Juve, Allegri a giudizio. Rispunta Lippi | Ts - Calcio News 24
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2015

Juve, Allegri a giudizio. Rispunta Lippi | Ts

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I dubbi e le ansie del club: serve una svolta netta

La Juventus non vuole esonerare Massimiliano Allegri, ma l’aspetto economico più di quello sportivo potrebbe spingere la società bianconera al cambio in panchina. Il presidente Andrea Agnelli non vuole rischiare di perdere la qualificazione alla prossima Champions League e pretende dunque una svolta immediata e netta nelle prestazioni della squadra. Il derby, la sfida contro il Borussia Moenchengladbach e quella contro l’Empoli rappresentano un trittico di partite fondamentali per un ribaltone totale nelle prestazioni. La Juventus deve ritrovare solidità e continuità. Nel frattempo ricomincia a circolare il nome di Marcello Lippi, che potrebbe traghettare la squadra fino al termine della stagione e poi restare in società con un nuovo ruolo. Spuntano, però, anche le sagome di Fabio Capello, Luciano Spalletti e Walter Mazzarri, ma l’auspicio della società è che non ci sia la necessità di vagliare tali profili.

I DUBBI – Stando a quanto riportato da Tuttosport, i vertici societari sono preoccupati più del rendimento e dell’approccio della squadra che del distacco in classifica. Non preoccupa la crisi di risultati, ma quella di gioco. Gianluigi Buffon si è presentato davanti ai media dopo la sconfitta con il Sassuolo e il lungo confronto negli spogliatoi per esporre i concetti concordati con l’amministratore delegato Beppe Marotta: nel mirino disorganizzazione, irresponsabilità e superficialità. Scalfita anche la figura dell’allenatore, responsabile in parte dell’approccio della squadra. Ma i vertici societari sono rimasti perplessi anche da certe scelte di formazione: le esclusioni di Sami Khedira e Alvaro Morata, in particolare. Ma, secondo La Gazzetta dello Sport, ci sarebbe qualche perplessità anche i sistemi di preparazione. Allegri non è l’unico imputato: Buffon ed Evra, infatti, hanno inchiodato la squadra alle sue responsabilità.

RINFORZO – E sono giorni intensi anche per Pavel Nedved, che mercoledì era in patria per essere insignito della massima onorificenza della Repubblica Ceca: presso il castello Prazskyhrad di Praga ha ricevuto dalle mani del presidente ceco, Milos Zeman, la Medaglia al Merito. «Sono davvero emozionato, finora il premio più prestigioso che avevo ricevuto era il Pallone d’Oro, ma questa onorificenza è ben più importante. La Medaglia al Merito, nella storia, è stata data a veri eroi ed essere accomunato a loro è un grandissimo onore per me», ha dichiarato il vicepresidente bianconero, che poi si è messo in contatto con la dirigenza per essere aggiornato sulla situazione. Nedved ha condiviso la scelta del ritiro e in questi giorni gestirà la parte più delicata della crisi: i rapporti tra società e squadra. Starà vicino ai giocatori e all’allenatore per sottolineare l’importanza del momento e della concentrazione totale.

LA DECISIONE – Intanto in ritiro c’è un clima surreale, di rabbia. Analisi tattiche, corsi di recupero d’autostima, una full immersion di juventinità: zero distrazioni, unità, compattezza e responsabilità. Serietà e concentrazione sono il filo conduttore. La decisione del mini-ritiro è stata presa da Marotta e Allegri di comune accordo per far compattare il gruppo e metterlo al riparo dal mondo esterno.

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