2016

Juve-Napoli, i km e il bel gioco

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La vittoria nell’intensità: la Juventus ha saputo vincere contro il Napoli non dimostrandosi superiore lungo i 90 minuti, ma traducendo in gol i momenti decisivi

Voglio partire da una testimonianza personale per leggere il big-match di sabato sera. E poi proporre un ricordo su un confronto di due decenni fa che la dice lunga sulle aspettative sbagliate che si creano attorno agli incontri tra le migliori del campionato, rarissimamente spettacolari quando le forze sono equilibrate (diverso è il caso di sproporzione nei rapporti di forza che si vanno a determinare talvolta, soprattutto in certe edizioni del Clasico in Spagna). Intanto, Moreno Torricelli. Presente in studio a Jtv, ci racconta di come lui abbia visto una gara estremamente emozionante e ci spiega per filo e per segno (doverosamente) come Juventus-Napoli sia stato un raro esempio d’intensità. E molti degli errori, pertanto, vadano spiegati attraverso la velocità d’esecuzione di tante giocate e – ancor più – dal modo con il quale i partenopei abbiano proposto un pressing attraverso attaccanti che quando ti arrivano addosso sono delle autentiche schegge e ti obbligano a una soluzione immediata, quasi istintiva. Di conseguenza, gli esteti che obiettano circa la qualità della sfida, più che al circo (dove spesso li indirizza Allegri nelle conferenze della vigilia…), è bene che guardino la realtà dei fatti e si rendano conto delle vere dinamiche della partita. Che anche nel primo tempo, dove hanno decisamente la meglio le fasi difensive, non concede grandi emozioni perché mancano importanti occasioni da gol, ma non presenta mai un attimo di tregua e mette in evidenza un’enorme concentrazione reciproca.

Poi, mi viene in mente Juventus-Milan che si giocò il 30 ottobre 1994. Una partita “epocale” perché si intuì che i bianconeri avrebbero potuto strappare il tricolore ai rossoneri. Per meglio dire, però, quella gara la si può anche descrivere come uno dei tanti atti di nascita dello squadrone di Marcello Lippi contro la formazione campione d’Europa in carica, che pochi mesi prima aveva umiliato il tanto celebrato Barcellona di Cruyff. Ebbene, quel giorno la Juve vinse 1-0 con insolita rete di Roberto Baggio su colpo di testa. Di opportunità ce ne furono pochissime. Ma il messaggio fu molto chiaro e fondamentale, anche se tutti abbiamo in testa gare più probanti come il 3-2 sulla Fiorentina: quella squadra era in grado di estrarre il massimo da giornate non perfette. E, soprattutto, sapeva stare dentro i propri limiti ed era in grado di annullare o comunque diminuire sostanzialmente le virtù altrui.

Forse il significato dei 3 punti guadagnati contro il Napoli, al di là degli effetti in classifica che riguardano più gli uomini di Sarri che quelli di Allegri, sta proprio in questo. E, se volete, che esattamente come nello scontro diretto ben più importante deciso da Zaza la scorsa stagione, la Juventus ha saputo vincere non dimostrandosi superiore lungo i 90 minuti, ma traducendo in gol i momenti decisivi.

Ed ecco, appunto, l’importanza di non smarrirsi di fronte all’intensità altrui e di sapere valorizzare la propria quando è cresciuta dopo l’1-1, con i bianconeri che hanno trovato la forza e l’energia per riposizionarsi davanti. Un dato è particolarmente indicativo: rispetto alla gara inaugurale del campionato contro la Fiorentina, la Juventus ha corso ben 7 km in più (ecco cosa significa la preparazione e le sue diverse fasi…). E contro il Napoli, per vincere non ha avuto bisogno di correre come i suoi avversari, anzi, significa che evidentemente la distribuzione degli sforzi lungo il campo è decisamente più produttiva (il che, anche in termini temporali, significa prevedere una Juve più fresca quando la stanchezza si farà sentire).

Quanto poi all’ideologismo sul bel gioco, nuova corrente cultural-calcistica davvero superficiale, non c’è altro da dire se non una constatazione che assume grande valore quando poi si vede la Roma non andare oltre lo 0-0 a Empoli dove la Juve segna 3 gol in 5 minuti del secondo tempo: stabiliamo una volta per tutte un’unità di misura. E diamo una patente di nobiltà estetica solo a chi garantisce una continuità di risultati significativa.

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