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L’Atalanta deve temere solo se stessa: la testa fa perdere partite (e punti preziosi)

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La testa e il carattere che fa perdere punti e partite all’Atalanta nello stesso identico modo tra campionato e coppa

L’Atalanta non può sempre vincere, ma è il “come” si lasciano punti pesantissimi per strada. Qualitativamente si può essere la squadra più forte del girone o del campionato, ma se vengono a mancare testa e concentrazione neanche nel gestire una situazione di superiorità (peccando anche di presunzione), allora vuol dire non aver recepito il concetto di big: mai lasciare nulla per scontato.

I nerazzurri giocano le loro partite a scacchi anche abbastanza bene, non esenti da reazioni nei momenti difficili: capaci di rimontare più volte l’avversario. Ieri contro lo Sturm Graz si è visto perfettamente, alzando il ritmo del gioco e portandosi addirittura in vantaggio a fine primo tempo.

A questo punto le gare, soprattutto con l’uomo in più, bisognerebbe chiuderle per evitare anche che quel punto diventi stretto più per l’avversario che per l’Atalanta. Non si discutono ne cambi ne interpreti (per quanto la Dea sia dipendente da certi giocatori), bensì l’impatto partita, con la convinzione di averla già portata a casa incappando nei soliti errori tanto evitabili quanto costanti: un contesto cronico.

La frase che viene in mente è la classica teoria gasperiniana “vinci o impari”. In Europa League la squadra rimane prima, ma è con le cadute di testa (al di là dei talenti) che si rischia di pagare a caro prezzo. A Empoli testa bassa, lavoro e soprattutto concentrazione: non c’è fenomeno che tenga quando è la mentalità a non fare quel passo in più.

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