2016

L’ultima chance di un irriconoscibile Torino

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Torino, è andato tutto storto. Il destino regala l’ultima chiamata: battere la Juventus e cambiare le sorti del campionato

L’imminente edizione del derby della Mole va addirittura oltre il già enorme significato sportivo che ne ha sempre contraddistinto i connotati: può definirsi, se non come sfida decisiva, senz’altro come appuntamento cruciale per l’assegnazione del prossimo scudetto. Quando a nove giornate dal termine del campionato la Juventus vanta tre punti di vantaggio su un Napoli agguerrito come nei suoi giorni migliori.

IL QUADRO – Ed è proprio lo storico faccia a faccia con il Torino uno dei tre episodi della saga finale – oltre alle trasferte sui campi di Milan e Fiorentina – in cui è lecito ipotizzare una perdita di punti da parte dei campioni in carica: oltre ogni ragionevole dubbio l’impegno più carico sotto il profilo motivazionale, nonché quello più agevole in termini di raffronto valori. Sì, perché la stagione del Torino è a tratti inquietante se analizzata in relazione alle aspettative iniziali: l’intelligente campagna acquisti gestita dalla dirigenza granata, abile ad attingere il massimo dalla cessione del gioiello Darmian e reinvestire i venti milioni di euro incassati sul potenziamento dell’organico. Ecco dunque il riscatto di Benassi, i vari Baselli, Zappacosta – doppia operazione che aveva portato in dote gli applausi degli addetti ai lavori – Belotti, Acquah, Obi, Avelar e poi Immobile, innesti che avevano lasciato intendere tutt’altro scenario.

NON HA FUNZIONATO – Eppure il raccolto è di quelli assai deludenti: Torino al tredicesimo posto della classifica con appena 33 punti e lontano solo sette lunghezze dal terzultimo posto attualmente occupato dal Frosinone, il rischio non può essere quello di retrocedere ma senza alcun dubbio si è navigati in acque ben lontane da quelle che risiedevano nelle intenzioni. Media punti: 1.14 a partita. Un dato misero se paragonato ai 57 punti (media 1.5) valsi il settimo posto della stagione 2013-14 e la seguente qualificazione all’Europa League per via delle vicende societarie che interessarono il Parma, raffronto analogo con i 54 punti di una scorsa annata (media 1.42) in cui il Torino ha fatto parlare di sé in Europa, scalando tutti i turni preliminari dell’Europa League, qualificandosi nel suo raggruppamento, eliminando ai sedicesimi di finale quell’Athletic Bilbao – memorabile la notte basca, pagina della meravigliosa storia granata – che qualche mese prima aveva sbattuto il Napoli fuori dalla Champions e fermandosi soltanto agli ottavi, del tutto immeritatamente, nella stregata contesa con lo Zenit St. Pietroburgo di Villas Boas.

RISCATTO? – L’occasione arriva puntuale: è nel beffardo quanto illeggibile destino del calcio disegnare trame da film, il cui genere va codificato in base a quanto poi accadrà sul campo. Dove il Torino riceverà una Juventus stanca e ferita dalle fatiche e dall’assurdo epilogo dell’Allianz Arena di Monaco: la tentazione di inferire il colpo letale ai rivali cittadini e cambiare il verso della corsa scudetto è talmente elevata che non serve approfondirla. Ed è palese che, allo stato dei fatti, rappresenterebbe l’unica pezza al malumore dell’ambiente granata: vincere il derby, magari far perdere lo scudetto alla Juventus e ripartire in vista del prossimo futuro con un rinnovato slancio emozionale. Gli uomini di Allegri giocoforza non saranno d’accordo ma Ventura ha invocato il suo popolo: “E’ evidente che siamo in difficoltà, ma con voglia di rivalsa e riscatto perché i primi a soffrire della situazione siamo noi: ci sarà tempo per i bilanci ma guai a dividerci ora, tutti uniti in nome dell’amore per questa maglia”. Torino-Juventus sa di sfida dell’anno, non resta che accomodarci.

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