2016

Buffon: «Scudetto? Beffa per le altre!»

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Il capitano della Juventus spiega: «Nessuno ha chiuso i conti con noi»

Una carriera straordinaria quella di Gianluigi Buffon, che tra pochi giorni festeggia 38 anni. La maggior parte di questi li ha vissuti nel calcio che conta. Sembra, però, che il tempo non passi mai per il portiere della Juventus: «Diciamo che rispetto a 7-8 anni fa oggi curo maggiormente l’alimentazione. Niente sacrifici particolari però, solo più attenzione», ha rivelato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Buffon ha guardato poi avanti, al momento del suo addio al calcio: «Vorrei lasciare a testa alta, è l’impegno di una vita: quello di poter guardare dritto negli occhi chi mi sta davanti. E vorrei uscire facendo il giusto rumore, senza esagerare nelle celebrazioni. I 40 anni in campo e il prossimo Mondiale sono i miei ultimi obiettivi da giocatore».

L’EREDE – E, quando si parla di addio, inevitabilmente poi si fa riferimento a chi dovrà raccogliere la sua eredità, Gianluigi Donnarumma: «Sta facendo cose grandiose anche solo per il fatto che non si è impaurito o impressionato nel fronteggiare uno stadio come San Siro: la maglia del Milan pesa, eccome. Oltre a personalità e serenità, ha importanti doti tecniche e fisiche: è reattivo, plastico. Ma la cosa che mi piace di più è che stiamo parlando di un ragazzo per bene, molto posato, cose fondamentali per fare carriera. Sì, ha una bella presenza, ha la faccia giusta. E dico bravi anche ai media: lo state aiutando a crescere gradualmente, senza troppe e inutili pressioni. Vedo giudizi intelligenti, misurati, è così che si fa con i giovanissimi».

LA NAZIONALE – Buffon, che ha vissuto la gioia della vittoria del Mondiale nel 2006 in Germania, ha parlato della Nazionale: «Quella del 2002 era eccezionale dal punto di vista tecnico. Nel 2006 trovammo invece uno spirito di gruppo unico: moralmente fu una squadra inarrivabile. Negli ultimi anni ho rivisto un senso di appartenenza importante». E in vista degli Europei: «Abbiamo una squadra con belle idee di gioco, un carattere forte e ci sono alcuni giocatori che se presi nel momento giusto possono incidere tanto. Verratti per esempio, e poi Pirlo… Sua convocazione? Sì, io ci credo, certo che ci credo».

LA RINASCITA – Si parla poi di Juventus e della rinascita a Reggio Emilia: «Era l’ultima occasione per rimetterci in carreggiata. Si rischiava di finire risucchiati definiti veramente nell’oblio. Io ho pochissimi anni davanti a me, quindi non ho voglia di sprecare tempo e di vivere periodi cupi, senza obiettivi. E’ stata fondamentale la risposta di tutto lo spogliatoio, da chi era appena arrivato a chi vive Vinovo da tanti anni. E penso che anche il mister abbia avuto un ruolo decisivo: ha saputo toccare i tasti giusti per portarci a rendere al meglio. Rimonta? Ne parlai solo con i dirigenti, proprio per evitare che nello spogliatoio non si percepisse la gravità della situazione: per vincere lo scudetto o entrare in Champions — dissi — ci servono 25 successi, noi siamo a tre, dunque dobbiamo vincere 22 volte in 28 gare, e per fallire sei partite dovremmo proprio impegnarci… La cosa mi sembrava fattibile e oggi siamo già lì davanti a lottare per lo scudetto. Secondo me lo 0-0 di Milano è stato erroneamente interpretato come un buon risultato per l’Inter e per chi ci stava davanti. In realtà, se quel giorno avessimo perso sarebbe stata la pietra tombale dal punto di vista psicologico. I nerazzurri potevano schiacciarci, non l’hanno fatto. Fu una buona Juventus e mi resi conto che con la testa giusta e ogni cosa al proprio posto saremmo ancora stati un osso duro per tutti». Soddisfatto per il rispetto e timore che la Juventus sa incutere, Buffon ha evidenziato un aspetto importante della corsa nella prima parte del campionato: «Nessuno ha avuto la forza di chiudere subito i conti con noi, nessuno ha saputo allungare come la Juve degli anni scorsi. Credo che in caso di scudetto bianconero saranno in molti a doversi mangiare le mani. Detto questo, la strada è lunga e i giochi restano aperti».

IL FUTURO – E quando si parla della Juventus del presente non si può non tirare in ballo Paulo Dybala: «E’ l’ossessione di mio padre (ride, ndr), era più felice lui di me dopo l’affare con il Palermo. Credo che Paulo abbia tutto del campionissimo: testa, umiltà, attenzione ai dettagli, carattere, fame e tecnica. Ha le carte in regola per entrare fra i grandissimi del calcio mondiale». Nel futuro, invece, c’è anche la doppia sfida di Champions League contro il Bayern Monaco: «Un turno nel quale si hanno poche possibilità, questa è la verità. Serviranno rabbia, cinismo, grande volontà e un briciolo di fortuna per ribaltare il pronostico». Ma nel futuro c’è anche una nuova carriera: «Le emozioni che provi sul campo non le puoi vivere dietro a una scrivania o ricoprendo un ruolo istituzionale. Però, se ti danno la possibilità di incidere, e naturalmente se hai delle idee, perché non chiedo regali a nessuno, credo che sarebbe davvero molto bello cercare di portare qualcosa di innovativo grazie alle esperienze e al vissuto maturati in tanti anni di carriera ad alti livelli».

LE RIVALI – All’orizzonte il big match contro la Roma, un’occasione per schiacciare una rivale pericolosissima sulla carta: «Se vinciamo li mandiamo a dieci punti: sarebbe fondamentale, perché parliamo di una squadra pericolosa, temibile. Più lontana è la Roma, meglio stiamo noi». E di fronte avrà Francesco Totti: «Quale sentimento prevarrà? Solo tanto affetto. Magari un pizzico di malinconia ci sarà ripensando agli anni trascorsi insieme nelle nazionali giovanili, quando eravamo pieni di sogni. Anni meravigliosi». Ma il capitano bianconero parla anche di altre rivali: «Napoli o Inter? Sono sullo stesso livello, a maggior ragione in un campionato tanto equilibrato, con la testa della classifica che cambia quasi ogni domenica. L’Inter è senza coppe, cosa che incide tantissimo nell’economia di un campionato. Il Napoli è squadra rodata, ha una fase offensiva fra le migliori in Europa e grazie all’ottimo Sarri ha ora grandi certezze anche in difesa. Il Napoli è da titolo».

LA BATTUTA – Infine, un commento sull’esclusione dalla lista dei candidati all’ultimo Pallone d’Oro: «Rispondo senza ipocrisie: davvero non me ne è fregato nulla. Ci sarei magari rimasto male se avessi potuto competere per la vittoria, ma arrivare ventesimo o quarantesimo… Anzi, alla fine ho avuto più pubblicità così (ride, ndr)».

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