2015
L’oro di Napoli non luccica più
Viaggio nella crisi del Napoli
Il Napoli è in crisi e non è un mistero: gli azzurri, eliminati mercoledì scorso dalla coppa Italia ad opera della Lazio di Pioli, non vincono in campionato da quasi 2 mesi (ultima vittoria il 23 febbraio al San Paolo contro il Sassuolo) e in generale da 5 gare ufficiali dove hanno raccolto 2 pareggi e 3 sconfitte (l’ultimo successo datato 12 marzo scorso, 3-1 al San Paolo sulla Dinamo Mosca, in Europa League). Non esattamente un cammino da scudetto, nemmeno un cammino da Champions League. La squadra di Benitez zoppica vistosamente e fatica ad arrivare alla meta.
GLI ALBORI DELLA CRISI – La stagione è iniziata sotto una cattiva stella con l’eliminazione dalla Champions League arrivata nei preliminari contro l’Athletic Bilbao, e il mal di pancia conseguente di Gonzalo Higuain hanno inciso nell’avvio di campionato non indimenticabile. Ma, prima ancora della crisi sul campo c’era stato uno scricchiolio nei rapporti tra l’allenatore Benitez e il presidente De Laurentiis. Il tecnico chiedeva il salto di qualità in Europa ma soprattutto in Italia e per farlo aveva richiesto acquisti di spessore per rinforzare il centrocampo, il grande punto debole del suo Napoli. Il grande pallino di Benitez ha un nome e cognome: Javier Mascherano. Il Napoli ci ha provato ma l’argentino è inarrivabile. Cancellato dalla lista El Jefecito, gli azzurri hanno provato a prendere Fellaini ma nemmeno con il centrocampista del Manchester United è stato possibile raggiungere un accordo. Alla fine si è dovuto ripiegare su Gargano, di rientro dal prestito al Parma, e su David Lopez. Un film già visto all’Inter: protagonisti Moratti e sempre lui, Rafa Benitez. Il tecnico chiedeva quattro volti nuovi (Kuyt e Mascherano in particolar modo) per rinnovare l’organico assuefatto dai successi con Mourinho ma lo spagnolo non fu accontentato e fu divorzio a metà stagione, dopo la conquista del Mondiale per club.
LA RINASCITA E IL NUOVO CROLLO – La squadra di Benitez manca di equilibrio. Il 4-2-3-1 è il dogma imprescindibile con cui il tecnico ha disegnato la sua formazione, ma il modulo e alcuni interpreti non sembrano adatti al nostro calcio fatto di tatticismi e tanto difensivismo, o almeno non sono adatti a raggiungere determinati obiettivi prefissati due anni fa, all’arrivo di Benitez. Le distrazioni in difesa – dove manca un vero leader – vengono pagate a caro prezzo, ma il nodo cruciale è l’assenza di geometrie e contenimento in mezzo al campo. Inler, Gargano, David Lopez e Jorginho non hanno mai pienamente convinto e l’assenza di un uomo forte a centrocampo, capace di dettare i ritmi del gioco ma capace anche di interdire l’azione avversaria, si è fatta sentire fin troppo in questa stagione. Inoltre, il Napoli ha pagato dazio per alcune scelte del tecnico (troppo turnover in alcuni frangenti) e per l’involuzione di alcuni uomini chiave (Hamsik e Callejon su tutti). La vittoria della Supercoppa Italiana a dicembre aveva ridato morale alla truppa partenopea e portato ai massimi il livello di concentrazione, abnegazione e fiducia, tutte qualità che hanno permesso al Napoli di arrivare a pochissimi punti dalla Roma ma dopo il pareggio interno con l’Inter, con i nerazzurri capaci di segnare due gol nel finale di gara, qualcosa si è nuovamente rotto. Dopo il pari con l’Inter il Napoli ha faticato a trovare la via del gol (4, compresa l’Europa League, 1 solo in campionato, quello di Duvan Zapata contro l’Atalanta) e della vittoria. Gli azzurri sono caduti in una profonda crisi e la società, dopo l’eliminazione in coppa Italia è andata su tutte le furie obbligando la squadra ad andare in ritiro: «Questi giocatori – ha detto De Laurentiis dopo la sfida con la Lazio – sono presi da troppe distrazioni. Ho investito 386 milioni nell’acquisto di calciatori in questi anni, ho il diritto di essere ripagato dai risultati. I tifosi hanno ragione a essere scontenti. Stiamo offrendo prestazioni squallide, non da Napoli. Se non cambiano le cose, si va in ritiro sino a fine stagione».
IL FUTURO – Domenica prossima al San Paolo arriva la Fiorentina, una sorta di ultima spiaggia per gli azzurri. Quella di domenica sarà la panchina azzurra numero 100 per Rafa Benitez, che vanta un bilancio di 53 vittorie, 25 pareggi e 21 sconfitte e proprio come Mazzarri nel 2012 è stato vittima di Pioli in coppa Italia. Mancano solo 9 partite di serie A per provare a dare un senso nuovo alla stagione. L’oro di Napoli non luccica più come prima: ormai andato il primo obiettivo, resta un’Europa League da conquistare (giovedì la gara d’andata con il Wolfsburg) e un campionato da onorare fino all’ultimo secondo sperando nel miracolo di San Gennaro.