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Maurizio Arrivabene: «Juve, la SITUAZIONE che ho trovato era DIFFICILE. Andrea Agnelli lo sento ancora. L’inchiesta sulle plusvalenze? Ecco COSA penso…»

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Maurizio Arrivabene è stato intervistato dal Corriere della Sera, rilasciando alcune interessanti dichiarazioni

Dopo un lungo silenzio, Maurizio Arrivabene è tornato a parlare. Lo ha fatto con una lunga intervista sul Corriere della Sera e, insieme a tante riflessioni sulla Ferrari e la Formula 1, non mancano quelle relative alla Juventus, con la confessione di sentirsi ancora con Andrea Agnelli.

IL CALCIO DI OGGI – «Spesso, durante le partite delle giovanili, e capita ovunque, si vedono diversi genitori gridare contro gli avversari. C’erano dei camper fuori dal centro di Vinovo della Juve, ci vivevano alcune famiglie che avevano lasciato il lavoro per seguire i propri figli, per loro erano talenti certi. Veramente diseducativo, mancano sorrisi e spensieratezza. Ai miei tempi gli osservatori giravano per oratori o nei più laici “campetti”, era un calcio più felice. Se eri scarso non ti gettavano la croce addosso,ai campetti si andava in bici, le squadre si formavano scegliendosi a turno mischiando quelli forti a quelli che lo erano meno, ma una volta fatte le scelte tutti diventavano squadra. Ora fin da bambini tutto è diventato iper professionale con genitori che fanno salti mortali per “scaricare” i figli agli allenamenti: sarebbe meglio una pizza in più con i figli e un allenamento in meno».

JUVE: UNA GESTIONE SPREGIUDICATA – «Premetto che nel periodo in questione io ero nel cda in qualità di consigliere senza deleghe e in un momento che a causa del Covid ci si riuniva in videoconferenza. Allora la strategia della società mirava ad una forte espansione iniziata in precedenza con l’acquisto di Ronaldo e l’obiettivo era vincere la Champions ed entrare in modo solido e duraturo tra le grandi d’Europa: di conseguenza sono stati fatti altri acquisti, poi il Covid ha complicato le cose. Ho iniziato il mio lavoro da dirigente il primo luglio 2021 trovando una situazione piuttosto pesante a causa degli investimenti precedenti. Ovviamente la pandemia aveva aumentato i problemi, i costi di contratti molto onerosi avevano creato una situazione piuttosto difficile. Cosa dovevo fare, andare in tv e dire abbiamo sbagliato a spendere troppo? Vi immaginate la reazione di tifosi e media? In silenzio mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a lavorare, quell’anno grazie ad alcune vendite e all’acquisto di soli due giocatori, Locatelli e Kean, facemmo un mercato morigerato subendo anche critiche».

L’INCHIESTA SULLE PLUSVALENZE «Le cose vanno avanti. Continuo a credere nella giustizia»

LA GIUSTIZIA SPORTIVA – «Vedremo cosa dirà la Corte Europea».

PIU’ DIFFICILE LAVORARE IN FERRARI O ALLA JUVE
«Mi date l’occasione per chiarire la mia esperienza alla Ferrari. Nessuno mi ha cacciato, altrimenti dopo non sarei andato alla Juve. Avevo un contratto di quattro anni e non è stato rinnovato, non abbiamo trovato un accordo. Non ero solo team principal ma anche managing director, deleghe date da Marchionne, la Ferrari era stata da poco quotata e la Scuderia doveva essere il fiore all’occhiello».

MEGLIO LA F.1 DI ECCLESTONE O DOMENICALI««Impossibile paragonare due mondi diversi. La F1 attuale deve tanto a Bernie. Non c’è futuro senza un solido passato, Stefano è un ottimo manager ed è stato anche l’unico a vincere un titolo con la Ferrari. La F1 di oggi è uno show globale, in grado di competere con intrattenimento e videogame. Lo dicevo anni fa e mi prendevano in giro».

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