2016

Juventus-Roma: conta il come si vince

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Sono i bianconeri a giocarsi un po’ di più nella sfida di sabato allo Juventus Stadium contro la Roma

La loro immagine è alquanto diversa, per non dire opposta. L’uno passa come un continuatore e un “risultatista”, secondo neologismo in voga nell’ultimo periodo. L’altro ha posture tormentate e per comune opinione si dice che le sue squadre esprimano sempre un’idea di gioco costantemente innovativa, anche se quando guarda i suoi sembra sempre avvolto in pensieri che non lo lasciano tranquillo, vorrebbe qualcosa di più, forse anche altro. Massimiliano Allegri è l’uno e lo è da un bel po’ di tempo, attento com’è a non dare mai nulla per scontato, predica calma in ogni situazione e se questo può anche non accendere la fantasia dei tifosi, sicuramente ha contribuito a creare un clima sereno all’interno della squadra, anche perché ha vinto la scommessa più grande che potesse esserci: dimostrare che quel ciclo così eccezionale del suo predecessore aveva consistenti possibilità di rinnovamento e persino di crescita internazionale, cosa che Antonio Conte non riteneva assolutamente possibile. L’altro è Luciano Spalletti, che alla Roma è destinato a lasciare un segno, forse anche sul piano dei rimpianti, perché ogni volta emerge la sensazione che si possa raccogliere ben di più di quanto abbondantemente si sia seminato.

Lo Juventus-Roma di sabato sera è certamente la prima in classifica contro la seconda, con tutto ciò che questo comporta in termini di lettura del presente e di prospettive future. Niente di drammatico o di decisivo, ci spiegheranno gli allenatori alla vigilia, e certamente occorre prestar fede perché il cammino è ancora troppo lungo per emettere giudizi definitivi. E poi, a guardare in profondità l’identità dei gruppi che guidano, non è una sconfitta che può pregiudicare la stagione, non in questa fase. Nel calcolo delle percentuali su chi si gioca di più, poi, non sembri un paradosso ma è il padrone di casa colui che rischia maggiormente (e magari ne è anche contento). Non allungare il buonissimo +4 consegnerebbe al campionato una Juventus sicuramente e saldamente davanti, ma con gli scontri diretti che contano e pesano tutti da giocarsi in trasferta al ritorno (Roma e anche Napoli, tutt’altro che fuori dai giochi). Per questo non ci sarebbe da sorprendersi nell’assistere a una Roma giudiziosa, attenta a non concedere varchi e soprattutto fasi di gioco (la famosa crescita dei bianconeri nell’ultimo quarto d’ora di gara), propensa anche a rinunciare a qualche principio pur di uscire indenne da uno stadio che l’ha vista sempre perdere e non di rado anche molto male sul piano del punteggio e della prestazione. Insomma, proseguire su quella strada del miglioramento difensivo che le sta garantendo il ritorno di Rudiger e su quell’invito del suo tecnico che invidia alla Juve la capacità di estrarre il massimo da prestazioni non sempre convincenti (Roma-Milan può avere significato molto, in tal senso: ha ragione chi tra i giallorossi si è voltato indietro dicendo che un tempo queste condotte di gara non avrebbero condotto alla vittoria). Inoltre, un piccolo “peso” sul big-match lo avrà anche Doha. Non perché il pensiero vada alla Supercoppa italiana da contendersi con il Milan, ma se la Juventus avesse la lucidità d’interpretare positivamente la partita con la Roma come una prova generale di quegli impegni dentro-fuori che l’hanno vista all’altezza nell’attuale Champions League, significherebbe essere davvero sulla strada giusta, ancor più di quanto abbiano già dichiarato i risultati raggiunti in Italia e in Europa.

Tutto questo si è visto nel modo con il quale i bianconeri hanno saputo vivere dentro le difficoltà, non solo senza smarrirsi, ma riuscendo a rispondere in maniera convincente ed estremamente concreta. E qui, mettendo in fila le immagini di alcuni gol e di protagonismi individuali, si coglie un aspetto fondamentale dell’anima della Juventus 2016-17, una convivenza di due fattori che pochi altri hanno: la compattezza collettiva, non solo caratteriale (non a caso nelle giornate buie come Genova il crollo è totale, non si salva nessuno quando non si attacca la spina); il protagonismo individuale. Un impasto cementato a Lione con un mix perfetto: le interpretazioni tattiche riuscite (Pjanic spostato all’indietro a fare barriera nel momento d’inferiorità numerica e contemporaneamente punto di riferimento ancorato saldamente alla prospettiva di provare comunque a giocare per vincere); la bravura del singolo nell’invenzione che spacca la partita (l’exploit “impossibile” di Cuadrado, che evidenzia la cifra tecnica e la personalità di giocatori che hanno colpi da campioni). Un copione rivisto domenica scorsa nel derby, con l’esaltazione di Higuain nell’ambito di 90 minuti variamente interpretati “da squadra”, con mosse decisive anche dalla panchina.

Un’ulteriore dimostrazione vincente contro la Roma significherebbe sostanziare il +7 di un di più che regalerebbe un senso di sicurezza davvero difficile da intaccare per la concorrenza. Perciò, sabato sera, per la Juventus conta anche il come si gioca (e si conquistano i 3 punti) e non certo per una mera questione estetica, che non è certo un’ossessione e forse neanche un obiettivo, al di là di quel che scrivono alcuni che valutano le prestazioni altrui solo quando sembrano belle elevandole a sistema, leggendo in certi passaggi a vuoto solo degli appuntamenti mancati, invece che dei limiti ineludibili.

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