2013
Lazio, Lotito: “Coesione e umiltà fondamentali. Squalifica UEFA…”
LAZIO LOTITO SQUALIFICA UEFA – Dopo il successo della Lazio per 2-0 contro il Pescara, a fine gara è intervenuto ai microfoni di “Sky Sport” anche il presidente della formazione biancoceleste, Claudio Lotito.
Prima parentesi dedicata al calciomercato, con Angelo Palombo presente negli studi di Sky, e Lotito ricorda un vecchio contatto col mediano della Sampdoria: “Non ricordo onestamente, non voglio sminuire il valore del giocatore. Forse qualche anno fa… quattro anni fa… ma non ricordo, trattiamo talmente tanti giocatori…”. Il numero uno laziale prosegue poi su altri obiettivi: “Chi stiamo trattando ora? È inutile che mi metta a parlare di nomi… Felipe Anderson? L’avete scoperto dopo che l’ho tirato fuori io, altrimenti manco lo conoscevate… Perea? Lo sanno tutti che lo abbiamo preso, abbiamo depositato il contratto, ormai l’abbiamo comprato“.
Lotito prosegue poi sui risultati della sua squadra e si gongola il momento: “Cosa sono disposto a fare per andare in Champions? Niente. Io spero che la squadra mantenga questa coesione, spirito di sacrificio ed umiltà. I risultati dipendono da una serie di fattori imponderabili, come infortuni e quanto ancora. Dipendono proprio anche dalla tensione agonistica della squadra, non tanto dal lato tecnico, ma dallo spirito, che è fondamentale. Se c’è unità d’intenti e grande spirito di coesione, con cinismo, fondamentale per vincere le partite, allora i risultati arrivano sempre“.
Infine, sull’inchiesta della UEFA che potrebbe far giocare il ritorno degli ottavi di Europa League a porte chiuse, per il comportamento dei tifosi laziali: “Noi abbiamo questa grande capacità di voler anticipare i risultati di questo tipo. Parto da un presupposto completamente diverso: noi dovremmo fare una netta distinzione tra il dilinquente tifoso ed il tifoso delinquente. Il delinquente tifoso può essere di una qualsiasi squadra, ma resta un delinquente. Se viceversa è un tifoso delinquente, allora lui esce dalla veste di tifoso, ed è responsabile in qualità di tale. Il presidente della squadra, ossia il sottoscritto, che ha cercato di reprimere certi episodi, non può pagare pegno per comportamenti che non hanno nulla a che vedere con la tifoseria, soprattutto quella organizzata. Se su decine di migliaia di persone, abbiamo qualche decina di persone che la società prova a reprimere, non può pagare la società, che altrimenti diventa ostaggio di questa gente“.