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2016

Critiche infondate: Pjanic, impatto super

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Miralem Pjanic al centro delle critiche che hanno investito la Juventus negli ultimi giorni: l’analisi

Se la sono presa un po’ tutti con Miralem Pjanic, colpevole di non essersi affermato a pieno nel centrocampo della Juventus, in questi suoi primi mesi bianconeri. Indiziato numero uno nella questione della mancata sostituzione di Paul Pogba: ossia di un centrocampista in grado di portare materialmente il pallone dalla propria metà campo a quella avversaria, nel gergo trattasi di un interprete box to box.

I NUMERI DI PJANIC – Cerchiamo di mettere ordine nella vicenda e, come sempre consigliabile, si parta dai numeri puri: Miralem Pjanic ha firmato quattro reti e tre assist in dieci gare di campionato disputate. Una statistica mai riscontrata nel corso della sua carriera: mai in un avvio così prolifico, mai in proiezione, lì dove oggi si assesterebbe su un campionato da oltre dieci gol, più di quanti ne abbia realizzati nel suo massimo di carriera e come avrebbero fatto Pogba e Vidal nei loro massimi bianconeri (8 ed 11, Pjanic segna ampiamente più del francese ed in linea con il cileno). Dieci, nella sua ultima Serie A vissuta con la maglia della Roma. La splendida punizione di Verona è peraltro decisiva nella conquista della vittoria: un pareggio, con la Juve già sulle gambe nella ripresa del Bentegodi, avrebbe anticipato la discussione sul momento di difficoltà bianconero.

L’IMPATTO – Se non bastasse vanno aggiunti il gol e l’assist firmati in Champions League: il suo timbro ha peraltro aperto le danze nella fondamentale vittoria di Zagabria sul campo della Dinamo, senza dimenticare la rete con cui avrebbe (poi ingiustamente annullatagli) sbloccato lo scontro diretto di San Siro con il Milan, poi perso per via della prodezza del giovanissimo Locatelli. L’impatto di Pjanic è dunque insindacabile sotto il profilo dei numeri: di altissima caratura per un centrocampista di ruolo. Pagato appena 32 milioni di euro: con i valori che ballano nell’attuale palcoscenico del calciomercato internazionale, in tanti (tutti) firmerebbero per portarsi via a queste cifre un centrocampista classe ’90 così presente. E con un fondamentale che lo differenzia da tutta la platea: la balistica. I calci di punizione di Miralem Pjanic sono uno spettacolo per gli occhi e rappresentano un’arma di indiscutibile peso nell’economia di una squadra: prima di concedere fallo alla Juventus nei pressi dell’area di rigore ci si pensa due o tre volte insomma, con i difensori giocoforza condizionati da questo ulteriore fattore. Se non riuscite ad attribuire la giusta incidenza a questa circostanza, pensate alle squadre che invece non sono dotate di un reale battitore.

LA QUESTIONE TATTICA (1) – Andiamo al cuore della vicenda: Pjanic è aspramente criticato per non apportare ancora un reale contributo allo sviluppo del gioco bianconero. Secondo i suoi detrattori è un corpo spurio nell’equilibrio tattico della Juventus, non trova una reale collocazione in campo e finisce con lo sparire dalla partita. Non è dunque un riferimento per i compagni, non ha preso in mano la squadra, in soldoni non ha compensato il pesante addio di Paul Pogba. Rispondiamo partendo da quest’ultimo punto, in modo tale da sgombrare il campo dai dubbi: Pjanic non è Pogba. Non ha quelle caratteristiche, fisiche e di personalità, non ha il suo valore di mercato: uno va via per 32 milioni, l’altro per 105 milioni di euro, così diventando il calciatore più pagato nella storia del calcio. Qualcuno aveva pensato di sostituire il giocatore più pagato di sempre con Pjanic? Problemi vostri. Solo problemi vostri. E qualcuno pensa che perdere nel confronto con il primo della classe tolga qualcosa al diretto interessato? Problemi ancora vostri.

LA QUESTIONE TATTICA (2) – Poi l’argomentazione prettamente tattica: Pjanic ha palesemente altre caratteristiche rispetto al francese, più legato ai suoi fondamentali ed alla posizione, fetta di campo che l’ottimo Allegri ancora non gli ha trovato. Non c’è tuttora nella Juventus un vestito cucito sulle dimensioni di Pjanic. Non è ovviamente un qualcosa fatto ad personam: nessuno ce l’ha con Pjanic e ci mancherebbe altro, ma le continue modifiche che l’allenatore bianconero ha apportato al suo centrocampo in questa prima fetta di stagione – correttivi alla ricerca di un equilibrio ancora non perfettamente raggiunto – hanno ovviamente condizionato anche le prestazioni del bosniaco. A tratti peraltro lasciato in panchina e tirato fuori dalla contesa: scelta che certamente non ha gonfiato il suo ego. Insomma si è riscontrata finora una legittima confusione: è un puzzle che non si risolve con uno schiocco di dita, non è immediato trovare istantaneamente le giuste coordinate agli addii prima di Pirlo e Vidal, poi di Pogba. Non date sempre tutto per scontato. In questo turbinio però – in turbinio comunque da primato della classifica e del girone di Champions League, archiviato con un turno d’anticipo – ci è rientrato con tutte le scarpe Miralem Pjanic: ma, come potete intuire, è dipeso soltanto in parte da lui.

 

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