2016
De Santis: «Caciopoli nata per farci fuori»
«Volevano uno da incastrare». L’accusa: «L’Inter parli di quel dossier»
Massimo De Santis era l’arbitro italiano più bravo di tutti nel 2006, prima dello scoppio di Calciopoli, dei processi, delle condanne sportive e dell’addio al mondo del calcio. Dieci anni dopo, dello scandalo che ha segnato la storia del campionato italiano, della Juventus e del suo ex direttore generale Luciano Moggi (oggi opinionista, forse…), rimane ben poco, se non il ricordo. De Santis però ci tiene a fare del revisionismo: col senno del poi, non tutto ciò che allora si disse risultò poi vero: «La verità è che Calciopoli è nata per colpire Moggi e Antonio Giraudo, e se non si fossero dimessi magari avremmo visto un’altra storia. Gli arbitri servivano da puntello a quel disegno. Io ero l’arbitro che i bianconeri non volevano, lo dice lo stesso Moggi nelle telefonate intercettate – precisa De Santis – . Se ci fossero state tutte, sarebbero state coinvolte altre società e altri protagonisti. E forse il calcio sarebbe stato davvero più pulito».
«CERCAVANO UNO DA INCASTRARE» – De Santis racconta di quando gli consegnarono nell’aula magna di Coverciano l’avviso di garanzia, di fronte ad altri arbitri. Da allora niente è cambiato… «Perché il calcio aveva allora e conserva oggi dei lati oscuri. Se oggi un magistrato volesse indagare, ma davvero, altro che Calciopoli… – chiarisce De Santis al Corriere dello Sport – . Ma non c’entrano arbitri e partite, anche se ad ogni errore di un arbitro, ancora adesso, si teorizzano chissà quali manovre. Il vero problema è nei conti, nelle questioni economiche, nelle plusvalenze che stanno rovinando tutto. La nostra Serie A, paragonata a quella del pre-Calciopoli, è poca cosa. Anche da un punto di vista arbitrale». Lui soltanto è stato condannato: «Le sim? Io non le avevo. Ed è provato dai documenti che ho portato nei processi. Si doveva appurare la verità, non incastrare le persone in un teorema figlio dei dossier Pirelli. Sto ancora aspettando che qualcuno mi faccia prendere visione dell’indagine archiviata dalla dottoressa Ilda Boccassini». L’accusa, nemmeno tanto velata, è all’Inter di allora e di oggi.