La mamma di Ciro Esposito: «Fu un agguato» - Calcio News 24
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2015

La mamma di Ciro Esposito: «Fu un agguato»

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polizia poliziotto novembre 2014 ifa

Antonella Leardi, però, non si lascia abbattere: «Ho fiducia nei giudici»

Domani saranno trascorsi nove mesi dalla morte di Ciro Esposito, aggredito durante i tragici eventi di Roma. Antonella Leardi, la madre, però lancia l’appello, dalle colonne de Il Mattino: «Voglio fare, ancora una volta, un appello ai giudici: Ciro Esposito poteva essere il figlio di chiunque. Quando lui avrà giustizia ogni italiano l’avrà». Parole forti, che sottolineano il dolore di una madre, raccontato adesso anche nel libro ‘Ciro Vive‘ edito da Graus Editore. La Leardi però ci tiene a sottolineare: «E’ stato un agguato, non una rissa tra tifosi».

LA REAZIONE – Ieri la procura ha disposto la chiusura delle indagini per quanto riguarda il caso di Ciro Esposito, e Antonella racconta la sua reazione alla notizia: «Finchè le indagini saranno condotte con cura e rettitudine, io continuerò ad avere fiducia nella giustizia e in coloro che devono farla rispettare». 

PAROLE – L’avvocato di De Santis ha parlato di ‘aggressione brutale’, ma la Leardi non ci sta, e ribadisce: «Il suo avvocato può dire ciò che vuole. Fa il suo lavoro. Noi dobbiamo attenerci alle testimonianze. Tutti hanno visto che mio figlio si avvicinò all’autobus dove c’erano donne e bambini per difenderli da De Santis. Sono cose che mi ha detto Ciro quando era in ospedale. Quando iniziò a ricordare ed era ancora lucido scuoteva il capo, dicendo “i bambini piangevano e urlavano. Non si può essere sparati per una partita di calcio. Non si può…”. Inoltre, quando seppe degli altri due feriti, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, commentò con ironia: “Mo’ quello uccideva a tre scemi”, riferendosi a De Santis». 

LE ARMI – Ma cosa conteneva lo zaino di Ciro? Antonella lo spiega: «Le uniche “armi” che aveva con sè erano tre casatielli e due frittate di maccheroni che quella mattina suo padre gli aveva preparato per non far stancare sempre me. Quando gli amici lo hanno trascinato a terra dopo il ferimento, lui lo indossava ancora. Un testimone ha raccontato che, quando Ciro vide lanciare le bombe contro quel bus, lanciò in aria un pezzo di casatiello che stava mangiando e andò in soccorso di quelle persone. Altro che coltelli…».

IL CAMBIAMENTO – Antonella parla anche del cambiamento che ha subito la sua vita: «Io e mio marito Giovanni, che abbiamo fondato l’Associazione Ciro Vive, ci siamo dati da fare per portare ovunque un messaggio di pace. Come mamma colpita da questa tragedia non ho mai voluto vendette. Lo sport non è guerra. Quello che è accaduto non c’entra con il calcio. Era un agguato premeditato e meschino».

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