2009

Lazio: si tratta ancora per Sculli, Reja studia il modulo

Pubblicato

su

Destra o sinistra, è un giocatore bipartisan. Sullo scacchiere tattico sa adattarsi in più zone, sa giocare su una fascia e sull’altra senza farsi troppi problemi. Arriverà  alla Lazio per cercare di essere utile, per confermarsi un jolly, per farsi trovare pronto all’occorrenza. Non si è fatto conoscere per le giocate ad effetto bensì per la sostanza, per il carattere, per la voglia di non mollare mai. Reja potrà  utilizzarlo nel 4-2-3-1 piazzandolo sulle corsie esterne come vice-Zarate (a destra) o come vice- Mauri (a sinistra). Dovrà  sudarsi il posto, dovrà  aspettare il suo momento, per lui è una grande occasione. Volendo Sculli può giocare come esterno di sinistra nel 4-3-3 e come punta centrale. L’Olimpico è nel suo destino: il primo gol in serie A l’ha realizzato il 22 settembre 2002 contro la Roma. Sculli giocava nel Modena, segnò la rete dell’1-2.

IL PROFILO – E’ un giocatore abbastanza tecnico, si sa lanciare negli spazi, è veloce, sa attaccare la profondità , è ciò che chiedeva Reja domenica contro il Lecce. In organico ci sono Bresciano e Foggia, ma l’allenatore li sta utilizzando poco (soprattutto il napoletano). Da qui forse nasce l’interesse per Sculli, la società  vorrebbe offrire al tecnico una pedina diversa da poter utilizzare sulle corsie, un uomo che possa dare fiato ai titolari. Sculli è un jolly, non è un attaccante, non è un goleador, sa fornire assist, sa rendersi prezioso sui cross. E’ partito dalla Calabria, ha vissuto in tante città  e ha militato in tante squadre. Nel Genoa, negli ultimi anni, ha giocato accanto a Milito creando un bel feeling offensivo. Nel Modena di De Biasi partiva come seconda punta, ma riusciva ad appiattirsi a centrocampo diventando il quinto della mediana. Questo per dire che Sculli non si occupa soltanto della fase offensiva, sa farsi apprezzare in fase di copertura. Rientra, raddoppia, non sta fermo ad aspettare il pallone.

GLI INIZI – Gasperini lo ha fatto crescere e ha contribuito alla sua maturazione. Lo incrociò nelle giovanili della Juventus, lo fece giocare nel 3-4-3, come esterno e comune punta centrale, lo volle nel Genoa. Nel corso degli anni Sculli si è esibito più sulle fasce o come seconda punta. Benitez ad agosto lo aspettava per fargli interpretare il ruolo di attaccante laterale. Lo considerava eclettico al punto giusto, alla fine l’operazione saltò. Sculli sin dall’inizio della sua carriera ha giocato in molte posizioni di campo, ha fatto persino il portiere, è successo nel settembre 2006 (Modena-Genoa 2-0): al 78′ prese il posto di Rubinho (infortunato) mantenendo la porta inviolata, ma non riuscendo a evitare la sconfitta.

LUI E FLOCCARI – Sculli e la Lazio, ritroverà  qualche amico. Uno in particolare, si chiama Sergio Floccari, sono entrambi calabresi, a Genova è nata una bella amicizia. Quando Sergio era fuori perchè infortunato, Sculli gli dedicò un gol segnato in Europa League: “Credo che Sergio abbia solo bisogno di sbloccarsi, non ha alcun altro problema, deve stare bene e poi vedrete che infilerà  una serie di gare in cui segnerà  sempre”, gli mandò questo messaggio. Presto potrebbero ritrovarsi in campo, sanno trovarsi al volo.

IDENTIKIT – Ti sa sciorinare Mirò, in quell’intricata armonia di colori e linee propria dell’artista spagnolo. Snocciola frammenti di Max Ernst e, se il discorso si allarga, non fatica a tirare in ballo altri esponenti del periodo surrealista. Arte, insomma. Ma anche cinema, un’altra passione, solo un altro tassello incollato nel mosaico di vita di Beppe Sculli. Perchè la linfa del pallone sarà  anche la più vitaminica, l’energizzante dal retrogusto di cuoio, ma non è l’unica da cui attingere gocce d’esperienza. Il ragazzo di Locri è così: poco tuttologo e molto curioso. Forse un nostalgico, un romantico, uno che non ha paura di sbirciare il passato. Con quello tocco vintage che non può mancare. Ed ecco che il numero 14 timbrato da sempre sulla maglietta ha la precisa funzione di omaggiare Johan Cruijff, l’idolo dell’infanzia, il campione a cui rubare il talento via dvd o tramite vecchie e polverose vhs. Sculli è l’uomo dei gol decisivi, l’attaccante tuttofare, il bomber che ha messo a tacere anche gli scettici della Genova rossoblù. Pressing, inserimenti, colpi di testa,nel repertorio sculliano non mancano nemmeno uno spillo. E’ così oggi, era così da ragazzo.

GLI INIZI – A strapparlo alla concorrenza ci pensa Luciano Moggi. Correva l’anno 1996. Si rinforza nelle giovanili bianconere, Giuseppe Sculli, negli stessi anni in cui la Juve faceva incetta di trofei in Italia come nel mondo. Quattro stagioni con i baby zebrati (fino al 2000) prima di salutare la Vecchia Signora e approdare al Crotone in serie B. Tra i cadetti Sculli non ci sta a fare la meteora: gioca 24 partite, segna 3 gol buoni a tenere a galla il club calabrese fino all’ultimo. Da promessa a conferma, il passo è breve. L’anno successivo il Pibe di Locri puntella cinque marcature (in 26 partite), unica nota intonata di una stagione nata male e finita con la retrocessione in serie C dei rossoblù.

SERIE A – Per Sculli, però, è pronto, un biglietto per Modena, la serie A, l’occasione che aspettava da sempre. Con i canarini ne fa 8 e si conquista le attenzioni del Chievo. Un anno in veneto, allora, prima del passaggio al Brescia (2004/2005) e quello al Messina (2005/2006). Ma le cose non girano. Il richiamo della Liguria, sponda genoana, lo aiuta a rinascere: così, nel 2006, firma un contratto con la società  di Preziosi. Eì però la stagione 2008/2009 a vederlo sbocciare che pare un girasole. Merito di mister Gasperini, lo stesso che gli dava fiducia ai tempi delle giovanili juventine. E Sculli? Ringrazia con reti pesanti . Milan, Roma, Udinese: il bomber calabrese colpisce 8 volte eguagliando il record di centri personali. C’è anche l’Europa League quella di un anno fa, che lo vede protagonista sotto i riflettori con Sparta Praga e Lille. In carriera ha totalizzato 285 partite tra i professionisti (224 in A), 42 gol, e 8 apparizioni in competizioni europee. Per lui a Genova hanno pure coniato un neologismo: Sculley, fusione tra Sculli e Rooney. Che non farà  rima con Cruijff, ma con quel “14” sulle spalle, lo spettacolo è assicurato.

Fonte | Corriere dello Sport (11/01/2011)

Exit mobile version