2016

Kurtic: «Voglio essere ricordato per quanto fatto in campo»

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Intervistato dal Corriere, Kurtic si è messo a nudo raccontando la sua vita calcistica e i suoi obeittivi futuri

Oggi Jasmin Kurtic, nell’intervista al Corriere, ha parlato di se, del suo presente e del suo futuro, facendosi trovare pronto alle domande, come se fosse in campo. Quest’anno, il 27enne centrocampista sloveno, è stato uno dei punti fissi dell’Atalanta, insieme con GomezSportielloDe Roon, gli unici a giocare praticamente sempre.

TRA TORO E BERGAMO – «Speriamo di riuscire – parlando al riguardo della possibilità di ottenere la terza vittoria consecutiva – Il Toro è una squadra fastidiosa che punta sul contropiede e sulla tattica. Non dovremo perdere palla soprattutto in certe zone del campo», continuando con il ricordo della sua, breve, esperienza torinese ha detto: «A Torino ho giocato sei mesi, nel 2014, e mi sono trovato molto bene. Ottimi tifosi e buon ambiente». Ha spiegato anche i motivi della sua breve permanenza a Torino «Mister Ventura avrebbe voluto tenermi, ma si sa come funziona il calciomercato. I club – tra cui il Sassuolo proprietario del suo cartellino – hanno deciso in modo diverso», nei sei mesi in maglia granata, Kurtic, è riuscito anche a conquistare l’Europa, obiettivo che vuole raggiungere anche con l’Atalanta, vista la sua dichiarazione: «La rosa è molto forte, serve forse l’abitudine a lottare per certi obiettivi. Ci vuole tempo».

VENTURA E REJA – Le differenze tra i due allenatori, Kurtic, le riassume così: «Innanzitutto dal punto di vista tattico. Con Ventura la squadra era coperta, puntavamo a far giocare male l’avversario. Poi, quando recuperavamo palla, riuscivamo a essere pericolosi -continuando su RejaReja invece vuole che prendiamo l’iniziativa. Spinge molto sull’attacco. Preferisco una squadra che gioca così e non che pensa solo a difendersi bene. Inoltre i due allenatori differiscono nel carattere. Reja è uno che parla spesso coi giocatori, Ventura di meno – e ha aggiuunto su Reja che gli parla anche in sloveno – Ogni tanto ci prova. A volte mi chiede come tradurre una parola. Comunque mi fa piacere, mi fa sentire a casa».

IL RUOLO NELL’ATALANTA – Quest’anno Reja ha cambiato modo di giocare all’Atalanta, cambiando anche la posizione naturale di Kurtic, spostandolo sulla destra, e a tal proposito: «Me l’ha chiesto Reja e gli ho risposto che non avevo nessun problema: “Mister, dove mi metti, io sto. Pure in porta”. Molti dicono che sembro un altro giocatore, ma a me non sembra di essere cambiato. Nemmeno come posizione: correvo prima e corro adesso. Sto attento in fase difensiva al terzino quando si sgancia e vado a dare una mano in mezzo. Come prima, appunto – aggiungiendo sul suo giocare per la squadra – È così. Per me è più importante un raddoppio che un gol. Prima vengono i compagni e se segno poco non importa». Le crtiche ricevute per alcune sue prestazioni sottotono non lo scalfiscono, ma soprattutto nega di averle ricevute: «Le critiche positive, intendo quelle che parlano del campo, le accetto sempre. Quelle negative, sull’esterno, non le ho mai ricevute. Per me è molto importante la professionalità e la serietà in allenamento, nello spogliatoio, e pure nella vita privata».

I SUOI RAPPORTI – Alla domanda se fa ancora quello che faceva a Palermo, ovvero tornare a casa e riguardarsi il match, Kurtic ha ammesso di continuare a farlo e, anzi, di vedersi quanto più calcio possibile, anche in presenza della sua fidanzata, Amelia, visto che anche lei è una tifosa di calcio (tifa Real Madrid). Ma in realtà quando sta con Amelia, ha confessato che: «cerchiamo di non parlare di calcio. Usciamo, Città Alta, gite al lago a Como o a Lugano oppure stiamo in casa con le nostre due gatte». Sul rapporto con Pinillia, suo compagnio di squadra anche in Sicilia, e sulle sue “pazzie” ha detto: «Mauricio è sempre stato un “matto” in campo. Non è cambiato. Fuori è la persona più buona del mondo. Affabile e amato da tutti quelli che lo conoscono».

DIVENTARE “QUALCUNO” – «Per “diventare qualcuno” intendevo essere rispettato. Non voglio che, una volta terminata la carriera, qualcuno mi rinfacci di aver pensato solo a macchine, orologi e alla pettinatura», mentre sulla sua Nazionale, eliminata allo spareggio per Euro 2016, ha continuato dicendo: «Con la Nazionale brucia ancora non partecipare agli Europei. Non mi pesa lo spareggio perso contro l’Ucraina, ma la gara con la Svizzera nel girone. Vincevamo 2-0 e negli ultimi 10 minuti ce ne hanno fatti tre. E sempre in quei minuti non hanno fischiato un rigore su di me». Il suo atteggiamento da duro lo riconduce, invece, all’educazione datagli dai genitori: «Lo devo all’educazione data dai miei genitori, il valore del guadagnarsi i soldi col sudore. Anche l’esperienza lavorativa prima di diventare calciatore mi ha segnato. Dai 17 ai 21 anni facevo l’operaio in una fabbrica che produceva luci a led. Un lavoro molto fisico. Poi rientravo a casa, mangiavo qualcosa, e nel pomeriggio andavo agli allenamenti o alla partita. Guadagnavo 600 euro al mese che diventavano 650 coi premi di produzione. Dalla società del tempo invece ricevevo 800 euro mensili».  Riguardo al suo futuro prossimo, Kurtic, è lapidario: «Rimango a Bergamo».

 

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