2018
Lazio show, per Inzaghi la variante di gennaio
Un continuo crescendo: è la splendida Lazio di Simone Inzaghi, sempre più protagonista dell’attuale edizione della Serie A. Con il calciomercato già nel vivo…
Quaranta punti in diciannove gare di campionato per l’eccellente Lazio di Simone Inzaghi: quarto posto, terzo qualora il recupero con l’Udinese del 24 gennaio dovesse tramutarsi in una vittoria. Meglio di Inter e Roma dunque, decisamente più quotate a bocce ferme in avvio di stagione. La proiezione biancoceleste – media 2.10 punti a partita – racconta di un torneo potenziale da 80 punti: con ogni probabilità varrebbe l’accesso alla prossima Champions League. Diretto, anche in caso di quarto posto. Se non bastasse, il contemporaneo cammino nelle coppe aggiunge ulteriore lustro: gruppo della fase a gironi di Europa League dominato, accesso alle semifinali di Coppa Italia centrato. La Lazio è insomma una realtà assolutamente consolidata nell’attuale panorama calcistico italiano.
Lazio, la fabbrica del gol
Quello della Lazio è il secondo attacco della Serie A con 48 gol, alle spalle della sola Juventus (49) ma con una partita in meno: dunque la fase offensiva biancoceleste è potenzialmente la più redditizia del torneo. Quarantotto reti in diciannove partite disputate vuol dire 2.52 a partita: una media strepitosa che – qualora confermata sul lungo periodo – renderebbe un campionato da 96 reti. Più del Napoli un anno fa, miglior attacco della kermesse e ribattezzato fabbrica del gol: oggi l’appellativo se lo prende tutto la Lazio di Simone Inzaghi. La migliore squadra della Serie A ad interpretare la verticalità: nessuno riesce a portare la palla dalla propria area di rigore a quella avversaria in un lasso di tempo così breve e con un numero di passaggi tanto esiguo. Parola chiave: transizione. O meglio linea guida assoluta. Si gioca in quella direzione, verticale, si guarda avanti: quando un calciatore avvia la ripartenza gli altri corrono a perdifiato per creare la situazione di superiorità numerica. Si passa nel mezzo, si passa sulle corsie: per gli avversari risulta essere tuttora una situazione illeggibile. L’accortezza del modulo e del correlato impianto tattico permette alla squadra poi di ricomporsi in men che si dica: la dirompente forza fisica di Milinkovic-Savic, i polmoni di Parolo, la fase difensiva totale di Lucas Leiva ed il sacrificio sulle corsie di Marusic e Lulic rendono il tutto assolutamente sostenibile.
Lazio: i problemi difensivi, la differenza in attacco
Se l’equilibrio trovato in campo appare funzionale, c’è comunque da registrare qualche difetto di troppo per quanto concerne la fase difensiva: tra le prime cinque forze della Serie A la Lazio è quella che subisce di più. Ben ventiquattro le reti subite (alla media di 1.26 a partita), contro le tredici del Napoli, le quattordici della Roma e le quindici di Juventus ed Inter. Uno scarto piuttosto evidente che alla lunga potrebbe risultare condizionante per le ambizioni degli uomini di Inzaghi: alla base diversi errori individuali, dovuti probabilmente ad un pacchetto difensivo i cui valori sono inferiori rispetto a quelli riscontrati nelle concorrenti. E, come parzialmente già riportato, ad un’idea di calcio che predilige senz’altro l’aspetto attivo a quello passivo. Le falle difensive sono al momento tappate dai numeri straordinari dei due attaccanti: Ciro Immobile è il capocannoniere della Serie A con venti reti in diciotto gare disputate (ventisei in ventiquattro se prendiamo come riferimento tutte le competizioni). Per intenderci, dovesse continuare così andrebbe a polverizzare il record segnato da Gonzalo Higuain appena due anni fa: una stagione da marziano dell’area di rigore e non solo, considerando anche gli otto assist messi a referto. Come non parlare poi di Luis Alberto? La scoperta della Lazio 2017-18 porta oltre ogni ragionevole dubbio il nome del classe ’92 spagnolo. Dalla sua una qualità innata, abbinata ad una redditività difficilmente pronosticabile a bocce ferme: sette reti e nove assist in stagione, la funzione fondamentale nel legare il lavoro della squadra alla finalizzazione di Immobile. Grazie all’ex Liverpool ed al suo lavoro mister Inzaghi può permettersi di scendere in campo con il 3-5-1-1 (modulo sulla carta difensivo) ma risultare super-offensivo.
Inzaghi, il regalino dal calciomercato
Sessione di calciomercato ufficialmente iniziata: cosa serve a questa Lazio per progredire sul piano dello sviluppo e competere ad armi pari per la conquista di un posto al sole della prossima Champions League? Un difensore di spessore, verrebbe da rispondere: difficile però prelevarlo nella finestra invernale di gennaio, quando – in corso d’opera – per qualsiasi squadra risulta complesso privarsi di un pezzo integrante del proprio puzzle. A meno che questo non venga strapagato, ma difficilmente può essere il caso della Lazio. Con ogni probabilità qualcosa sarà fatto, ma è forse consigliabile concentrarsi su chi c’è già: l’acquisto di lusso porta il nome di Felipe Anderson. Crac due anni fa, calciatore meno esplosivo ma di enorme importanza nella scorsa stagione, ora avrebbe dovuto completarsi su un percorso di crescita ben individuato. L’infortunio subito però ne ha compromesso il tutto e lo ha di fatto estromesso dai campi per una lunga fetta di stagione: appena resosi disponibile ha però subito palesato – o meglio ricordato – il repertorio delle sue caratteristiche. Impressionante rapidità sul breve come sul lungo, naturalezza nel dribbling, capacità di trovare il compagno meglio piazzato così come la porta avversaria con la soluzione personale. Non dovesse cambiare il modulo, al momento, è complesso trovarne una collocazione dal primo minuto: più plausibile che possa fungere da arma letale in corso d’opera. Quando gli avversari si stancano e la sua freschezza può fare la differenza. Felipe Anderson alternativa, un lusso che non tutti possono permettersi: Inzaghi dovrà gestire al meglio questa carta per lanciare la sua Lazio oltre i confini di un’annata normale.