2014

La misteriosa scomparsa del trequartista centrale

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Il ruolo del classico rifinitore sta sparendo, abbiamo provato a capire perché

C’ERA UNA VOLTA – C’era una volta… – Un re! – diranno subito i lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno? Nemmeno, c’era una volta il trequartista centrale, il dieci per eccellenza, quello che con le sue giocate riusciva a cambiare la partita in un attimo. C’era, e adesso purtroppo non c’è più. Sì perché il calcio sta cambiando velocemente, così velocemente che è in via d’estinzione uno dei ruoli più nobili e nobiliari della storia del pallone. L’evoluzione della tattica e il cambiamento a livello fisico nel calcio mondiale hanno portato a un duro addio, un triste saluto a una figura che ha scritto pagine e pagine di bel gioco. Quanti di voi hanno apprezzato il primo Kakà al Milan, quello che grazie al modulo di Ancelotti (che fosse 4-3-1-2 o Albero di Natale) giocava tra le linee che era una meraviglia? Oppure, quanti ancora hanno saputo bearsi delle gesta di Zinedine Zidane, uno che dietro le punte era una delizia per il palato?

BEHIND ENEMY LINES – Ok, finora abbiamo trattato solamente giocatori di altissimo livello, ma andate a guardare per esempio le rose della nostra Serie A, non si trovano più giocatori con caratteristiche del genere. Il motivo principale è che l’azione si è spostata dal centro alle fasce. Spieghiamo meglio: i giocatori di talento, quelli che qualche anno fa si sarebbero piazzati al centro della trequarti offensiva, sono stati gradualmente spostati verso l’esterno. Prendete Adel Taarabt, oppure Dries Mertens, due giocatori con qualità eccelse che prendono palla sull’esterno e si accentrano sempre, un vizio che andrebbe estirpato alle scuole calcio visto che così si va perdendo un fattore vitale nel mondo del pallone, ovvero quello di giocare fra le linee e spaccare in due le difese avversarie. Il gol del già citato Taarabt al San Paolo potrebbe essere un esempio, il giocatore taglia il campo in verticale e dal centro piazza la palla alle spalle di Reina, un gol che ultimamente si vede sempre meno. Tolti i fuoriclasse assoluti, l’azione ha veramente cambiato il suo punto focale, i 4-2-3-1 odierni non lasciano spazio all’inventiva del trequartista centrale, la fase offensiva poggia principalmente sui trequartisti esterni, che molto spesso non sono nemmeno trequartisti ma ali o seconde punte adattate e il giocatore in mezzo alla trequarti è egli stesso un centrocampista offensivo, non proprio un dieci.

MIGLIOR REGIA – I numeri di maglia adesso non sono più sacri, ma andate a scandagliare le rose delle squadre di A (oppure di altre squadre europee) e guardate bene: i giocatori che hanno il dieci corrispondono effettivamente alla figura storica del rifinitore? La risposta è no: Aquilani, Honda, Tevez, Kovacic, Krsticic, Zaza sono tutto fuorché mezzepunte, l’unico è Totti ma con il passare del tempo il capitano della Roma ha cambiato il suo modo di giocare e adesso è più una prima punta. Cosa ha portato a questo cambio di prospettiva? Fosse possibile individuare delle cause, a quest’ora saremmo tutti più contenti ma si può dire che le nuove tattiche e il filone del tatticismo spinto abbiano forzato questo mutamento nel gioco. Va detto che i moduli che vanno per la maggiore sono 3-5-2 e 4-3-3 che non prevedono un trequartista puro, abile a inserirsi, qualora in queste squadre figurasse un giocatore con tali caratteristiche allora l’allenatore deciderebbe bene di adattarlo altrove. E qui c’è un’altra causa, la mania di protagonismo (non necessariamente negativa eh, anzi) del mister stesso: molto spesso abbiamo visto allenatori spostare più indietro il raggio d’azione dei loro rifinitori, si va dall’esempio storico di Pirlo a Montolivo, da un più modesto Jaime Valdes a Modric. Non necessariamente i trequartisti diventano registi, alcuni per età o per decisione altrui vengono spostati sulla fascia perché, come va di moda dire adesso, «possono sprigionare il loro vero talento».

HO FATTO TREQUARTI, LASCIO? – In Italia specialmente le squadre si chiudono e quindi c’è bisogno di quel pizzico di fantasia in più e di un giocatore in grado di scardinare le difese avversarie, ecco adesso in Serie A un giocatore che fa cose del genere è Pirlo, il quale gioca a cinquanta metri dalla porta. Sembra un paradosso, ma nel nostro campionato – quello che ha visto il miglior Cassano, il grande Roberto Baggio, Michael Platini e Ruud Gullit, giusto per dirne alcuni – non c’è più un dieci capace di spezzare la partita. Anche perché la tendenza è quella di mettere falsi trequartisti, vedi Montolivo che pur nascendo calciatore offensivo da anni non fa più quel ruolo eppure in nazionale ha trovato spazio così (e Aquilani pure), oppure esempi più pratici nelle piccole squadre: Di Carlo ha inventato Pinzi trequartista, e stiamo parlando di un interditore; Allegri ha fatto giocare parecchie mezzali in quella posizione; per converso Colantuono ha a disposizione Moralez ma lo schiera come seconda punta, stesso caso di Giovinco che nemmeno gioca più. Ma c’è speranza? Non esageriamo, i giocatori ci sono. Basti pensare a Diamanti, che forse fisicamente non ha le doti di uno Zico d’antan ma sulla trequarti fa la sua bella figura, inserito però in un modulo sapiente e logico come ai tempi del West Ham o nel primo Bologna di Pioli. L’ultimo vero numero dieci della Serie A è stato Wesley Sneijder, dopo di lui nessun altro giocatore ha interpretato il mestiere di trequartista centrale con la medesima efficacia e con un’eguale spinta offensiva.

SALVATE IL SOLDATO COSSU – Eppure c’è qualcos’altro che è cambiato, ma cosa? Dicavamo prima dell’evoluzione fisica del mondo del pallone. Non si vedono più i Boban, i Savicevic o i Rui Costa o addirittura gli Stroppa e i Gheorghe Hagi, ma in fase di rifinitura hanno preso pian piano più spazio i muscoli. Un giocatore su tutti è Boateng, trequartista atipico del Milan di Ancelotti, trasportato da mezzala a mezzapunta con esiti inizialmente devastanti per gli avversari. Il trequartista centrale comunque continua a essere una razza in via d’estinzione. Non solo in Italia, ma anche all’estero. Prendete Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco: i giocatori di talento si sprecano – Di Maria, Bale, Cristiano Ronaldo, Messi, Iniesta, Xavi, Ribery, Robben – ma nessuno, proprio nessuno, può giocare centralmente e alle spalle delle punte. Bagagli tecnici assurdi, chiariamoci, ma nessun vero Diez de cuero blanco, parafrasando una citazione sull’immenso Maradona (che definire solo trequartista è un insulto alla linguistica e al signor Tullio De Mauro). Bisogna fare qualcosa per cominciare a salvaguardare gente come Cossu o Nasri! Anche una nazionale florida di dieci puri come il Brasile adesso si perde fra mille e mille seconde punte leggerine che partono da destra o sinitra e si accentrano. Ci mancano un po’ quelle palle date in verticale per l’attaccante solo davanti al portiere, o quelle imperturbabili galoppate verso la porta avversaria concluse, chissà con un dribbling, o con un pallonetto. Fate tornare i trequartisti centrali, per favore.

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