2013

Juventus un anno dopo: ecco cos’è cambiato

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Il quarto stop in campionato della banda Conte ha aperto il campo a determinate riflessioni: squadra più cinica ma meno solida? Il doppio impegno pesa in termini di energie mentali? Quali le differenze principali rispetto alla scorsa stagione? Ecco un approfondito parallelo delle due stagioni bianconere focalizzando l’analisi sui dati: particolarmente interessanti i risultati.

IL NUMERO 4 SEGNA LE DIFFERENZE – Dopo venticinque partite disputate – un anno fa ci si riferisce alla ventiseiesima giornata alla luce del turno da recuperare causa neve, 23^ giornata Bologna-Juventus n.d.r.  – la squadra di Conte occupava la seconda piazza della classifica con 51 punti, quattro in meno di oggi, dove dopo venticinque turni è al comando della classifica con 55 punti. Ecco la prima grande differenza: un anno fa la Juventus era nel pieno del suo inseguimento al Milan, ora gestisce il vantaggio accumulato. Completamente divergente il cammino con cui si sono delineate le due classifiche: la Juventus ha vinto quattro partite in più rispetto alla scorsa stagione ma al passivo soffre anche di quattro sconfitte, infrangendo il clamoroso dato di un anno fa che la vide concludere il suo campionato da imbattuta. Tradotto: la Juve non pareggia più. Dodici contro quattro i pareggi, segnale evidente di una squadra più cinica ed abile ad indirizzare il risultato sul proprio binario; più matura e capace ad imporre il proprio gioco e soffrire soltanto in parte le iniziative altrui.

COSA C’E’ DIETRO LE SCONFITTE? – Innanzitutto poco male. Se il risultato ad oggi è quello di presidiare il primo posto con quattro sconfitte – mentre un anno fa le sconfitte erano nulle ma la Juve occupava la seconda posizione – poco importa. Nel senso che alla fine l’unica cosa che conta è vincere. Le vittorie in più arrivano dalla clamorosa variazione nelle reti fatte: un anno fa erano 38 (sesto attacco della Serie A), oggi sono ben 50 per quello che risulta a tutti gli effetti il primo attacco del torneo. Ulteriore segnale di maturazione e maggiore cinismo da parte dell’intero organico. In particolare la Juve segnava poco fuori casa – solo 13 le reti all’attivo – mentre oggi ha timbrato cartellino in 23 occasioni, dieci in più e dunque ecco spiegata la differenza delle 12 reti totali rispetto alla passata stagione. Le sconfitte – due quelle casalinghe subite da Inter e Sampdoria, quest’ultima in rimonta in inferiorità numerica, e due le esterne in favore di Milan e Roma – raccontano di energie mentali che giocoforza non possono risultare sempre al massimo.

LA CHAMPIONS CHE NON C’ERA – Balle quelle sul dispendio fisico e morale: una grande squadra può soltanto trarre beneficio dall’essere protagonista in due competizioni di tale calibro. Altrimenti così grande non lo è. Ed inoltre la squadra di Conte ha raramente sbandato sotto il profilo della tenuta atletica, elevando a must della propria proposta calcistica un’intensità fuori dal comune. L’unico dispendio che si “deve” alla Champions League è in termini di energie mentali: può accadere alle volte che una sfida catturi un tasso di concentrazione e determinazione talmente elevato da far risultare poi la squadra mentalmente svuotata nell’impegno successivo. Vedi la trasferta di Roma dopo la conquista del Celtic Park. Quella Champions (che un anno fa non c’era) sul quale le speranze dei detrattori si erano fondate si è al contrario rivelata l’ennesimo marchio di garanzia sul valore della Juventus: vinto il girone di ferro, ipotecato il passaggio ai quarti di finale con il bagaglio di personalità sfoggiato in Scozia. Nel computo totale dunque la squadra appare in evidente crescita: oggi non sussistono gli elementi per parlare di inversione di tendenza nonostante le quattro sconfitte.

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