluzione tattica importante quando mancano le soluzioni di passaggio per poter verticalizzare.
Insomma, Lazzari ha consentito alla Lazio di coprire in modo più omogeneo il rettangolo di gioco, sfruttando maggiormente il lato destro per risalire il campo. Le sue qualità atletiche hanno aumentato la rapidità (e pericolosità) delle transizioni, oltre che esaltato anche alcuni compagni.
L’intesa con Milinkovic-Savic
Milinkovic-Savic, per esempio, ha cambiato le zone di competenza nel corso di questa stagione. Se nel vecchio 352 con Luis Alberto dietro Immobile il serbo si muoveva soprattutto a sinistra, oggi (con Correa o Caicedo partner di Immobile) Milinkovic gioca quasi unicamente a destra, molto vicino alle punte. Oltre ad essere un’importante risorsa per il gioco lungo (le sue qualità aeree sono una preziosissima scorciatoia tattica per i difensori), ha finora dimostrato un’ottima intesa con Lazzari, il quale occupa la sua stessa zona di campo.
Per quanto l’ex Spal non sia un palleggiatore sublime sul breve, si stanno vedendo ottime combinazioni palla a terra tra i due: continue triangolazioni e “dai e vai” che generano parecchie situazioni pericolose. Spesso il serbo si defila per raccogliere il passaggio del compagno, con Lazzari che – prima ancora che Milinkovic riceva palla – è già in movimento per aggredire la profondità, attaccando lo spazio alle spalle del terzino.
Milinkovic-Savic lancia Lazzari alle spalle del terzino con un preciso passaggio. Situazione che la Lazio sfrutta parecchio
Non essendo particolarmente esplosivo sul breve, è importante per Lazzari avere vicino a lui un giocatore di qualità con cui associarsi per poi successivamente buttarsi in avanti. L’ex Spal, per quanto forse un po’ lineare nella corsa, sa attaccare molto bene gli spazi davanti a sé, con il terzino avversario che spesso è in difficoltà nel leggere i suoi movimenti. Milinkovic-Savic è bravo a sfruttare questa qualità del suo compagno, servendolo con i tempi giusti.
Quali sono i limiti di Lazzari
Per quanto abbia indubbiamente arricchito il gioco della Lazio, va detto che Lazzari sta un po’ mancando negli ultimi 30 metri (c’erano aspettative alte su di lui, soprattutto pensando agli 8 assist della stagione passata). I suoi numeri in zona di rifinitura sono infatti calati abbastanza: oggi totalizza 1.30 passaggi chiave per 90′, contro gli 1.70 dell’anno scorso, mentre gli Expected Assist per 90′ non superano gli 0.13 (la stagione passata erano 0.20).
Il dato sui dribbling ci aiuta a individuare anche il diverso contesto tattico rispetto alla stagione passata. Per quanto la Lazio attacchi – lo abbiamo visto – molto in ripartenza, si tratta di una squadra che, rispetto alla Spal, ovviamente gioca con un baricentro in media molto più alto. E che deve affrontare avversari più coperti difensivamente. A Ferrara, Lazzari vinceva 2.1 dribbling per 90′, mentre oggi ne completa solo 0.9. Meno della metà. L’ex Spal si esalta infatti quando può puntare l’avversario in campo aperto (situazioni che a Ferrara trovava con più frequenza), ma è poco incisivo quando deve saltare l’uomo in pochi metri partendo quasi da fermo, palesando scarsa resistenza fisica nel corpo a corpo: pure così si spiega l’involuzione nel dribbling.
Anche nei cross, situazione in cui era vistosamente migliorato l’anno scorso, non sta dimostrando grande incisività offensiva. Nonostante i molti saltatori in area (basti pensare a Milinkovic), Lazzari ne azzecca appena uno su 4.5 ogni 90, mentre ai tempi della Spal erano 2.1 i traversoni giusti. Oltre alla moltitudine di cross che vengono ribattuti, l’ex Spal è spesso impreciso anche quando ha tempo e spazio per calibrare il tempo del passaggio. Grazie ai suoi ottimi movimenti senza palla, Lazzari è molto bravo a proporsi con i tempi giusti, con la Lazio che spesso riesce a servirlo bene: tuttavia, l’esterno destro si caratterizza per misure spesso sbagliate nell’appoggio, con passaggi o troppo lunghi o troppo corti.
Un esempio della scarsa risolutezza di Lazzari nell’ultimo passaggio. Milinkovic-Savic premia il suo ottimo movimento alle spalle del terzino, servendolo liberissimo e in corsa: tuttavia, nonostante 3 uomini in area, l’appoggio è impreciso. C’era la possibilità di servire Immobile e Correa sul secondo palo, ma il passaggio (debole e troppo arretrato) viene bloccato dal difensore.
Per quanto abbia il difetto di non essere un grande valore aggiunto in zona di rifinitura, finora Lazzari ha senza dubbio arricchito il sistema tattico della Lazio, dando a Inzaghi più efficacia in diversi situazioni di gioco: tra tutte, la velocità nella risalita del campo. Inoltre, la sua costante copertura dell’ampiezza tramite continue sovrapposizioni (senza dimenticare la già citata capacità di fraseggio con Milinkovic-Savic) aiuta i compagni a giocare meglio: sia creando spazi centrali per i giocatori tra le linee, sia dando un riferimento affidabile a destra.
Insomma, arrivato a Roma per appena 7 milioni (più il cartellino di Murgia), Lazzari è l’ennesima intelligente operazione di mercato fatta da Tare. Con pochi soldi investiti, la Lazio ha acquistato un giocatore assolutamente funzionale alle esigenze dell’allenatore, con caratteristiche che mancavano alla squadra di Inzaghi.