2014
La Roma s’è desta
I fattori del clamoroso rilancio giallorosso e i (pochi) limiti da compensare
SERIE A ROMA – La sorpresa della stagione. La vera novità, impensabile in estate ritrovarsi una Roma in scia al primo posto della classifica dopo i fallimenti delle ultime tre stagioni, ancor di più se aggiungiamo le illustri quanto milionarie cessioni dei vari Marquinhos, Lamela ed Osvaldo. Una sorta di miracolo tecnico e sportivo che si è verificato in tutta la sua irruenza.
COME SI E’ RINFORZATO LO SPOGLIATOIO – Gli oltre 80 milioni provenienti dalle tre cessioni già anticipate hanno giocoforza permesso all’eccellente lavoro del direttore sportivo Walter Sabatini di riorganizzare la squadra e fare cassa per ripianare parte dei debiti di gestione accumulati nel recente passato, principalmente a causa dell’assenza dalle coppe europee e da operazioni di mercato poco redditizie in termini tecnici. Il difensore brasiliano evidentemente sopravvalutato dall’offerta del ricco Psg, Lamela ed Osvaldo per quanto giocatori indiscutibili sotto il profilo tecnico non rappresentavano probabilmente uomini spogliatoio: il deficit di personalità è stato colmato dall’approdo di calciatori magari meno roboanti ma più sostanziosi sia per spessore umano che per costanza di rendimento. Benatia e Strootman – poi Nainggolan – hanno plasmato l’ossatura centrale di una Roma da record, Maicon ha dato qualità ed esperienza mentre Gervinho è stato letteralmente esaltato dall’unico allenatore in grado di farlo rendere.
DA DOVE PASSA LA CLASSIFICA GIALLOROSSA – Garcia non si è rivelato decisivo per le sorti del solo ivoriano ma uomo chiave della svolta: la Roma ha costruito il suo attuale secondo posto innanzitutto perdendo una sola volta in venticinque partite disputate. Una gara clou, quella dello Juventus Stadium, ma se ad agosto ci avessero raccontato di una Roma oggi sconfitta in una sola occasione avremmo iniziato a ridere. Il fattore che ha consentito l’exploit si chiama fase difensiva: la banda Garcia, con un passivo di sole 11 reti, vanta la migliore difesa dei principali tornei europei. A tutto questo va aggiunto una manovra avvolgente e dinamica che ha consentito di andare in rete con continuità senza potersi appoggiare su un vero centravanti di peso: oggi c’è Destro, finalmente, ma tuttora non è impiegato con costanza e va ribadito come l’attaccante classe 1991 sia rientrato a pieni ritmi soltanto a dicembre inoltrato.
I LIMITI – Ecco, a dicembre inoltrato, dopo il filotto di quattro pareggi consecutivi che seguì l’eccellente partenza record degli uomini di Garcia: proprio in quelle sfide con Torino, Sassuolo, Cagliari ed Atalanta emerse la carenza di un riferimento offensivo a presidio dell’area di rigore ed in grado di finalizzare l’elevata mole di gioco proposta dalla squadra. Mancava Destro – e i risultati si sono immediatamente palesati con il suo personale rapporto gol/minuti giocati tra i primi cinque attaccanti d’Europa – perché Totti interpreta il ruolo giocoforza in chiave differente: il capitano giallorosso arretra per giocare il maggior numero possibile di palloni elevando con il suo sconfinato talento la qualità complessiva del palleggio, ma privando la squadra di un reale centravanti. Quando manca Totti è Pjanic ad avanzare di qualche metro esaltando poi le caratteristiche di Destro: ecco, a voler cercare il pelo nell’uovo, in estate mancò solo l’acuto finale per garantirsi un centravanti – in attesa dell’infortunato Destro – in grado di raccogliere l’eredità di Osvaldo. Un altro limite? L’evidente calo in concomitanza del doppio impegno. La Roma si è sfaldata nell’unica occasione stagionale in cui ha affrontato, in soli tre giorni, due squadre di livello: pareggio nel derby e disfatta al San Paolo. L’assenza dalle coppe ha chiaramente agevolato il processo di crescita giallorosso ma la prossima estate – c’è da scommettere che già ora Sabatini abbia delineato la strategia – sarà in tal senso decisiva.