2014

Las Malvinas

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Conflitti sportivi e politici: la grande rivalità tra Argentina e Inghilterra, a cavallo delle Falklands War

ARGENTINA INGHILTERRA FALKLAND MALVINAS – Due patrie del calcio. La lotta per una supremazia. Prima sportiva, poi politica e di nuovo sportiva, con in mezzo un conflitto bellico. Una rivalità che ha radici antiche, quella tra le rappresentative nazionali di Argentina ed Inghilterra. Tanto da considerarla, per gli argentini, inferiore solo alla rivalità con il Brasile: per gli inglesi, sulla stessa linea d’onda del rapporto con la Nazionale scozzese. Ma anche i personaggi più disparati a far da contorno, dal più forte calciatore del mondo, Diego Armando Maradona, passando per Margaret Thatcher, da David Beckham al presidente-generale Leopoldo Galtieri. E pensare che proprio grazie agli inglesi espatriati in Argentina il calcio venne esportato negli ultimi anni del 1800, con nascite di club dalla nomea british e la composizione di quelle federazioni che costituiranno le antenate dell’AFA. I campionati mondiali di calcio del 1962 e del 1966 regalano i primi precedenti in competizioni ufficiali internazionali tra le due selezioni, entrambi vinti dall’Inghilterra, non senza strascichi di polemiche. Basti pensare che a cinquant’anni di distanza ancora oggi in Argentina considerano la gara del Mondiale inglese del 1966, vinto dalla Nazionale di casa, il furto del secolo, “el robo del siglo”. Per una espulsione di troppo e per una mancata ammonizione. 

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LAS MALVINAS SON ARGENTINAS? – Nulla, però, in confronto a quanto avverrà dopo il 1982. Dopo la guerra delle Falkland, o guerra de las Malvinas. Nell’anno in cui l’Italia vinceva la sua terza Coppa del Mondo, infatti, Inghilterra ed Argentina spostavano la loro rivalità, ancora acerba, ad un piano istituzionale, con l’acredine dovuta alla contesa sovranità sulle Isole Falkland (ma anche la Georgia del Sud). Le Falkland sono un arcipelago a sud-est dell’Argentina, colonizzata dai britannici nel lontano 1833. Un punto importante, in senso geo-politico, per via della vicinanza all’Antartide, ma anche per la posizione strategica, anche in ambito militare, trovandosi in una porzione tra Oceano Atlantico e Pacifico. Ma, sopratutto, la leva su cui far forza, da parte degli argentini, per risvegliare il senso nazionalistico del paese, guidato dal 1981 al 1982 dalla dittatura militare di Galtieri, uomo che proseguì il lavoro della junta militare di Videla, prima, e di Viola, poi. Il pretesto patriottico per invadere le Malvine, a cui segue la risposta imminente e a bruciapelo della Royal Navy. «Breznev took Afghanistan, Begin took Beirut, Galtieri took the Union Jack. And Maggie, over lunch one day, took a crusier with all hands. Apparently, to make him give it back» cantavano criticamente verso il conflitto bellico i Pink Floyd, non lesinando critiche anche verso l’operato thatcheriano. L’affondamento del “Belgrano“, in tal senso, è forse l’evento più importante del conflitto, che si risolverà, dopo pochi mesi, pesanti combattimenti e più di 900 morti, con la vittoria degli inglesi, le cui Falkland rimasero sotto il loro controllo, mentre ancora oggi l’Argentina reclama la sovranità. Una sconfitta che, pochi mesi dopo, determinò la caduta definitiva della dittatura militare argentina e, di convesso, uno degli ultimi colpi di coda della potenza post-imperiale del Regno Unito.

LA MANO DE DIOS – Campionato del Mondo 1986, Città del Messico, Stadio Azteca, 22 giugno 1986. Lo stesso impianto di quella che, 16 anni prima, era stata definita “la partita del secolo”, lo storico 4-3 della Nazionale Italiana sulla Germania Ovest. A quattro anni di distanza dallo scoppio e dalla fine del conflitto delle Falkland, si affrontano per la prima volta Inghilterra ed Argentina, nella gara dei quarti di finale del Mondiale 1986. Sarà l’aria che si respira a Mexico City, ma anche qui, per la seconda volta, gli spettatori assisteranno a due eventi scolpiti nell’immaginario calcistico da lì all’infinito. Il protagonista, più di un Generale, più di un Presidente, è Diego Armando Maradona. E, con lui, la “mano de dios”, così ribattezzata dall’argentino nel post-gara, in una gara che regalerà ancora maggiore acredine negli anni a venire tra le due Nazionali: «un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios» affermò Diego riferendosi al gol messo a segno al quinto minuto di quella sfida. Quando, nonostante i 20 cm di inferiorità, riuscì lo stesso ad anticipare l’estremo difensore inglese, Peter Shilton, con un tocco di mano, tra l’incredulità generale per il fatto che Ali Bin Nasser, arbitro dell’incontro, non s’accorse del fallo volontario e convalidò la rete del 10 argentino.  Che appena cinque minuti dopo realizzerà il gol più bello della storia del calcio, partendo da centrocampo e palla al piede, scartando ben cinque avversari più il portiere, per poi depositare in rete il gol del 2-0. Da quel momento in poi e dopo la vittoria del Mondiale, Diego Armando Maradona è già leggenda.

10 HEROIC LIONS, ONE STUPID BOY – Dodici anni dopo quel pomeriggio di Città del Messico, il mondo è letteralmente cambiato, sia dal punto di vista politico-istituzionale che sul versante calcistico. Gli inglesi hanno voglia di riscattare quanto accaduto nel 1986 e, a parte un’amichevole del maggio 1991, l’occasione capita il 30 giugno 1998. A Saint-Etienne si gioca Argentina – Inghilterra, ottavi di finale del Campionato del Mondo in programma in Francia.  Attesa trepidante sul suolo britannico, un match atteso per più di un decennio e adesso finalmente a portata di mano, tra l’altro con una formazione più che temibile, che può vantare l’esperienza di Shearer, Ince, Seaman ma anche dei nuovi che avanzano, come il diciottenne Michael Owen oppure il campioncino 23enne David Beckham, il calciatore legato alla Spice Girl Victoria e più pagato in Inghilterra. Pensate un po’: quella sera del 30 giugno la gara verrà vista in Gran Bretagna da 23,7 milioni di persone, un record che ha polverizzato la messa in onda di “Dallas” nel 1985. Ma non sarà un felice epilogo per gli inglesi, con lo stesso Beckham che finirà nel mirino delle critiche di un’intera nazione. La partita, manco a dirlo, viene giocata ad un’intensità spettacolare, regalando momenti di grande calcio e altri di un nervosismo mal celato. Dopo dieci minuti le squadre sono già sull’1-1, grazie alle reti su calcio di rigore dei due bomber di giornata, Gabriel Omar Batistuta ed Alan Shearer. Al 15′, il ‘golden-boy’ Owen marchia il proprio nome nell’albo d’oro degli appena maggiorenni in gol ad un Campionato del mondo. E che gol: stop di tacco volante a seguire, ‘alla Cassano’ diremmo noi, accelerazione improvvisa palla al piede, dribbling fulminante sulla destra che non lascia scampo ad Ayala e diagonale di destro che si insacca all’incrocio dei pali alle spalle di un impassibile Roa. E’ la prima meraviglia di Owen, poi ‘Pallone d’oro’ nel 2001. Ma non servirà a vincere la partita, visto che già nel primo tempo gli argentini faranno pari con Zanetti, sugli sviluppi di uno schema ben congegnato da calcio di punizione, per poi vincere la sfida ai calci di rigore (6-5, errore decisivo di Batty), tuttavia giocando larga parte dei restanti minuti in superiorità numerica per l’espulsione di David Beckham, che lascerà i propri compagni in 10 per tutto il resto della partita dal secondo tempo in poi. Un fallo stupido di reazione sulla gamba di Diego Simeone dopo un fallo dell’argentino, sotto gli occhi del fischietto Nielsen, gli costerà il cartellino rosso e la nomination a capro espiatorio per quella sconfitta. “10 Heroic Lions, One stupid boy” titolerà il Daily Mirror del giorno dopo. Una macchia che, il gol realizzato da Beckham in Corea e Giappone quattro anni dopo, sempre contro l’Argentina, riuscirà ad attutire ma non ad eliminare del tutto. Perchè Argentina – Inghilterra è più di una partita. 

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