2014

La Pjanic dipendenza

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Roma, l’esplosione del bosniaco in una macchina funzionante

SERIE A ROMA PJANIC – Il titolo dell’articolo può sembrare esagerato ed in effetti lo è: una squadra in cui vanno in gol ben quindici calciatori dell’organico a disposizione dell’allenatore non può dipendere da una sola voce. Né tantomeno una squadra che può vantare la migliore fase difensiva europea, con sole undici reti al passivo in ventiquattro gare disputate.

LA CONSACRAZIONE DEL BOSNIACO – Però, però. Fermo restando quanto premesso e senza la necessità di doverlo ulteriormente rimarcare in seguito, viene da domandarsi: questa Roma sarebbe la stessa senza Miralem Pjanic? La risposta è negativa e le ragioni sono almeno tre. La prima è la polivalenza del bosniaco: l’ex centrocampista del Lione, dopo due stagioni troppo complesse a livello generale, è oramai perfettamente in grado di elevare la qualità complessiva della squadra sia quando schierato sulla linea mediana che se avanzato sulla trequarti in assenza di Totti. Centravanti atipico che interpreta il ruolo, ovviamente, non come Destro: il capitano arretra per giocare il maggior numero possibile di palloni, il centravanti della nazionale invece presidia l’area di rigore. La conseguenza è logica: quando non c’è Totti spazio al 4-2-3-1 con Pjanic interprete ideale da collante tra centrocampo e riferimento offensivo.

LE ALTRE DUE RAGIONI – Le anticipiamo subito per poi esplicarle nel dettaglio: la facilità di dialogo ed i calci piazzati. Sarà perché parla fluentemente ben sei lingue, sarà per le sue spiccate doti tecniche e per l’immenso talento, ma Pjanic parla calcisticamente con tutti. E’ un punto di riferimento totale sia per gli interpreti dotati di massima tecnica di base – con cui duetta alla perfezione – che per i corridori, i quali si appoggiano al bosniaco nelle fasi delicate della partita quando il possesso palla diventa complesso. Immediatezza ed intelligenza visibili impetuosamente anche sui calci piazzati: Miralem Pjanic si è specializzato nelle punizioni dalla media distanza riuscendo a calciare contemporaneamente in modo preciso e potente, oltre ad essere un impeccabile battitore di corner. Mai banale insomma, in ogni situazione di gioco.

UNA ROMA CHE GUARDA AL FUTURO – E’ ovvio e quasi superfluo ricordare come il presente della Roma, in piena lotta per il titolo, sia talmente ambizioso da dover rimandare ogni altro discorso. Eppure la dirigenza giallorossa non perde mai la sua visione futura: chiuse in gennaio diverse operazioni inerenti al panorama giovanile ed atte dunque a rafforzare la struttura di un club in grado di alimentarsi anche dal suo interno, sembra vicina la conclusione dell’affare Astori. Se così fosse la Roma avrebbe innestato un ulteriore grande colpo per una stagione – la prossima – che sarà inevitabilmente più ricca di impegni. Quella della verità: la Roma non potrà più permettersi sbandamenti in concomitanza del doppio impegno – vedi derby e semifinale di ritorno in Coppa Italia a Napoli – che diventerà di fatto regola. Trattenere Miralem Pjanic sarebbe tutt’altro che una cattiva idea: non sarà così facile ma le ambizioni passano anche (tanto) da lui.

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