Il centrocampista racconta gli inizi della sua carriera e la sua avventura in bianconero

Roberto Maximiliano Pereyra, centrocampista della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista al “QS” parlando degli inizi della sua carriera ma anche del presente e del futuro. Pereyra ha ringraziato la sua famiglia per i sacrifici fatti negli anni e ha confessato di aver capito di voler diventare un calciatore a 10 anni. L’ex Udinese ha iniziato a giocare a Uta e poi un giorno, dopo esser stato inserito in una rappresentativa di Tucumano, dove è nato «ci hanno portato a giocare a Mar del Plata, a Buenos Aires, mi hanno visto e così ho iniziato con i Cadette di San Martino. Lì mi hanno visto gli osservatori del River e mi hanno fatto il contratto, il primo da professionista. Avevo 17 anni. Mi scoprì Juan Esnaider».

L’ARRIVO IN ITALIA – Dopo il River è arrivata la chiamata dall’Italia, dall’Udinese: «Sergio Furlan, il mio amico, procuratore, un giorno è arrivato e mi ha detto vedi che ci sono gli osservatori dell’Udinese, gli ho risposto va bene, andiamo gli ho detto, proviamo, non mi immaginavo di andare così lontano. Dopo una settimana volevo tornare a casa ma poi mi sono ambientato e sono uscito da quel periodo nero». Poi arrivò la grande occasione, con l’infortunio di Isla e Pereyra non ha piùù lasciato la maglia da titolare dell’Udinese fino al giorno del suo passaggio alla Juventus: «Allegri mi ha dato fiducia e questo è importante. C’è stata l’opportunità, ho risposto, ho fatto semplicemente il mio dovere. La mia partita più bella? Il ritorno con il Borussia ma devo migliorare, devo segnare di più».

IL PRESENTE – Pereyra ha parlato anche dell’attualità e del sorteggio di Champions League che vedrà la Juventus impegnata contro il Monaco: «Non ho esultato, non scherziamo. Da fuori dicono che è facile, ma nel calcio e in particolare in Europa non c’è niente di facile. Il Monaco è una grande squadra, dobbiamo giocare, tutti pensano che sia fatta, sarà dura. Se abbiamo svoltato in Europa? Sì, ma è solo il primo passo». Chiosa sulla convocazione in Nazionale: «E’ stato un sogno nel sogno, ora non voglio più fermarmi».