2016

La leggerezza della Juventus

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Segnali importanti da Londra

Guai farsi abbagliare dal calcio d’agosto. Ma se i tifosi possono anche cascare nella trappola di qualche miraggio, i tecnici certamente sanno trarre indicazioni utili sulla tabella di marcia del lavoro. Ormai è difficile capire a quale stadio di forma o anche solo di preparazione si possa arrivare all’inizio del campionato, visto che un po’ tutte le grandi nelle estati degli anni pari devono fare i conti con gli arrivi dei giocatori in diversi momenti. Riuscire ad amalgamare in tempi ragionevoli esigenze e tappe di lavoro profondamente diverse non è facile. Ma se c’è un elemento che spicca nella domenica londinese della Juventus è proprio la capacità di stare in campo, altrimenti definibile con il “correre bene” o, per meglio dire, occupare bene lo spazio, in maniera da non pagare prezzi alle inevitabili mancanze che si registrano nel corso dei 90 minuti. La squadra di Allegri ha già una sua fisionomia in questo senso, quel tanto di sicurezza che la porta a mostrare un buon grado di equilibrio. Merito non solo della personalità e dell’esperienza di big come Dani Alves o Pjanic. Asamoah e Lemina sono stati molto bravi nel permettere una corretta distanza tra reparti, cucendo bene la manovra e grande protezione a chi avanzava sulle fasce. Con un distinguo nella coppia dei brasiliani: Alex Sandro si muove spezzo come un’ala, punta l’uomo ogni volta che può, cerca il fondo, si colloca in una posizione più esterna. L’ex blaugrana, invece, ha un’incredibile qualità nel collocarsi dove può agire in maniera decisiva: spesso sceglie così le vie interne e disegna linee e suggerimenti perfetti, come ha messo in chiaro nella partecipazione decisiva in entrambe le reti segnate nella prima frazione di gioco.

 

I primi due gol dicono molto della Juve che si sta costruendo. E forse, nel futuro, parleremo di questa giornata come quella di un passaggio di consegne significativo per come la squadra sta cercando una continuità con sé stessa proprio mentre si compie la frattura con un pezzo forte della sua identità tecnica qual è stato Paul Pogba. In questi anni, il numero 10 bianconero ha certo rappresentato tanti aspetti, non facilmente dimenticabili. Limitiamoci a uno: le sue progressioni. Non di rado accompagnate da conclusioni da fuori area strepitose e vincenti, spesso e sempre di più nell’ultimo anno rese sublimi dall’essere un rifinitore di grande originalità, oltre che di rilevante produzione. Non è pensabile sostituire questo contributo facilmente. Verrebbe da dire: non c’è al mondo uno come Pogba in grado di coniugare la pesantezza dei suoi recuperi con la velocità del suo andare avanti (ciò che esattamente non gli è riuscito con la Francia nell’ultimo Europeo, facendo parlare di limiti delle sue performances e – di conseguenza – del suo esercizio di leadership). Ebbene, la Juve 2016-17, per quanto si può capire ad oggi, cercherà probabilmente maggiore velocità, chiedendo a Dybala di partire un po’ più da lontano e di essere lui a spaccare il campo con movimenti ovunque e accelerazioni palla al piede nelle quali sembra crescere ad ogni partita. La rete del momentaneo 0-2 ha regalato un’impressione di fantastica leggerezza, di verticalità talmente esibita e veloce da risultare irresistibile oltre che bellissima, il che non guasta. L’argentino ha effettuato una finta di corpo degna del miglior Messi (quello di Barcellona-Bayern, per intenderci), regalando poi a Mandzukic un comodo pallone da mettere in rete (ma credo che Allegri sia stato molto contento anche del fatto che ci fosse persino un’altra opzione di passaggio per Asamoah, segno di perfetta esecuzione della manovra).  

La continuità tra Pogba e il post è però visibile nel gol d’apertura. Molto simile a quello siglato a Firenze nello scorso campionato, con un variare e un rimescolamento degli interpreti: Dani Alves a fare il lancio di Khedira, Mandzukic sponda aerea come lì era successo a Pogba, Dybala a concludere al posto del gigante croato. Quasi una fotocopia dell’originale, che per una gara di precampionato è già un grande complimento. Un gol leggero e implacabile come una schiacciata di pallavolo. Ed è proprio al cospetto di tanta facilità che è sembrato ancor più appesantito Gonzalo Higuain, che deve certo lavorare sul fisico, ma ancor più sulla conoscenza e sulla rapidità d’esecuzione e di pensiero di un gruppo che già si conosce molto bene. I titoli sulla “Juve di Higuain” fanno la fortuna dei giornali, ma non sono l’esatta descrizione della realtà. Tantomeno adesso, all’inizio di una nuova avventura. Tempo al tempo e non si saltino i giusti passaggi della reciproca conoscenza. Ben sapendo che ci sono interpreti (visto Zaza?) in grado di fare molto bene e di ritagliarsi un ruolo da protagonista.

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