2016

Buffon: radiografia di un record

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Il portiere della Juventus nella leggenda: qualche rischio, tanta sicurezza

Il record d’imbattibilità di Buffon ha il merito di chiarire due situazioni che hanno marcato in maniera indelebile il calcio dell’ultimo periodo. La prima riguarda il portiere, che qualcuno aveva pensato sulla via del tramonto non pochi anni fa, in coincidenza con il biennio più difficile della Juventus del nuovo millennio. Nel 2010 il Mondiale sudafricano lo aveva visto ai margini, bloccato dal dolore fisico, impossibilitato a dare una mano – e non in senso metaforico – a una spedizione azzurra che ne avrebbe avuto un bisogno enorme. Poi, nella stagione successiva, si era vista persino l’eresia di una riserva – per quanto di valore com’era Marco Storari – avanzare la candidatura a un posto da titolare quando il Superman del calcio italiano sembrava inesorabilmente da accantonare. Il quadro si completa e si offusca ancor più se poi ci si aggiunge il pensionamento decretato da Franz Beckenbauer con modi da cafone piuttosto che da Kaiser, avvenuto senza rispetto dell’evidente sproporzione dei rapporti di forza esistenti in quel 2013 tra Bayern e Juventus, incrociatesi ai quarti di finale di una Champions League che i tedeschi avrebbero poi vinto, a prescindere da chiunque si ponesse sul loro cammino. Ebbene, la risposta di Gigi è stata fantastica. Il Buffon dell’ultimo periodo – e massimamente quello dell’ultimo biennio – è stato tra i migliori della carriera. Lo si è visto con interventi esplosivi che hanno simulato quel che gli riusciva con naturalezza in giovanissima età. Un lavoro, il suo, di certosino miglioramento in quel processo di costruzione del portiere totale che – parole sue e non di oggi – è convinto che non esista gol imparabile, c’è sempre qualcosa che si poteva fare per impedirlo. La seconda situazione sta tutta dentro le modalità del record: la forza della difesa bianconera. La pietra angolare del dominio di questi anni, con la BBC diventata un marchio di fabbrica, un acronimo che rimarrà nel tempo per spiegare il perché di certe straordinarie imprese. Senza dimenticare il contributo complessivo di una squadra a protezione del portiere (non fa sigla, ma il Lichtsteiner nella sua veste di terzino è un elemento non meno fondamentale nella costruzione del muro).

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI BUFFON – Questi sono i due presupposti dell’impresa giusta anche come risarcimento storico (Seba Rossi non è stato un modello di numero 1; Buffon e Zoff sì). La narrazione dell’impresa, cioè il racconto dei pericoli corsi dalla Juve tra il gol di Cassano e quello di Belotti che hanno incorniciato i fatidici 974 minuti, chiarisce ulteriormente la compresenza delle reciproche attenzioni tra il portiere e chi lo protegge. Il cronometro avrebbe potuto fermarsi subito a Marassi, se nel convulso finale non avesse respinto di testa quasi sulla linea il pallone del possibile 2-2. Buffon ci inizia a mettere del suo a Udine su una punizione di Lodi che rimbalza giusto davanti al palo: per la serie, anche nelle gare più scontate (0-4 al Friuli) si è obbligati a una parata decisiva. Regola che non vale con la Roma allo Juventus Stadium: unico brivido è da palla da fermo di Pjanic, ma la deviazione della barriera evita che si ripeta il gol bosniaco dell’andata. A Verona con il Chievo il lavoro è limitato a un’uscita bassa su Inglese. E contro il Genoa a Torino il portiere della Nazionale deve giusto respingere un tiro di Cerci dal limite. Ben più corposo il rischio sulla girata al volo di Ciofani a Frosinone: sarebbe stato il classico gol della vita e la morte dell’ipotesi di primato, ancora molto lontana dall’essere reclamizzata. Arriva il Napoli e il bomber Higuain. Ma sul Pipita c’è il controllo di Bonucci, con relativa spaccata su cross di Hysaj che salva risultato e prospettiva di record. Il resto sono tentativi di Insigne e Hamsik, ma solo nel primo la conclusione finisce nello specchio della porta. A Bologna l’insidia è un’improvvisa botta di Destro da fuori. Sulla respinta di Buffon, Donsah potrebbe fare meglio ma forse si fa distrarre dalla sorpresa della reattività del portiere. Contro l’Inter c’è il rischio della beffa finale. Un calo di tensione negli ultimi istanti di gara, figlio della tranquillità del 2-0. Qui l’impronta delle mani del portiere si fa più nitida. Para una punizione di Ljajic, blocca il tap-in di Miranda e si supera su Eder, che in nerazzurro non vedrà più la porta come nell’inverno blucerchiato, ma a tu per tu lo costringe a uno di quegli interventi che hanno del miracoloso. Si entra ormai nella zona calda. A Bergamo la difesa scricchiola leggermente sullo 0-0 ma non quanto basta per rovinare l’idea. A 4 minuti dal novantesimo, un diagonale di Masiello lo costringe a una parata a terra molto difficile e – perciò – ancora più soddisfacente. I media ne parlano, lui no, ma in Juventus- Sassuolo circola un’aria particolare. Che si trasforma in leggera ansia nel finale, dopo che nel primo tempo Politano e Duncan non trovano la porta in situazioni favorevoli. Quando al minuto 86 ci riesce Sansone da fuori, Buffon si guadagna definitivamente il diritto al record. Il resto sono i 4 minuti del derby, il tempo necessario affinché la sezione bianconera dell’Olimpico saluti la straordinaria impresa con uno striscione che lo definisce “La Leggenda”. 

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