2015
L’esuberanza che non fa male: Paul Pogba
Dal Manchester United di Ferguson alla conquista di Torino: un fenomeno di 21 anni
Quando lo si ha davanti gli occhi, non è difficile identificare il talento puro. Stiamo parlando di capacità uniche, capaci di crescere, maturare ed esplodere con forza dirompente, malgrado tutto e tutti. È la classica situazione del: «Ma lui è nato per fare questo!». Eh sì, perché l’unicità di un individuo si basa sul fatto che questi è capace di fare cose come nessun altro. E chi, nel passato recente, ha dimostrato di essere una vera e propria macchina, su quel rettangolo verde e con una palla tra i piedi? Senza dubbio alcuno, Paul Pogba. La storia di Pogba sarebbe quella del ‘semplice’ ragazzo-fenomeno esploso immediatamente, se a condirla non ci fosse la diatriba tra il Le Havre ed il Manchester United. Ma partiamo dall’inizio. Pogba nasce il 15 marzo del 1993 a Lagny-sur-Marne, un comune situato nella regione dell’Ile-de-France, da genitori guineani. I primi calci al pallone vengono mossi nel US Roissy-en-Brie prima e l’US Torcy poi, per finire con l’Under 17 del Le Havre. Sono gli anni in cui Pogba viene nutrito dal padre Antoine a forza di videocassette di Pelè, Maradona o Papin, giocatore, quest’ultimo, da cui il ragazzo avrebbe voluto prendere «la sua forza, la sua aggressività», come ha ammesso lui stesso. Ed effettivamente ci riesce. Sembra quasi che il giovane Pogba giochi sotto categoria, vista la facilità con cui riesce a sovrastare gli avversari con un fisico imponente, perfetto, resistente, donatogli da Madre Natura. Ma ecco che tutto inizia a cambiare. L’adolescente Pogba decide di seguire le sue ambizioni, di andare incontro al suo destino che sembra sorridergli dovunque lui guardi, e così decide di andare a stupire Sir Alex Ferguson al Manchester United, ma senza il consenso del Le Havre.
IL CASO – Nell’estate del 2009 Pogba vola, assecondato dalla sua famiglia, in Inghilterra, nell’Academy dei Red Devils. Evidentemente le sue doti saltano all’occhio al punto tale che il Le Havre decide di rivolgersi alla Fifa, sostenendo che i metodi utilizzati dallo United per convincere giocatore, padre e madre ad accettare il trasferimento oltremanica, in virtù dell’accordo che il club francese sosteneva di avere con Pogba. La voce vuole che lo United abbia offerto alla famiglia di Pogba una casa ed un assegno di circa 87.000 euro per convincerli riguardo il trasferimento. Forse è vero, forse no, ma in ogni caso il Le Havre si sarebbe potuto rassegnare prima della sentenza della Fifa, dal momento che Paul sarebbe emigrato ugualmente di lì a poco. Nel frattempo anche il Torcy, seconda società di Pogba, fa sapere che anche il Le Havre in precedenza avrebbe usato metodi non troppo dissimili da quelli dello United per convincere Pogba a trasferirsi in Normandia. In ogni caso, l’ultima parola spetta alla Fifa, che non trova prove che attestino un vincolo contrattuale in vigore e decidere di assolvere il Manchester. Il Le Havre non ricorre in appello, e opta saggiamente per un accordo economico col club inglese. E’ il 6 ottobre 2009 e Paul Pogba, un ragazzino di 16 anni, diventa ufficialmente un giocatore del Manchester United. Il talentuoso centrocampista viene aggregato alle giovanili dell club guidato da Ferguson, e contribuisce in maniera poderosa alla vittoria di alcuni titoli, come la Premier Academy League nel 2009/10 e l’FA Youth Cup l’anno dopo. Nel 2011/12 Pogba gioca stabilmente con la squadra riserve, ed il 2011 è l’anno del suo esordio in prima squadra: la competizione è la Curling Cup, ed è il 20 settembre 2011 quando Ferguson decide di far esordire contro il Leeds United questo ragazzo alto e forte fisicamente. Per l’esordio in campionato bisogna aspettare il 31 gennaio 2012, quando prende parte alla vittoria contro lo Stoke City; dopo quattro giorni la prima presenza in campo internazionale, nel match valido per il ritorno degli ottavi di finale di Europa League contro il Bilbao. Ma Pogba è desideroso di giocare. Di lui parlano tutti bene: il suo è un talento puro, innato, ed il ragazzo è capace di coniugare il suo strapotere fisico con una tecnica che lascia senza fiato, piena di leggiadria e di incisività. Pogba allora rompe con Sir Alex Ferguson –che ci aveva visto giusto su di lui- e decide di non rinnovare il contratto con lo United, in scadenza nel 2012.
GIA’ CONSACRATO – Il resto è storia recente. Il 3 agosto 2012 viene ufficializzato il suo passaggio alla Juventus, che lo ingaggia svincolato, dal momento che Pogba non vuole rinnovare con lo United, perchè scende troppo poche volte in campo all’Old Trafford. A Vinovo c’era un’idea ben precisa attorno Pogba: farlo crescere sotto l’ala di Pirlo, in modo tale da utilizzarlo come regista di riserva per poi, in futuro, affidare le chiavi del centrocampo ai suoi piedi sapienti. Ma Pogba, zitto zitto, sorprende tutti. Nel 3-5-2 di Antonio Conte viene spesso schierato come mezzala, sin dal suo esordio in Serie A, il 22 settembre 2012 contro il Chievo. Come temperamento Paul ricorda un po’ Ibrahimovic –col quale condivide il procuratore, Raiola, che gli consigliò proprio la Juventus a scapito del Milan-: i due scendono in campo con la stessa voglia di vincere che brilla nei loro occhi, con la stessa consapevolezza di essere tra i più forti, la sfrontatezza giusta per intimorire gli avversari ancor prima di beffarli con colpi d’alta classe. A centrocampo Pogba si impone con naturalezza, quasi senza sforzi: per lui è normale riuscire a correre da un’area all’altra per recuperare palloni, far assist ai compagni e calciare con tutta la potenza che ha in corpo. Il primo gol con la maglia bianconera è appunto un siluro da fuori area, segnato il 20 ottobre 2012 nella sfida casalinga contro il Napoli: palla che scende spiovente, rapida, e Pogba che impatta col sinistro disegnando una traiettoria rasoterra che si insacca proprio vicino il palo alla sinistra di Reina. Un capolavoro, come quasi tutti i suoi gol. Il “Paul-Po”, soprannome affibbiatogli dai tifosi della Juventus, chiude la prima stagione con 27 presenze e 5 reti in campionato, 8 presenze in Champions League e 2 in Coppa Italia, a soli 19 anni, mettendo in bacheca il suo primo Scudetto e la seconda Supercoppa Italiana nella prima gara della stagione 2013/14 (la prima l’ha vinta anche non essendo stato convocato). Chiude l’anno solare 2013 con il trofeo del Golden Boy in bacheca, mentre la stagione lo vede protagonista in tutti i sensi, con 51 presenze complessive e 9 reti segnate, dati che lo fanno risultare il giocatore più impiegato da mister Conte. Parlando di Nazionale, Pogba ha fatto tutta la trafila nelle giovanili della Francia, dall’Under 16 alla Nazionale maggiore. Con l’Under 20 ha vinto il Mondiale in Turchia nel 2013, venendo premiato anche col Pallone d’Oro della competizione. Anche durante l’ultima competizione iridata in Brasile ha ricevuto il riconoscimento come miglior giovane del Mondiale. Tornando a parlare di Juventus, Pogba non sembra aver risentito del cambio in panchina. Allegri è passato gradualmente dal 3-5-2 fossilizzato nelle fondamenta dei bianconeri al suo 4-3-1-2, e Pogba ha iniziato a giocare sulla trequarti, grazie al perfetto connubio fisico-tecnica. Qualcuno lo paragona al primo Vieira, ma molto più tecnico, e di Pogba si fa un gran parlare. Lo sa anche Marotta, che lo scorso ottobre ha blindato il francesone fino al 2019. In questa stagione Pogba ha già mostrato le sue doti: su tutti, balza agli occhi il gol segnato contro il Napoli al San Paolo, una voleè di destro, capolavoro di balistica. Sono già 7 le reti in 24 presenze complessive. Si dice che il Real Madrid sarebbe pronto a versare circa 100 milioni di euro per Pogba, ma Marotta stesso ha affermato che non si muoverà dall’Italia. E questo sì che sarebbe un colpo: la Serie A ha bisogno di campioni come Pogba che, ricordiamolo ancora una volta, ha solo 21 anni.