2013

Juventus, Jugovic: «Prenoto un posto per Wembley»

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CHAMPIONS LEAGUE JUVENTUS JUGOVIC – Il suo gol resta stampato nella memoria dei tifosi bianconeri, esplosi di gioia il 22 maggio 1996 dopo il suo rigore, che ha dato la Champions League alla Juventus dopo la finale contro l’Ajax: parliamo di Jugovic, che non potrà mai dimenticare quella storica serata. «Non potrò mai dimenticare quel gol, quel tiro dagli undici metri resta scolpito nella mia mente. Che brividi, l’abbraccio dei miei compagni, la gioia dei tifosi», ha dichiarato a Tuttosport l’ex centrocampista, che ha analizzato il cammino attuale della Juventus: «Quarti? Una grande impresa, non c’è che dire. Non è mai facile raggiungere un risultato del genere e i bianconeri ce l’hanno fatta. Complimenti. Il girone di qualificazione  non era facile. C’era il Chelsea, la squadra campione in carica, oltre agli ucraini dello Shakhtar che nelle ultime edizioni hanno sempre fatto bene. La Juve è arrivata davanti a tutti, non si è accontentata del secondo posto. Segno di grande forza. Celtic? Ecco, proprio contro gli scozzesi i bianconeri hanno dimostrato di essere super dando una prova di forza eccezionale. Cinque gol in due partite e nessun problema. Certe prestazioni lasciano il segno anche alle prossime squadre avversarie. Dopo aver dominato in Italia con il primo posto, la Juve ha mandato un segnale all’Europa».

Jugovic ha parlato poi del sorteggio e delle chance bianconeri di arrivare a Wembley per la finale: «Aspettiamo il sorteggio, ma con le squadre che sono ancora in ballo ogni partita sarà una battaglia. La Juve è una squadra tosta, compatta, che sa lottare in ogni momento. Se la può giocare con tutti, anche contro il Barcellona. Di questo sono sicuro: poi, è chiaro, dipenderà dalla fortuna. Cosa mi piace della squadra? La voglia, la forza fisica, la corsa. Si vede che è allenata da Conte. La squadra ha le sue stesse caratteristiche, assomiglia a lui, è uguale a lui. Non molla mai: e in una competizione come la Champions è fondamentale. Finale? Sì, è possibile, ci può stare. In 180 minuti può succedere di tutto. E quella sera mi piacerebbe essere a Londra con la squadra. Spero che Andrea Agnelli si ricordi di me, vorrei essere lì. Ci terrei tanto, magari per festeggiare un’altra impresa». 

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