2012

Juventus, campioni d’inverno senza top player

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Si dice che una buona squadra sia da considerarsi grande, soltanto quando inizi a vincere anche le partite in cui non convince. Non che la Juventus di ieri non abbia convinto, perché i guanti lindi e intatti di Buffon, i due pali colpiti e le diverse occasioni create, ne sono una concreta testimonianza; ma quando si è abituati ad ammirare ritmi altissimi e 20 palle gol a partita, non appena i numeri si ridimensionano, pur mantenendosi al di sopra di quelli delle altre squadre italiane, la differenza si percepisce. Paradossalmente ciò che emerge maggiormente dalla gara contro il Cagliari è infatti la grande condizione fisica dei bianconeri che, non a caso, si confermano la squadra che ottiene più punti nell’ultimo quarto d’ora. Un primo tempo certamente non brillante viene capovolto tanto dall’entrata in campo di Vucinic, imprescindibile anche con le stampelle, quanto da Antonio Conte, che torna protagonista tra le sfuriate negli spogliatoi durante l’intervallo e le esultanze degne del più accanito capo ultras. Già, quell’Antonio Conte che, conquistando 94 punti nell’anno solare, batte il record detenuto da un’altra Juventus, quella imperforabile, ricca di campioni, guidata da un certo Fabio Capello. Ed è proprio questa una delle argomentazioni utilizzate dal tecnico juventino per far capire quanto di straordinario stiano realizzando i suoi ragazzi, a suo parere troppo spesso esaltati per la loro corsa e grinta, ma non abbastanza per la loro qualità e il loro gioco, divertente e vincente. L’allenatore salentino si dimostra il vero top player anche nella gestione dei cambi, perchè se Vucinic dà la svolta alla partita, con Matri bissa la mossa dello Stamford Bridge, in cui l’inserimento di Quagliarella, bomber in crisi, ne determina la rinascita personale, nonché punti imprescindibili per la squadra. Ad una giornata dalla conclusione del girone di andata e ad una passo dall’inizio della sezione invernale del mercato, le priorità della dirigenza bianconera sembrano concentrarsi più su un difensore mancino e polivalente, che sappia giocare anche come quinto di centrocampo, piuttosto che su un bomber di razza, insomma uno di quelli che sappia buttarla dentro. Perché se lo stop di Chiellini, che assieme a Barzagli e Chiellini forma il vero punto di forza della squadra, la partenza di Lucio e l’assenza di Asamoah per la Coppa d’Africa sembrano preoccupare vista l’importanza del ruolo e le difficoltà del mercato di gennaio, l’assenza di un attaccante da 20 gol a stagione sembra più un pregio che un difetto. Certamente là davanti il fatto che nessuno, ad esclusione di Vucinic, sembri inamovibile, fa sì che tutti siano sulle spine, diano sempre il massimo e ogni volta che entrino in campo siano funzionali al gioco di squadra, mettendoci cuore, corsa e sacrificio. A fronte di tutto ciò, siamo sicuri che farebbe più comodo una prima donna come Drogba, che tralasciando ingaggio e stipendio, potrebbe alterare gli equilibri di spogliatoio piuttosto che uno come Peluso, italiano, giovane e utile alla causa?

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