2014
L’olandese più veloce del mondo
Da giocatore di cristallo al tetto d’Europa nonostante gli infortuni: Arjen Robben
10 E LODE ARJEN ROBBEN – Il 5-1 rifilato dall’Olanda alla Spagna all’esordio delle due squadre nel Mondiale 2014 non resterà nella storia solo per la netta sconfitta subìta dagli ormai ex campioni del mondo. Quella stessa partita, infatti, vide protagonista un giocatore in particolare che all’80’ (non dopo 10′ insomma) riuscì a dare sfogo a tutta la sua velocità raggiungendo il record 37 chilometri orari mai fatto registrare su un campo di calcio fino a quel momento. Si tratta naturalmente di Arjen Robben, esterno d’attacco che con la maglia degli Orange bruciò di fatto Sergio Ramos in stile Wile E. Coyote e Beep Beep, andando poi a siglare la rete (sua seconda personale) della definitiva cinquina ai danni delle Furie Rosse (FOTO). Una piccola rivincita, se così possiamo definirla, nei confronti dei suoi ex compagni di squadra ai tempi del Real Madrid. Perchè, per chi non lo sapesse, nel 2009 i Blancos decisero di “sbarazzarsi” di lui dopo due stagioni giocate, a detta degli spagnoli, al di sotto delle aspettative. Ma il mancino olandese in terra bavarese è riuscito ad esplodere del tutto mostrando al mondo intero la sua classe e le sue qualità ed alzando al cielo trofei su trofei. E chissà i madridisti cosa avranno pensato quando il 25 maggio 2013, grazie ad un suo gol all’89’, il Bayern Monaco salì sul tetto d’Europa battendo il Borussia Dortmund a Wembley.
LA CARRIERA – Arjen Robben è nato a Bedum (Olanda) il 23 gennaio 1984. Comincia a giocare a calcio con la squadra giovanile della sua città natale, il VV Bedum, per poi essere scoperto dal Groningen che lo porta tra le sue fila nella stagione 1999-2000. E, a soli 16 anni, dalla stagione successiva viene già aggregato alla prima squadra. Il suo esordio tra i professionisti arriva infatti il 3 dicembre 2000 contro l’RKC Waalwijk, e da quel momento il talentuoso trequartista comincia a ritagliarsi spazi sempre più importanti. Tanto da attirare l’attenzione del PSV che lo acquista per poco più di 4 milioni di euro. Con la squadra di Eindhoven, in due stagioni, colleziona 70 presenze e 21 reti vincendo un campionato e una Supercoppa d’Olanda. Ma nell’estate del 2002 per lui arriva l’occasione di mettersi in gioco al di fuori dei Paesi Bassi: il Chelsea di Abramovic, infatti, mette sul piatto 18 milioni di euro per strapparlo alla concorrenza. Ma la sua esperienza in Premier League inizia nel peggiore dei modi a causa dei consueti problemi fisici e il suo esordio con i Blues arriva soltanto nel mese di novembre. La permanenza di Robben in Inghilterra, nonostante i tanti titoli vinti (due campionati, una coppa d’Inghilterra, due coppe di Lega e una Community Shield), è fortemente condizionata dagli infortuni ma questo non frena il Real Madrid che nell’estate 2007 lo porta in Spagna per poco più di 36 milioni di euro. E con i Blancos contribuisce alla vittoria del titolo 2007/08 riuscendo a siglare il momentaneo pareggio nella gara decisiva contro l’Osasuna vinta poi 2-1. Dopo due stagioni, un titolo in Liga, una Supercoppa di Spagna, 65 presenze e 13 gol all’attivo, il Real decide che è il momento di liberarsi del mancino vista l’offerta di 25 milioni di euro fatta arrivare dal Bayern Monaco. E proprio con i bavaresi per Robben arriva la svolta della carriera nonostante il rapporto d’amore e d’odio con l’ambiente tedesco. Fino ad ora, infatti, con i tedeschi ha collezionato 111 presenze totali siglando 59 reti e riuscendo ad alzare al cielo ogni tipo di trofeo: tre titoli in Bundesliga, tre Coppe e due Supercoppe di Germania. Senza dimenticare, inoltre, la Champions League 2012/13 (sua la rete decisiva in finale contro i rivali del Borussia Dortmund), una Supercoppa Uefa e un Mondiale per Club. Non male per uno che ai supplementari della finale della massima competizione europea del 2012 si fece ipnotizzare il tiro dal dischetto da Petr Cech lanciando gli ex compagni del Chelsea verso la vittoria della manifestazione: delusione superata già dalla stagione successiva.
ETERNI INCOMPIUTI – Anche con la maglia della Nazionale olandese Arjen Robben è stato assoluto protagonista, e anche questa volta non solo in positivo. L’esordio con gli Orange risale al 30 aprile 2003 in amichevole contro il Portogallo, quando l’allora commissario tecnico Dick Advocaat decise di convocarlo viste le sue ottime prestazioni tra le fila del PSV. E da allora con l’Olanda ha collezionato 84 presenze siglando 26 gol ma non riuscendo mai a coronare il sogno di conquistare un trionfo finale con i suoi connazionali. Per lui, infatti, solo magre consolazioni: al Mondiale 2010 giocato in Sudafrica l’Olanda riuscì ad arrivare fino in fondo alla competizione, ma a spuntarla fu la Spagna che riuscì a vincere ai supplementari grazie alla rete decisiva siglata da Iniesta, con il trequartista del Bayern che fallì due nitide occasioni a tu per tu con Casillas. E nel 2014 non è andata meglio per gli Orange che si sono aggiudicati l’ultimo gradino del podio battendo il Brasile nella finalina con un netto 3-0. Mondiale brasiliano che Robben ricorderà anche per l’ironia dei messicani che, dopo la presunta simulazione in area di rigore che costò di fatto l’eliminazione del Messico contro la Nazionale dei Paesi Bassi, decisero di mettere in commercio una pinata dedicata al fuoriclasse olandese da “picchiare” per sfogare la rabbia dovuta a quell’episodio. Insomma, durante la sua carriera l’attuale numero 10 dei bavaresi non si è fatto mancare proprio nulla. E chissà se qualcuno un giorno riuscirà a battere su un campo di gioco il suo record di 37 chilometri orari. Senza veicoli o mezzi di supporto, naturalmente.