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Buon compleanno a… Christian Karembeu

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Oggi è il compleanno di Christian Karembeu, in Italia lo abbiamo visto indossare la maglia della Sampdoria

Oggi Christian Karembeu compie 53 anni. Noi italiani lo abbiamo conosciuto soprattutto per il periodo che ha trascorso alla Sampdoria, dal 1995 al 1997. Il club blucerchiato versò 7 miliardi di lire al Nantes, che aveva appena vinto il proprio campionato e che la stagione successiva, senza di lui, sarebbe arrivata alle soglie della finale di Champions League, stoppata dalla Juventus di Gianluca Vialli. In Liguria il centrocampista colleziona 62 presenze, va in gol 6 volte e si guadagna l’attenzione, il corteggiamento e poi l’acquisizione nientemeno che del Real Madrid. Dieci anni, ospite del Fifa Interacrive World Cup, ha raccontato in termini entusiastici quel periodo nel nostro Paese: «Alla Samp ho trascorso due anni stupendi; ricordo ancora il calore della gente, i liguri, persone stupende e… la pasta al pesto! A Genova abbiamo giocato un calcio molto offensivo, a tratti spettacolare, l’ideale per le mie caratteristiche. Gente come Chiesa, Veron, Montella e Seedorf: che squadra!». Più di recente, ha ribadito il suo forte legame in occasione della tragedia del Morandi, intervistato da Rai Sport: «Seguo sempre i blucerchiati, sono la squadra che mi ha fatto conoscere a tutto il mondo calcistico , poi sono andato al Real Madrid ma non posso dimenticare la Samp. Ho visto, purtroppo, il dramma della caduta del ponte, vorrei mandare un abbraccio a tutte le famiglie delle vittime».
Da un po’ di tempo, Karembeu lavora in Grecia, con l’Olimpiacos, club presso il quale ha rivestito diversi incarichi.

Da dirigente di uno dei club più storici del suo Paese, ha suggerito il trasferimento a Genova di un suo giocatore, Pajtim Kasami, che ha raccontato proprio quanto sia stato determinante Karembeu per la sua decisione: «Ho un rapporto molto stretto con lui, sin dalla mia prima volta lì, nel 2015. Mi ha detto: “La Sampdoria ha tifosi fantastici, si vive per il calcio, a te piace la pressione, non ho dubbi: farai bene”. Ci segue, dice che dobbiamo subito risalire in A. L’ho ascoltato ma la Samp è un club storico, convincermi a venire era facile».

https://www.sampnews24.com/karembeu-kasami-messaggio-ex-sampdoria/

Altri incroci con il calcio italiano sono stati quelli che l’Olympiacos ha avuto con la Juventus in Champions League. Nel 2014-15, nel girone di qualificazione, Christian azzecca tutti le previsioni. Da un lato, infatti, sostiene convinto: «I bianconeri possono andare lontano in Europa: hanno le potenzialità per arrivare in finale». Contemporaneamente, è più che convinto delle possibilità della propria squadra: «La Juve è fortissima, ma li batteremo pure senza neve… Li abbiamo studiati dal vivo e attraverso il video, Michel è dal giorno del sorteggio che sta analizzando il loro gioco, siamo pronti alla battaglia». Capitano entrambe le cose. Allegri perde ad Atene, dove Karembeu fornisce una gustosa descrizione dell’espressione tra il perplesso e il sofferente di Andrea Agnelli

Al ritorno, a Torino, il verdetto viene ribaltato dopo che Pirlo e compagni vedono aprirsi l’inferno sotto i piedi e da quello scampato pericolo la squadra troverà fiducia e convinzione per arrivare fino a Berlino.

Ma le opinioni più forti espresse in questi anni, almeno quelle che da noi hanno fatto notizia, sono state le prese di posizione nette in ordine a uno dei mali che affligge il calcio (e la società) un po’ ovunque: il razzismo. «Il calcio crea legami profondi tra persone diversissime. È un esempio e un bersaglio: va protetto»: Karembeu è per interventi decisi, riassumibili in 3 direzioni.

1) La repressione: «Fifa, Uefa, il sindacato Fifpro mettono a punto dei protocolli, qui però serve la repressione, il pugno duro. Il razzismo va aggredito come è stato fatto con l’hooliganismo. L’Inghilterra era felice di non giocare le Coppe negli Ottanta? No. Ha dovuto risolvere il problema? Sì. Va cercato l’aiuto dei governi».

2) Le squalifiche: «Squalificare le persone, le squadre, togliere punti, tanti. Non devono essere misure in atto per sempre, però servono a bloccare un comportamento

3) L’educazione. «In contemporanea si educano le nuove generazioni. Raccontando il passato coloniale che quasi tutti gli Stati in Europa hanno e che è ancora un tabù, invece è un pezzo della storia. I club dovrebbero lavorare con le scuole, la conoscenza è libertà. Per andare avanti va capito come siamo arrivati qui, le ragioni dei viaggi migratori».

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