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Klopp: «Rivincita contro il Real? Non deve essere il nostro pensiero»

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Le parole di Klopp in vista della finale di Champions League contro il Real Madrid: «Non pensiamo alla rivincita»

Jurgen Klopp parla ai microfoni della Uefa in vista della finale di Champions League contro il Real Madrid. Le sue parole.

REAL MADRID – «Innanzitutto, il Real Madrid è una squadra di livello mondiale che sa come vincere. Il centrocampo delle squadre che si sono affrontate nel 2018 è rimasto pressoché invariato. La loro difesa è cambiata molto. In attacco non c’è Cristiano Ronaldo, è vero, ma Karim Benzema è ancora lì, con giovani brasiliani molto forti Vinícius Júnior e Rodrygo e tutto il resto, quindi rimane una grande squadra. Sicuramente è un bene aver già giocato qualche finale. L’ho detto dopo aver vinto contro il Tottenham: in tutte le finali precedenti, avevamo giocato meglio ma abbiamo perso. Dobbiamo imparare a vincere le finali a volte ci siamo riusciti, magari non in Champions, ma altre volte. Siamo più esperti e direi che va bene così».

RIVINCITA – «Abbiamo giocato contro di loro e abbiamo perso. Che tipo di reazione vorreste? Il bello è che abbiamo giocato contro il Real Madrid a Kiev nel 2018, abbiamo vinto a Madrid, ma in uno stadio diverso l’Estadio Metropolitano dell’Atlético e ora giochiamo di nuovo contro il Madrid. Quindi, in finale di Champions League, Madrid c’entra sempre. C’è la sensazione che vogliamo mettere le cose a posto, certo, ma non può essere il nostro pensiero principale. Se andiamo lì e pensiamo a cose come “Rivincita! Vendetta!”, non va bene, non funziona così. Non siamo così, siamo arrivati in finale in un modo diverso. Dobbiamo giocare come sappiamo ed è quello che proveremo a fare»

ANCELOTTI – «Di recente ho visto le foto degli attaccanti che ha allenato e ho pensato: “C’è qualche campione che non ha allenato?”. È pazzesco. Poi è una persona simpaticissima. Ha un grande successo e ispira le squadre fare a cose incredibili».

EREDITÁ A LIVERPOOL – «Non so cosa voglio che la gente pensi di me. Quello che voglio fare per ora è dare una struttura e una certa cultura al club; quando me ne andrò, la giusta struttura e la giusta cultura non dovranno dipendere dalle persone, ma dal club. Se le cose vanno bene, allora potrà continuare così. È questo è il mio obiettivo, ma il mio ragionamento tiene solo se vinciamo qualcosa. La gente non mi chiede mai quale eredità voglio lasciare alla squadra, ma una volta mi è stato chiesto cosa vorrei vedere scritto sulla mia lapide. Sinceramente, qualcosa come “Era un bravo ragazzo”. Basterebbe questo, perché tutto il resto è… In effetti è questa la mia unica preoccupazione: non buttare giù altre persone per avere successo. Non è mai successo finora e non inizierò adesso».

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