2009
Lazio, Ledesma e Matuzalem in coro: “Sogniamo la Champions”
Li vediamo tutte le settimane su quel campo verde rincorrere il pallone ed una vittoria ad ogni costo, ma spesso ci si dimentica che dietro la maglia oltre il nome, oltre il numero ed oltre il calciatore c’è prima di tutto un uomo, una persona comune di quelle che puoi incontrare passeggiando per strada. E forse è proprio il lato umano, quello personale, che desta sempre più curiosità tra i tifosi. Conoscere le abitudini, i sogni, i pregi e i difetti dei tuoi idoli fuori dal rettangolo di gioco. Magari non ci si aspetterebbe mai che Cristian Ledesma da bambino sognasse di fare il falegname, prima di prendere davvero sul serio il calcio a dieci anni e capire che sarebbe diventato il suo lavoro quando esordì nella squadra della sua città , Buenos Aires. Il centrocampista biancoceleste si è “?messo a nudo’ in un’intervista doppia con Francelino Matuzalem a Lazio Style Radio, per raccontare di sè, della sua famiglia, dei suoi sogni. Per raccontarsi come uomo prima che come calciatore. “Sono serio, troppo ordinato ed estremamente sincero”: questi i tre aggettivi per descriversi, tre aggettivi per descrivere un ragazzo di 28 anni che in campo come fuori ha sempre mostrato la sua pacatezza, la sua diplomazia e la sua cordialità , nonostante sia raro scoprire un sorriso sul suo volto. E pensare che quando giocava in Argentina lo aveva soprannominato “?Il Cattivo’, un appellativo che ben poco sia addice a chi come lui porta alto un valore fondamentale, quello della famiglia; lui che viene da una famiglia unita e numerosa di ben otto tra fratelli e sorelle, lui che senza pensarci un secondo dice: “Il mio idolo? Mio padre”, lui che proprio in Italia ha trovato l’amore e ha potuto costruire la sua di famiglia: “Con mia moglie Marta è stato amore a prima vista, mi ha colpito come persona. Con lei ho due figli, Alice e Daniel“. Appassionato di storie antiche, Ledesma preferisce un buon libro ad un videogioco, arriva a Formello con la sua Range Rover e quel numero 24 dietro la sua maglia non è casuale perchè è il suo numero preferito, il giorno della sua data di nascita. E quando parla dei suoi sogni il regista biancoceleste sa coniugare la semplicità di un uomo all’ambizione di un calciatore: “Il mio sogno? Essere felice”¦E vincere qualcosa di importante con la Lazio, Scudetto o Champion’s League vanno bene entrambi!“
MATUZALEM –Da potenziale detenuto a Professore del centrocampo. E’ la metamorfosi di Francelino Matuzalem da Natal, 30 anni suonati, geometrie carioca nel piede sinistro ed un passato contrassegnato da qualche errore di percorso. Ricordi sbiaditi di un “Matu” che non c’è più, cresciuto con la maglia del Vitoria Bahia e piombato sotto i riflettori del grande calcio alla tenera età di vent’anni. Mentre la Lazio vinceva il suo secondo scudetto lui si barcamenava nella movida napoletana, con l’ex tecnico Novellino che di tanto in tanto era costretto a tenerne a bada i bollenti spiriti. Poi le parentesi di Parma, Piacenza, fino alla definitiva esplosione nel Brescia del “Divin Codino”. Il trampolino di lancio di una carriera che l’ha prima portato a strappare consensi e trofei in Ucraina nello Shaktar Donetsk di Lucescu, poi a diventare con una modalità controversa (art.17) tesserato nella più calda Saragozza. Ma il suo destino era segnato e nel 2008 è sbarcato nuovamente in Italia, nella Lazio, trasformato nell’anima. Quando gli infortuni glie l’hanno permesso ha rivoltato la manovra del centrocampo biancoceleste, come l’improvvisa svolta spirituale ha cambiato il suo pensiero. Bibbia, chiesa Cristiano-Evangelica, famiglia e Formello, che raggiunge con la sua slanciata Maserati nera. “E’ la mia preferita”, ammette ai microfoni di Lazio Style Radio, prima della serena, quanto significativa confessione: “Se non fosse stato per il calcio ora sarei in carcere”. Fa outing Francelino, ma per fortuna della Lazio non è andata così. Finalmente il tunnel degli infortuni sembra superato. Dopo i primi due anni capitolini in cui ha collezionato appena 32 presenze, ha risolto gran parte dei suoi problemi posturali con l’aiuto dello staff sanitario biancoceleste. E i risultati iniziano a vedersi anche nei numeri. Domenica contro il Palermo scenderà in campo per la diciassettesima volta in stagione, la tredicesima dal primo minuto, per la quarta di fila si dividerà le mansioni di “taglia e cuci” con Ledesma. Ormai il tecnico goriziano ha scoperto la forza del “doppio regista” e non sembra aver più intenzione di tornare indietro. Con i fraseggi ed il palleggio dell’italo-argentino e del brasiliano ha scoperto l’elisir di lunga vita e fluida manovra, che sta lentamente traghettando la Lazio verso l’Europa che conta: “Giocare la Champions con la maglia della Lazio è il mio sogno più grande“. Pazienza se dovrà realizzarlo con il numero sbagliato (11): “Il mio preferito è l’8“.
Fonte: Lalaziosiamonoi.it