Juventus, mancava un Top Player o mancava un Quagliarella? - Calcio News 24
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2012

Juventus, mancava un Top Player o mancava un Quagliarella?

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 “Alla Juventus manca un top player”. Un’estate intera a parlare e scrivere questo ritornello, fino all’inizio del campionato, quando tutto torna a ripetersi. I bianconeri segnano una media di due gol a partita, vincono 9 partite su 10, ma non basta: “manca” sempre un top player. Tutto questo finché i bianconeri di Conte non perdono contro l’Inter, in maniera meritata, ed allora si sprecano i rimpianti estivi, quei sogni di mezza estate tra un tè ghiacciato ed una Gazzetta dello Sport che ti aggiorna puntuale sulle trattative per l’acquisto di van Persie o Jovetic, nomi che il 31 Agosto non compaiono nella rosa juventina per la stagione successiva ed, anzi, si convertono nel “colpo” Bendtner, lasciando al tifoso l’amaro in bocca. Quindi, alla Juventus, manca un top player, perché quelli inseguiti hanno fatto altre scelte, per cuore o per denaro.

È finito il tempo del calciomercato e del tè freddo, adesso il tè è caldo, l’ombrellone da spiaggia è chiuso e La Gazzetta si legge davanti al caminetto. Serviva una fredda giornata autunnale alla Juventus per trovare il proprio top-player, anzi, per riscoprirlo. Serve la fiducia dal primo minuto a Fabio Quagliarella per illuminarsi d’immenso, per far sembrare tutto facile e mettere a tacere, almeno per un po’, quei discorsi sulla mancanza del fatidico top-player e sulla squadra bella ma poco concreta.

Analizzando più a fondo, il gioco della Juventus di Conte, quest’anno, è stato meno spettacolare rispetto alla scorsa stagione, con ritmi più bassi. Il motivo? Certo non la mancanza di un bomber in attacco, poiché la manovra parte da dietro e, se c’è stato un punto di debolezza in questo campionato, non è certo l’arsenale offensivo. A prescindere dalla qualità e continuità del gioco, i risultati, e quindi i punti in classifica, sono arivati ugualmente. Tutto in linea con le ipotesi di inizio anno, quando la Juventus veniva data come favorita, finché non s’imbatte in un’Inter all’altezza. Una sconfitta, quella nel “derby d’Italia”, che ha riportato a galla le critiche dovute all’assenza del top-player.

Poi, un lampo a ciel sereno: Fabio Quagliarella. A Pescara, a pochissimi kilometri da Chieti, dove in Serie C1 qualche anno fa esplose definitivamente, l’ex attaccante del Napoli rinasce e si riprende la Juventus. Quella Juventus che due anni fa soltanto un infortunio gli tolse, quando segnava a ripetizione ed era subito diventato beniamino dei tifosi. Nel 6-1 che gli uomini di Conte e Alessio rifilano al Pescara, Quagliarella segna un tripletta, la prima della sua carriera. Non poteva scegliere un momento migliore per farla. A fine partita lo cercano tutti, lo vogliono davanti ai microfoni, quasi fosse un van Persie o un Jovetic. Lui sorride, non fa polemiche, è il ritratto della felicità. Senza rabbia, è solo contento per stasera, al resto si penserà dopo.

Il resto, forse, è proprio quello che alla Juventus pareva mancasse: un attaccante che in campionato, quando gioca più di 60 minuti, segna sempre e che in Champions ha una media di un gol ogni 37 minuti grazie alle due reti siglate in 3 partite (senza mai giocare più di 30 minuti in un singolo match). Quagliarella adesso è questo: è colui che in Serie A ha una media di un gol ogni 62 minuti, eppure da titolare gioca solo cinque volte su 12 gare e non rimane mai in campo per 90 minuti. Vederlo giocare così, sempre pericoloso, veloce e reattivo è certamente un rimpianto diverso per il tifoso juventino, che tante volte lo ha visto scendere in panchina, mentre i giornali invocavano incessantemente il mancato arrivo del “top-player”. Alla Juventus mancava, dicevano. Alla Juventus mancava un Quagliarella, risponde il campo.