2016

Buffon: «Juventus a vita e farò il ct»

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«Neuer? Quello che fa io lo facevo già nel Parma di Malesani»

La linguaccia di Gianluigi Buffon finisce sulla copertina del mensile So Foot, dove il portiere della Juventus ha parlato a ruota libera. Si comincia dalla vita rivoluzionaria del portiere e del tanto decantato Manuel Neuer: «Quel che fa, lo facevo già nel Parma di Malesani con cui vincemmo Coppa Uefa, Coppa e Supercoppa italiane. Ho sempre avuto la predisposizione al gioco di piede. La vera novità l’ha introdotta il Barcellona una decina di anni fa, integrando il portiere nella costruzione del gioco. Persa la scuola italiana dei portieri? Perché da noi se fai cento parate e un errore, il resto della settimana si parlerà solo dell’errore, facendoti impazzire. All’estero invece puoi sbagliare e crescere tranquillo. Da noi se uno sbaglia è fregato. Chi resta ai vertici da noi è molto forte anche psicologicamente».

DEPRESSIONE – Il capitano bianconero e della Nazionale è tornato poi a parlare della depressione, con cui ha dovuto fare i conti nel 2003: «Può capitare a tutti. A me, quasi in modo banale. A 26 anni capii che finiva l’età della spensieratezza e questo passaggio all’età adulta provocò quel che ho vissuto. Ma non presi medicine perché non voglio essere dipendente da niente e nessuno. Cercai da solo l’uscita, parlando con qualche amico. Europeo 2004? Ero molto angosciato e invece un po’ per talento e fortuna feci una buona partita. Finì 0-0, ma ero contento perché avevo risolto il mio problema». E poi una bacchettata ai giovani: «Ai miei tempi si giocava all’oratorio, in gruppo e convivialità. Oggi i giovani stanno davanti a computer, iPad e calcisticamente fantasia, ispirazione e talento ne sono anestetizzati».

PIANI FUTURI – Il presente è ai vertici, il futuro è tutto da scrivere: «Anche se non ho la stessa passione, che è normale diminuisca un po’, ho ancora il piacere della sfida». E partendo dall’addio di Marco Verratti al calcio italiano arriva a parlare dei suoi piani: «Sono le dinamiche economiche a stabilirlo, quelle che permetteranno al Norwich di giocare in Champions tra un paio d’anni grazie allo sceicco di turno. E’ un bene per i loro tifosi, ma viene a mancare l’aspetto romantico del calcio, la tradizione, frutto del sudore di chi ti ha preceduto. Anche se mi offrissero il doppio dello stipendio altrove, io resto a vita alla Juve. Farne parte mi rende fiero. Perché ha un valore. E certi valori oggi sembrano fuori moda. Voglio giocare a questi livelli fino a quarant’anni, poi basta. Io ct? Ma con l’ambizione di arrivare in alto. Osservo Usa e Cina, nazioni dal grande potenziale che tra una dozzina d’anni potrebbero vincere».

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