2014

La Juve passeggia sulle macerie dell’Inter

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La Juve domina un’Inter senza idee. Mazzarri peggio di Stramaccioni

Accademia Juve, disastro Inter. Una partita pazzesca, assurda, se si pensa che si tratta di un match di serie A. Una sfida che una volta sarebbe stata catalogata sotto la voce “big match”. Ma ora è tutta un’altra storia e i 26 punti di distacco in classifica tra le due compagini ne sono la dimostrazione. Da una parte c’era una squadra, quella nerazzurra, senza un’idea di gioco che ha fato tenerezza mettendo in mostra la sua insicurezza, che è sembrata spaesata ed inadatta, al momento, a confronti del genere. Dall’altra quella bianconera che per 90 minuti ha avuto pietà dell’avversario senza accelerare più di tanto, giocando a tratti come il gatto fa con il topo, rischiando anche in un paio di occasioni la beffa del pareggio dopo l’iniziale vantaggio firmato da Lichtsteiner. Poi nella ripresa il gap, sia tecnico che mentale, tra le due formazioni è venuto a galla e i campioni d’Italia hanno fatto a brandelli i colori che solo qualche anno fa erano accostati al triplete.

Dopo tre minuti Handanovic si rende subito conto che sarà una serataccia trasformandosi in San Samir e facendo il doppio miracolo su Tevez. Il portiere nerazzurro, però, deve arrendersi al quarto d’ora quando Pirlo, con una magia, imbecca Lichtsteiner che in tuffo fa 1-0. Sette minuti dopo Pogba spara alle stelle un ghiotto invito di Asamoah mentre al 38’ L’Apache calcia in bocca al numero uno nerazzurro dal limite. Ma al 40’ i campioni d’Italia peccano di presunzione e rischiano la beffa del pareggio. Per fortuna Palacio a tu per tu con Storari calcia alle stelle dopo l’ottimo assist di Kovacic. Sull’azione, però, grava l’ombra del fallo dell’attaccante argentino su Bonucci. Prima che le due squadre entrino negli spogliatoi a bere un thè caldo c’è il tempo di vedere ancora Handanovic respingere una fucilata di Asamoah dalla distanza.  

La ripresa si apre con il raddoppio della Juventus. Nagatomo, anziché spazzare il più lontano possibile, regala ai padroni di casa un’occasione d’oro che CHiellini non spreca a due passi da Handanovic. L’Inter ha un moto d’orgoglio con Palacio che però spara in curva dopo essersi abilmente staccato dalla marcatura di Bonucci, ma è solo un fuoco di paglia. All’8’ Pirlo scalda i guanti al numero uno ospite su punizione mentre due minuti dopo Vidal fa tris: Llorente difende un pallone alla sua maniera e lo offre a Pogba. Il francesino costringe l’ex numero uno dell’Udinese all’ennesimo miracolo ma Vidal, complice una dormita colossale della difesa avversaria, appoggia comodo comodo il pallone del 3-0. A questo punto si aspetta soltanto il triplice fischio ed invece accade l’imponderabile: Rolando al 26’ segna il gol della bandiera trovandosi il pallone sui piedi dopo una doppia carambola in area di rigore.

La gara s’infiamma e si ribaltano i ruoli. L’Inter  si trasforma nella Juve che incredibilmente mette a repentaglio una gara dominata risvegliando un avversario ampiamente domato da 70 minuti. Meno male che Palacio non è in serata, altrimenti Storari, a quattro minuti dal 90’, sarebbe stato costretto a raccogliere in rete il colpo di testa dell’argentino a pochi passi e ad assistere all’assalto finale. Prima del triplice fischio c’è ancora il tempo per vedere Vucinic stampare il palo dal limite. Il montenegrino si dispera per un gol che avrebbe risollevato il suo morale, ma stapperà bottiglie di spumante a vita dopo aver visto la scialba prestazione di quella che soltanto tre giorni fa ha rischiato di essere la sua nuova squadra. Il 5 novembre del 2012, quando Stramaccioni espugnò lo Stadium vincendo 3-1, sembra lontanissimo. E pensare che Mazzarri, con questa Inter, sta facendo peggio. 

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