2016
Parolo: «Ci credevamo forti»
«Il derby lo decide Matri. Qui resti solo chi è convinto, gli altri vadano»
Un derby può cambiare tutto e Lazio – Roma di domani non farà sicuramente eccezione. Difficile dire cosa non ha funzionato in casa biancoceleste quest’anno, ma forse una spiegazione plausibile è quella di Marco Parolo, che racconta come quest’anno la Lazio sia partita un po’ troppo convinta. «Non si può stabilire il vero motivo, in tutte le componenti è stato commesso qualche errore. Io parlo per i giocatori. Forse ci siamo cullati su quanto fatto nella passata stagione, non siamo stati bravi a percepire la voglia di dare continuità – racconta Parolo, che di crisi aveva già parlato – . Ci sono state tante piccole situazioni. Anche ritrovarci all’inizio di campionato, nonostante non fossimo stati brillanti, primi o secondi in classifica, non ci ha aiutato. Ci ha fatto pensare “Tanto siamo forti lo stesso”, così abbiamo perso tre mesi a capire che avevamo dei problemi. È stato strano pure giocare in casa tutta la stagione, non avere la curva e i tifosi che ti spingono è una cosa brutta. Che contestino anche, ma lo stadio è bello quando c’è gente».
«LA DECIDE MATRI» – Inutile girarci intorno, la partita di domani può cambiare tutto: «Il derby è una grande possibilità, una chance per far sorridere i nostri tifosi – spiega Parolo al Corriere dello Sport – . Dobbiamo guardare più a noi stessi che pensare ai pregi e ai difetti della Roma. Chi sarà l’uomo derby? Penso Alessandro Matri. Può essere uno che in area di rigore trova la giocata giusta, possiede il guizzo. Il derby può dare un senso al finale di stagione, riuscire a fare risultato ci darà una spinta in più. Abbiamo l’obbligo e il dovere di onorare questa maglia fino a fine stagione, dobbiamo dare tutto. Per il futuro bisogna ripartire da chi ha dimostrato voglia di rimanere, di credere nel progetto Lazio. Se qualcuno crede nel progetto dà tutto, altrimenti è giusto che faccia il suo percorso. La gente ha dato rispetto a tutti noi, noi dobbiamo dare rispetto alla gente».