2012

Juventus, Pogba: ?Mi farò perdonare. Conte..?

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JUVENTUS POGBA – Non lo ha fatto attraverso il proprio profilo Twitter, che si è rivelato un fake, ma comunque Paul Pogba ha chiesto scusa alla Juventus per il ritardo a due allenamenti, che gli è costato la convocazione e forse la partita con il Pescara. Il centrocampista francese, intervistato da Tuttosport, ha anche parlato del suo rapporto con Conte, tirato le somme della sua nuova esperienza in bianconero e svelato qualche particolare della sua vita privata.

Buongiorno Pogba, in che lingua parliamo? Ci hanno detto che capisce l’italiano…

(risponde in italiano) «Sì, ma preferisco parlare inglese o francese per non fare troppi sbagli». (ride e si mette parlare in inglese)

Ma Conte in che lingua le parla?

«In italiano, in italiano! Ma nelle interviste è differente. Il linguaggio del calcio è più semplice e universale: Passa! Torna! Tira! E la parola gol è uguale in tutto il mondo!».

E in che lingua la sgrida?

«Sempre italiano…(sorride)»

Ma cosa è successo con questi due ritardi che le sono costati la convocazione per Pescara? Ci dia la sua versione dei fatti.

«Ho sbagliato. E mi dispiace molto. E ovviamente mi scuso perché so di aver mancato di rispetto a Conte e ai miei compagni. Non era mia intenzione farlo e i miei ritardi sono legati a questioni molto banali, però sono errori. So che gli sbagli servono anche per far maturare e ogni esperienza è utile alla crescita di ognuno di noi. Ho capito il mio errore e farò di tutto perché non si ripeta in futuro».

Caso chiuso?

«Penso di sì. E non ho intenzione di riaprirlo con altri ritardi!».

A questo punto si è pentito di stare alla Juventus?

«Certo che no! Questo è un grande club e non ci sono molte differenze rispetto allo United, sono due fra i più importanti club del mondo e quindi si assomigliano. La differenza è che qui mi sento apprezzato, i giocatori credono in me, l’allenatore crede in me, ho l’opportunità di giocare».

E quello che cercava quest’estate quando ha deciso di firmare per la Juventus?

«Sì. Conte mi ha convinto dicendomi che mi voleva e sta dimostrandomi che diceva la verità. Io devo cercare di giocare bene per convincerlo a darmi spazio».

Qual è il compagno che l’ha impressionata di più?

«Marchisio, Buffon e quasi tutti, perché questa è una squadra piena di campioni, ma Pirlo… Pirlo è impressionante»

Fa sembrare semplici le cose difficili, vero?

«Mi ha stupito durante Juventus-Inter, aveva la palla nella nostra area ed era pressato da tre giocatori. Ero in panchina, con il fiato sospeso e pensavo: tirala via, tirala via! E invece lui l’ha difesa e l’ha giocata, senza ansia, come se stesse battendo un fallo laterale. Mi sono messo a ridere come un matto e ho detto al mio vicino: quel giocatore è incredibile, incredibile! E ve lo dico: è una figata giocare al suo fianco».

E’ vero che nello spogliatoio fa ridere tutti?

«Sì! Ti sorprende anche lì. Lo vedi tutto serio e poi se ne esce con una battuta o uno scherzo e ti sembra incredibile vederlo così allegro».

A proposito di spogliatoio, Ferguson è un duro come appare a noi?

«No. E’ un tipo rilassato e anche lui è un tipo a cui piace ridere nello spogliatoio. Certo in tv lo vedete tutto serio, ma nello spogliatoio sa essere alla mano».

Ma allora è una leggenda metropolitana quella delle urlate che rifanno la pettinatura ai giocatori?

«Beh, qualche volta grida, ma è normale che un allenatore lo faccia. Ma non è sempre così, è più spesso rilassato».

E com’è Conte?

«In allenamento è pure più serio di Ferguson, pretende massima concentrazione. E mi piace, perché è un vincente. Lui vuole solo vincere e ti fa capire come farlo. Penso di potermi migliorare molto con uno come lui».

Che cosa pensa di dover migliorare del suo gioco?

«Tutto! (ride) Devo migliorare nel box to box??».

Cos’è il il box to box? Significa da un’area all’altra…

«Esatto, significa che devo essere bravo a difendere, ma anche ad attaccare. Cioè devo migliorare nel catturare la palla ed essere più attento a come gestirla e a dove mandarla».

E in che cosa pensa di essere bravo?

«Beh, penso proprio nella duttilità: ho le gambe per difendere e anche per attaccare, devo lavorare su questa qualità».

I tifosi non la conoscono, ci racconti un po’ di lei.

«Sono un ragazzo normale. Mi piace ascoltare la musica, parlare al telefono con i miei fratelli, stare a casa con la mia famiglia, giocare coi videogames e fare shopping!».

Torino va bene per lo shopping?

«Sì, anche perché vivo in centro. Devo solo scendere le scale e ho un sacco di bellissimi negozi. Meglio di Manchester!».

In cosa spende di più?

«Vestiti! Questo l’ho preso da mia mamma… Sono in grado di cambiarmi due volte al giorno. La moda è la mia piccola debolezza».

Si dice che i suoi fratelli siano i suoi primi critici?

«Vero. Sono calciatori pure loro, sono due gemelli: Florentin gioca nel Sedan in Francia e Mathias in Inghilterra nel Crewe Alexandra. Guardano le mie partite e mi dicono cosa ho sbagliato e cosa ho fatto bene. Mi fanno piacere i loro consigli: sono i miei fratelloni e siamo molto legati».

Avete mai giocato insieme?

«Solo per strada a Lagny-sur-Marne, dove siamo nati».

E lei era già il più forte?

«No! E forse non lo sono neppure ora… Giocano in piccole squadre perché sono stati sfortunati, ma per me sono fortissimi».

Li consigliamo a Marotta?

«Magari… Sarebbe il mio sogno vedere i tre Pogba insieme (ride) ».

Balotelli l’ha chiamata dopo i gol con la Juve?

«No! Non siamo così amici. Ci conosciamo, se ci incontriamo ci salutiamo e prendiamo un caffè insieme. Qualche volta siamo andati a mangiare insieme a Mino (Raiola, agente di entrambi, ndr )».

Che consigli le dà Raiola?

«Di essere serio e di migliorare sempre. Mi dice sempre la verità e mi tiene con i piedi per terra. Dopo il gol contro il Napoli mi ha detto: è solo una partita, la tua carriera deve essere lunga, continua a lavorare, non ascoltare i complimenti. Hai diciannove anni e devi diventare sempre più forte. Lo ascolto… E’ uno che ha lavorato con gente come Nedved e lavora con Ibrahimovic, sa cosa devono fare i campioni. E io sono orgoglioso di essere nella sua scuderia e voglio esserne degno. L’unica cosa, quindi, è allenarsi e lavorare duro».

Che differenza c’è fra l’Old Trafford e lo Stadium?

«Non molta: atmosfera pazzesca. A parte che qui i tifosi cantano una canzone con il mio nome. E questo è meraviglioso».

La prima volta che è successo si è emozionato?

«Sorpresa. Felicità. E’ una sensazione di energia veramente mostruosa: sentire i tifosi che ci caricano ci spinge oltre il nostro massimo».

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