2016
Juventus: negli assist c’è la forza tecnica
Cinque anni tricolori e cinque assistmen bianconeri diversi
Il mantra di Allegri nel suo biennio juventino è stato uno solo. A costo di apparire monotematica, la sua insistenza sulla prevalenza della tecnica è stata la modalità proposta e perseguita affinché una squadra già a rischio sazietà riuscisse a riproporsi con ancora maggiore efficacia di quanto si era verificato con Antonio Conte (è stato il nuovo mister a garantire per ben due volte l’accoppiata scudetto-Coppa Italia, oltre a portarci in finale di Champions League). Per capire quanto fosse importante questa crescita si possono indagare tante cose, probabilmente molte delle quali riassunte nel passaggio da un’andatura di gara aggressiva qual era quella del primo anno a una gestione del tempo dei 90 minuti sicuramente più matura e consapevole come si è verificato nelle ultime due stagioni. Un test interessante per leggere la trasformazione interna al quinquennio bianconero può essere andare a verificare chi sono stati i leader negli assist vincenti delle rispettive stagioni. E’ un focus significativo perché ogni anno è cambiato l’uomo in grado di mandare in gol i compagni. Più ancora dei goleador (nelle prime due stagioni contiane il migliore non è andato oltre lo score delle 10 reti), è nell’identikit del rifinitore che si capiscono meglio le dinamiche e l’efficacia del gioco proposto. La Juve di Conte nasce all’insegna di Pirlo. Ricordate il dibattito estivo del 2011? Il 4-2-4 del nuovo mister era il modulo adottato a prescindere da un acquisto voluto fortemente da Marotta come gigantesca opportunità di mercato (gli storici del futuro vedranno proprio in questa mossa che ha indebolito il Milan e rafforzato la Juventus il punto di svolta del decennio). Eppure, al di là dei disegnini su carta e delle proposizioni teoriche che lo stesso Conte amava ribadire per dare certezze al gruppo, quella Juve si trasformò e non poco in corso d’opera, passando a diversi moduli. E per farlo, Pirlo fu la pietra angolare di ogni costruzione, di ogni coraggioso tentativo di variare lo spartito. Andrea, in quell’incredibile campionato da imbattuti, si presentò nella gara inaugurale con due passaggi al millimetro e al centesimo di secondo per Lichtsteiner e Marchisio, due degli autori del poker rifilato al Parma. Poi, ci furono altri 10 assist a fare la differenza: la perfetta dimostrazione che un regista completo – e che a Torino è ulteriormente cresciuto – può stare contemporaneamente davanti alla difesa ed essere l’uomo che ti manda in rete. L’anno dopo c’è la grande novità che testimonia la crescita dei meccanismi che Conte vuole a memoria e che la squadra mette in atto con aumentata sicurezza. L’uomo decisivo diventa Vidal: il cileno entra nell’immaginario come mezzala moderna che segna, ma quello che le cifre rivelano (ed è stato un po’ dimenticato) è che la grande novità consiste nella quantità di invenzioni in zona gol che fa a favore dei compagni. L’esperienza di Conte si chiude al terzo anno con una sorpresa (anche questa poco ricordata, anzi, non sono pochi i tifosi che sminuiscono il suo contributo offensivo): è Lichtsteiner a regalare cross e ancor più passaggi determinanti dentro l’area. Ne beneficia soprattutto Llorente, non di rado servito con palloni rasoterra facili da depositare in rete. Non si tratta di exploit individuali dello svizzero, ma di manovre perfettamente sincronizzate che lo trovano puntuale.
JUVENTUS: LA CLASSIFICA DEGLI ASSIST
Con Allegri cambia tutto. E per la prima volta, è un attaccante a imporsi come grande suggeritore proprio perché il più fedele interprete della dimensione tecnica richiesta dal nuovo mister. Il Carlitos Tevez del 2014-15 è libero d’inventare ancor più di quanto lo spinga la sua indole, “libertaria” già di suo alla massima potenza. E nonostante sappia inventare gol dal nulla, l’argentino ha la sensibilità del vincente e no si fa certo pregare nell’offrire il pallone giusto al compagno meglio piazzato. Il 10 di Tevez finisce sulle spalle di Paul Pogba. Certo, il francese non ha nulla del 10 classico, ma ha molto del giocatore nuovo, ancora difficile da catalogare per l’originalità del suo repertorio. E tra le sue grandi qualità, c’è proprio quella dell’ultimo passaggio. Che cresce considerevolmente, fino a toccare livelli che non si vedevano dai tempi di Pirlo. La copertina la merita il lancio per Mandzukic a Manchester. Come un regista, per di più in un momento problematico della sfida e della stagione. Alla faccia di chi non lo considera un uomo realmente decisivo, prigioniero di un presunto eccesso di narcisismo. La sfida del nuovo anno è di quelle che meritano. Perché da Roma è arrivato uno come Pjanic, che nella squadra precedente non aveva rivali nel confezionamento di gol altrui. E senza Morata, uno che era cresciuto molto in altruismo, toccherà probabilmente a Dybala assumersi qualche responsabilità in più in tal senso. Il “primato” di Pogba verrà insidiato, ma è anche da questa pluralità di opzioni che si percepisce la forza tecnica della Juventus.