2015

La cosa più bella che mi sia capitata al Barcellona

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Rubrica “10… e lode”: Seydou Keita, ex termometro emotivo di Guardiola ed oggi luce di una Roma in difficoltà

Nella Roma di Garcia, in questa Roma, sembra non funzionare più nulla: la squadra, d’un tratto, segna poco e subisce tanto. E, soprattutto, è diventata tremendamente prevedibile: il confronto con un anno fa è in tal senso impietoso. Le sprovvedute dichiarazioni dell’allenatore – quel “vinceremo sicuramente lo scudetto” – hanno definito il quadro: la luce in fondo al tunnel, sembrerà particolare, è mantenuta accesa dall’insospettabile Seydou Keita.

CURRICULUM VINCENTE – Insospettabile fino a un certo punto: perché il maliano è ben lontano dall’essere l’ultimo degli arrivati. Tre titoli nazionali, due Champions League ed altrettante Supercoppe europee e Mondiali per club ai tempi del Barcellona, con il deus ex machina Pep Guardiola che recentemente lo ha definito la cosa più bella che gli sia capitata al Barcellona: e non solo, ma anche il barometro, il termometro emotivo per misurare la bontà delle scelte prese nello spogliatoio. Il buon Pep guardava Keita e dallo sguardo che assumeva il suo centrocampista comprendeva se avesse fatto bene o male a dire qualcosa. Non uno qualunque vero? Eppure il suo approdo alla Roma – sarà stata la carta d’identità, classe ’80 – non ha a primo impatto scaldato i cuori giallorossi: ora, dopo averlo imparato a conoscere, Keita è un idolo e baluardo al quale aggrapparsi nel momento complesso.

TATTICA – Seydou Keita in mezzo al campo può fare tutto: di base classico regista difensivo dall’innata intelligenza, quella giusta per sapere quando abbassarsi sulla linea dei centrali e quando invece alzare il baricentro, oltre ai tempi ha qualità nell’impostazione e gran senso della posizione. Si è infatti, sin dal primo istante della sua esperienza romanista, subito posto un interrogativo: come e dove coabiterà con l’intoccabile De Rossi? Se la risposta dei più è stata “sarà la sua riserva”, le cose poi sono andate diversamente: Garcia nel medio termine se ne è privato davvero malvolentieri, alle volte preferendolo al centrocampista italiano ed in altre occasioni ritagliandogli il ruolo di mezz’ala. Troppo attempato per eseguirlo? In linea teorica, non assolutamente nel riscontro dei fatti: il maliano, per rendimento stagionale, si è sempre segnalato tra i migliori del gruppo. Ha tirato la volata, spesso – purtroppo per chi tiene ai colori giallorossi – non seguito dalla massa.

LEADERSHIP – Il resto lo fanno le doti caratteriali e carismatiche: quelle ce le hai o non ce le hai. E sono le stesse che permettono ad un giramondo come lui di non soffrire alcun periodo di ambientamento, di calarsi immediatamente in una nuova realtà professionale ed imporre la propria personalità. La guida. Termometro delle sensazioni, raccontava Guardiola, ma anche fortuna di un gruppo dalle determinate ambizioni: in uno spogliatoio quando si vince va tutto bene ed ognuno può ergersi a leader del momento, magari forte di tre buone prestazioni consecutive, ma è quando le cose non girano per il verso giusto che si necessita di punti di riferimento. In tal senso è un allenatore in campo e lo ha dimostrato – contro ogni sospetto – anche in Italia: questo è Seydou Keita e la Roma guardi a lui se non vuole definitivamente perdere la bussola nel delicato finale di stagione e compromettere quanto di buono fatto nella prima parte.

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