2016
La stagione inaudita di Miralem Pjanic
Numeri mostruosi per il bosniaco: leader tecnico, il parallelo con Hamsik
Nove reti ed otto assist in ventiquattro gare di campionato disputate: Miralem Pjanic mette piede in 17 delle 55 reti complessive siglate dalla Roma, il miglior attacco della Serie A in attesa della sfida del Franchi tra Fiorentina e Napoli. Impatto: 31%. Tradotto: in un gol su tre firmato dalla Roma c’è la firma del fuoriclasse bosniaco. Poco male per un centrocampista vero?
ALTRI NUMERI – Quando Miralem Pjanic segna la Roma porta a casa punti: sette vittorie (in ordine contro Juventus, Carpi, Palermo, Empoli, Udinese, Frosinone ed ancora Empoli ieri, di cui due trasferte) e due pareggi con Bologna e Torino. Sembrerà assurdo ma anche tutti i suoi assist – fatta eccezione per la sconfitta di Genova con la Sampdoria – risultano decisivi: quando Pjanic prende parte alla gara marcandola con una rete o un assist la Roma fa risultato. Il bosniaco è per distacco il centrocampista che segna più in Italia: nella classifica marcatori vive con gli attaccanti, per intenderci – in ottica di concorrenza diretta – Pogba ed Hamsik sono a quota 5, Borja Valero a 4, gli altri ancora dietro. Il calciatore giallorosso ha rimpinguato il suo bottino in Champions League: altre due reti ed un assist, tutto al Bayer Leverkusen nella doppia sfida che di fatto ha eletto la seconda forza del raggruppamento alle spalle dell’inarrivabile Barcellona degli alieni.
LEADERSHIP TECNICA – Indiscutibile. Miralem Pjanic è l’ombelico del mondo Roma: se numericamente è giocoforza la migliore stagione della sua carriera (sempre sotto le 6 reti complessive fatta eccezione per gli 11 timbri in maglia Lione nella stagione 2009-10, quando le 5 reti in Champions League ad appena diciannove anni lo portarono sulle prime pagine mondiali), sembra esserlo anche in termini di consapevolezza. Il bosniaco è un punto di riferimento in campo e soprattutto ha affinato il suo repertorio di alternative: può maturare nella gestione del palleggio, ma è progredito sotto l’aspetto della visione di gioco e completa l’opera con l’incidenza sui piazzati. Non soltanto quelli che sublimemente trasforma in via diretta, ma anche quando deve servire i compagni: un’arma fin troppo evidente nell’economia della Roma.
LEADERSHIP CARATTERIALE? – Qui la faccenda si fa più complessa, principalmente per via delle sue caratteristiche intrinseche: non è l’esemplare del trascinatore, del calciatore che mostra muscoli e vene per dettare la via maestra ai compagni. Non è dunque il leader classico come comunemente inteso dall’opinione pubblica, quello della lotta. Spieghiamoci: il parallelo più esemplificativo è al momento quello con Marek Hamsik, da anni stella del Napoli eppure tacciato di scarso carattere. Calciatori di questo livello – e con questi limiti, se volete considerarli tali – hanno un’unica strada per imporsi nella direzione di una squadra: far valere tutta la tecnica, intelligenza e talento a disposizione. Riversare questi elementi sul campo per fare la differenza a prescindere, lì dove gli altri non possono arrivare: due fuoriserie a cui manca quel successo unanimemente riconosciuto per rendere onore ad un palmares tutto da scrivere. Che sia l’anno giusto per uno dei due?