2014

L’oro di Napoli

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Brilla la stella di Callejon in un Napoli non alla sua altezza

SERIE A NAPOLI CALLEJON – Doppietta a San Siro e sesto gol in campionato in sette presenze, Jose Maria Callejon viaggia su medie realizzative di cavaniana memoria. Del resto Benitez, sorprendendo tutti un’estate fa, lo aveva predetto: “Josè farà venti gol”. E 20 furono, ripartiti tra i 15 del campionato, i due in Champions League ed i tre in Coppa Italia.

MA ORA E’ UN CALLEJON MOSTRUOSO – Se il calciatore ammirato nella sua prima stagione italiana non lasciava alcun dubbio in merito alla sua valenza, oggi siamo di fronte ad uno scenario davvero non ipotizzabile al momento del suo approdo a Napoli: Josè Maria Callejon va a segno con una puntualità pazzesca ed i suoi gol sono uno più bello dell’altro, lo spagnolo marca il tabellino in ogni modo mostrando una varietà di repertorio letteralmente impressionante. Destro e sinistro da ogni posizione, specializzato nel diagonale vero e proprio marchio di fabbrica, micidiale negli inserimenti ma lucido palla al piede, è una risorsa inestimabile nell’economia di questo Napoli considerandone il ruolo: lo spagnolo è tutt’altro che un centravanti ma un esterno offensivo, ed in quanto tale è chiamato anche al sacrificio atletico e tattico per garantire sostegno alla squadra in fase di non possesso.

UN VERO PECCATO – In pratica Callejon fa tutto: segna e rincorre gli avversari, crea spazi e fa assist. Punto di riferimento assoluto ed esemplare di calciatore perfetto in un calcio moderno che richiede la polifunzionalità di ogni interprete per rendere al meglio. Il rimpianto dei tifosi partenopei va – come spesso accade dalle parti del Vesuvio – a quel che sarebbe potuto essere in relazione a quel che invece è: con un professionista di tale livello sarebbe stato lecito ipotizzare di contendere il primato interno a realtà del calibro di Juventus e Roma, ci si ritrova invece con una squadra non in grado di reggere in termini di concentrazione neanche per due soli minuti. L’emblema – da brividi – ieri in quel di San Siro: due volte in vantaggio grazie alle due perle dello spagnolo, due volte puntualmente ed immediatamente riacciuffati dall’Inter.

LIMITI STRUTTUALI E CARATTERIALI – Davvero inconcepibile il secondo vantaggio dissipato: una grande squadra, una volta in vantaggio a San Siro contro un’Inter sull’orlo di una crisi di nervi, non si fa raggiungere neanche sullo 0-1 ma tant’è, ci può stare. Quel che invece non si può spiegare è la ripetizione del tutto nella più classica delle dimostrazioni legate al proverbio “errare è umano, perseverare è diabolico”. Toccato l’errore con mano una squadra che si rispetti ne fa virtù e, quando manca una manciata di secondi al fischio finale, riesce a reggere l’urto di chi deve rincorrere. Nulla di tutto ciò, a dirla tutta il Napoli non ha preso il terzo per questione di centimetri. Le braccia al cielo di Callejon in occasione della rete di Hernanes – quella del definitivo 2-2 – raccontano il fenomeno in essere meglio di ogni altra parola. Come ad implorare: “ma cosa devo fare io più di questo”? Si racconta che in estate abbia spinto per la cessione. Per tornare in Spagna ed accasarsi all’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Vero o meno, difficile dargli torto. Napoli, che occasione persa! Bastava Reina per ritrovarsi ancor più competitivi di un anno fa: uno sforzo decisamente alla portata.

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