La peggiore Inter dell'ultimo trentennio - Calcio News 24
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2009

La peggiore Inter dell’ultimo trentennio

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Il Barcellona travolge e stravolge la peggiore Inter dell’ultimo trentennio.

Nerazzurri paurosi e incapaci della sia pur minima reazione, si confermano del tutto inadatti alle manifestazioni internazionali.

Antichi e nuovi limiti sono stati evidenziati impietosamente dal Barcellona.

Vecchi limiti per quel che riguarda i giocatori che da anni sono l’ossatura di questa squadra dominatrice in Italia, ma carente all’estero.

Due nomi su tutti: i soliti Cambiasso e Zanetti.

Nuovi limiti in quei giocatori arrivati all’Inter recentemente: logori (Motta e Lucio) o non di livello europeo (Milito).

Poi il mistero Eto’o: giocatore che e’ stato immenso, ma che in questa inter continua a nascordersi chissa’ per quale paura.

Infine l’allenatore che prima della gara dice: possiamo anche perdere, tanto basterà  poi pareggiare con il Rubin.

Certo che dare la carica psicologica o preparare il cosidetto approccio con simili premesse è perlomeno utopistico.

Un conto e’ il bla bla bla arrogante in Italia, dove nessuna squadra vale minimamente l’Inter, un conto e’ in Europa dove su tredici partite l’Inter ne ha vinte soltanto tre.

E in quattro partite, con Manchester e Barcellona, zero gol fatti e quattro subiti.

E poi le scelte: Balotelli e’ stato fatto entrare come alibi mentre sconvolgente è stata la sotituzione di un attaccante (Milito) con un non giocatore (Quaresma), sostituzione che ha lasciato allibiti.

Infine l’arbitro: ha negato un rigore per parte, ma attaccarsi davvero all’arbitro, o rimarcarne gli errori è stato un atteggiamento infantile e niente più.

Si può anche perdere una partita e meritare lodi, ma a patto di aver fatto di tutto per vincerla.

L’Inter, a cominciare dal suo allenatore per finire all’attaccante più titolato, non ha fatto altro che stare a guardare gli avversari.

Non con ammirazione, ma con paura: la solita maledetta paura che a livello internazionale sembra far parte del DNA di questa squadra.

Certo che l’Inter non compromette la qualificazione agli ottavi, ma ridimensiona (come era facilmente prevedibile) la vittoria di Kiev, maturata, non dimentichiamolo, da un gol in fuorigioco a tempo scaduto con due papere del portiere e spacciata come un ritorno ai tempi della grande Inter della metà  degli anni sessanta.

Non c’è stato bisogno di un grande Barcellona per ridicolizzare l’Inter.

Dopo dieci minuti Guardiola ha pensato più alla gara di Domenica contro il Real Madrid che alle prossime partite di Champions.

Chi invece esce tra gli apllausi qualificandosi con una giornata di anticipo è la Fiorentina, che dopo aver strapazzato il Liverpool ha battuto il Lione, squadra di buon livello internazionale in una partita che doveva vincere.Il Barcellona travolge e stravolge la peggiore Inter dell’ultimo trentennio.

Nerazzurri paurosi e incapaci della sia pur minima reazione, si confermano del tutto inadatti alle manifestazioni internazionali.

Antichi e nuovi limiti sono stati evidenziati impietosamente dal Barcellona.

Vecchi limiti per quel che riguarda i giocatori che da anni sono l’ossatura di questa squadra dominatrice in Italia, ma carente all’estero.

Due nomi su tutti: i soliti Cambiasso e Zanetti.

Nuovi limiti in quei giocatori arrivati all’Inter recentemente: logori (Motta e Lucio) o non di livello europeo (Milito).

Poi il mistero Eto’o: giocatore che e’ stato immenso, ma che in questa inter continua a nascordersi chissa’ per quale paura.

Infine l’allenatore che prima della gara dice: possiamo anche perdere, tanto basterà  poi pareggiare con il Rubin.

Certo che dare la carica psicologica o preparare il cosidetto approccio con simili premesse è perlomeno utopistico.

Un conto e’ il bla bla bla arrogante in Italia, dove nessuna squadra vale minimamente l’Inter, un conto e’ in Europa dove su tredici partite l’Inter ne ha vinte soltanto tre.

E in quattro partite, con Manchester e Barcellona, zero gol fatti e quattro subiti.

E poi le scelte: Balotelli e’ stato fatto entrare come alibi mentre sconvolgente è stata la sotituzione di un attaccante (Milito) con un non giocatore (Quaresma), sostituzione che ha lasciato allibiti.

Infine l’arbitro: ha negato un rigore per parte, ma attaccarsi davvero all’arbitro, o rimarcarne gli errori è stato un atteggiamento infantile e niente più.

Si può anche perdere una partita e meritare lodi, ma a patto di aver fatto di tutto per vincerla.

L’Inter, a cominciare dal suo allenatore per finire all’attaccante più titolato, non ha fatto altro che stare a guardare gli avversari.

Non con ammirazione, ma con paura: la solita maledetta paura che a livello internazionale sembra far parte del DNA di questa squadra.

Certo che l’Inter non compromette la qualificazione agli ottavi, ma ridimensiona (come era facilmente prevedibile) la vittoria di Kiev, maturata, non dimentichiamolo, da un gol in fuorigioco a tempo scaduto con due papere del portiere e spacciata come un ritorno ai tempi della grande Inter della metà  degli anni sessanta.

Non c’è stato bisogno di un grande Barcellona per ridicolizzare l’Inter.

Dopo dieci minuti Guardiola ha pensato più alla gara di Domenica contro il Real Madrid che alle prossime partite di Champions.

Chi invece esce tra gli apllausi qualificandosi con una giornata di anticipo è la Fiorentina, che dopo aver strapazzato il Liverpool ha battuto il Lione, squadra di buon livello internazionale in una partita che doveva vincere.

Il Barcellona travolge e stravolge la peggiore Inter dell’ultimo trentennio.
Nerazzurri paurosi e incapaci della sia pur minima reazione, si confermano del tutto inadatti alle manifestazioni internazionali.
Antichi e nuovi limiti sono stati evidenziati impietosamente dal Barcellona.
Vecchi limiti per quel che riguarda i giocatori che da anni sono l’ossatura di questa squadra dominatrice in Italia, ma carente all’estero.
Due nomi su tutti: i soliti Cambiasso e Zanetti.
Nuovi limiti in quei giocatori arrivati all’Inter recentemente: logori (Motta e Lucio) o non di livello europeo (Milito).
Poi il mistero Eto’o: giocatore che e’ stato immenso, ma che in questa inter continua a nascordersi chissa’ per quale paura.
Infine l’allenatore che prima della gara dice: possiamo anche perdere, tanto basterà  poi pareggiare con il Rubin.
Certo che dare la carica psicologica o preparare il cosidetto approccio con simili premesse è perlomeno utopistico.
Un conto e’ il bla bla bla arrogante in Italia, dove nessuna squadra vale minimamente l’Inter, un conto e’ in Europa dove su tredici partite l’Inter ne ha vinte soltanto tre.
E in quattro partite, con Manchester e Barcellona, zero gol fatti e quattro subiti.
E poi le scelte: Balotelli e’ stato fatto entrare come alibi mentre sconvolgente è stata la sotituzione di un attaccante (Milito) con un non giocatore (Quaresma), sostituzione che ha lasciato allibiti.
Infine l’arbitro: ha negato un rigore per parte, ma attaccarsi davvero all’arbitro, o rimarcarne gli errori è stato un atteggiamento infantile e niente più.
Si può anche perdere una partita e meritare lodi, ma a patto di aver fatto di tutto per vincerla.
L’Inter, a cominciare dal suo allenatore per finire all’attaccante più titolato, non ha fatto altro che stare a guardare gli avversari.
Non con ammirazione, ma con paura: la solita maledetta paura che a livello internazionale sembra far parte del DNA di questa squadra.
Certo che l’Inter non compromette la qualificazione agli ottavi, ma ridimensiona (come era facilmente prevedibile) la vittoria di Kiev, maturata, non dimentichiamolo, da un gol in fuorigioco a tempo scaduto con due papere del portiere e spacciata come un ritorno ai tempi della grande Inter della metà  degli anni sessanta.
Non c’è stato bisogno di un grande Barcellona per ridicolizzare l’Inter.
Dopo dieci minuti Guardiola ha pensato più alla gara di Domenica contro il Real Madrid che alle prossime partite di Champions.
Chi invece esce tra gli apllausi qualificandosi con una giornata di anticipo è la Fiorentina, che dopo aver strapazzato il Liverpool ha battuto il Lione, squadra di buon livello internazionale in una partita che doveva vincere.

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