2013

Juventus, Buffon: «Voglio la Champions. Smetterò quando…»

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ITALIA JUVENTUS BUFFON – Intervista esclusiva quella concessa da Gianluigi Buffon ai francesi di Canal+, con cui ha parlato della Juventus, della sua vittoria in azzurro e della sua carriera. Il portiere bianconero in merito alle chance in Champions League della sua squadra ha dichiarato: «Vincere? Se lo dicessi, risulterei un po’ troppo ottimista e presuntuoso. E’ il primo anno che torniamo in Champions League, dopo due nostre ultime edizioni scadenti, quindi è già una bella soddisfazione. Non l’ho mai vinta, l’ho solo vista da vicino, non sono riuscito a prenderla, perché abbiamo perso ai rigori. Rappresenta un rimpianto, anche se sono passati dieci anni, uno o due volte al mese ci penso per cinque secondi, l’unico modo per farmela passare sarebbe vincerla».

Il capitano della Juventus ha anche parlato di Paul Pogba, arrivato in estate dal Manchester United e già fattosi apprezzare per le sue qualità: «Pogba è un gran giocatore, sin dai primi allenamenti ne parlavamo con i compagni.  Ha la testa giusta per fare il calciatore a grandi livelli e anche delle grandi qualità».

Buffon è poi tornato indietro, riavvolgendo il nastro della sua storia calcistica, ma tenendosi ben saldo al presente: «I migliori ricordi sono sempre legati a quando ero ragazzo, perché ti porti dietro un entusiasmo, una voglia di giocare e di dimostrare chi sei che chiaramente più vai avanti e meno hai, perché poi sei già conosciuto e non devi dimostrare nulla. La grandezza di un giocatore sta lì: crearsi degli stimoli per poter ancora far parte dell’èlite. Mondiale? E’ un bel ricordo che ti costruisci dopo, perché la tensione, le polemiche attorno ad una partita, l’importanza della gara non ti fanno vivere con piacere la gara stessa, dopo qualche mese riesci ad apprezzarlo, lì per lì è dura. Testata Zidane? Non ho dei ricordi nitidi della partita, la tensione era talmente grande che sembra quasi che non sia tu a giocare», ha spiegato il numero 1 dell’Italia, che ha selezionato quelli che, a detta sua, sono i migliori colleghi tra i pali e fissato gli obiettivi per il futuro: «Casillas, Cech, Neuer, Hart, Lloris, Sirigu. Sarei un po’ troppo di parte nel dire “io”. La bravura di un giocatore si misura dal momento in cui questo giocatore smette di giocare, perché si torna indietro e si riavvolge il nastro della carriera e si capisce se è stato il più bravo. Voglio continuare a giocare finché ho gli stimoli che mi permettono di rimanere nell’élite, madre natura qualcosa di importante me l’ha donato ed io devo rispettare questi doni, quando li perderò smetterò di giocare, perché non avrebbe senso finire la carriera da portiere normale, non lo sono mai stato e non vorrò mai esserlo».

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