2009

Juventus, Amaurì ‘l’italiano’: “Ho trovato una Patria”

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L’attaccante brasiliano della Juventus, Amaurì, intervistato da La Repubblica, ha ammesso che la sua cittadinanza italiana è ormai prossima e chiede al Bel Paese di accoglierlo con serenità : “Tranquilli, so cantare l’inno. E non sono un raccomandato, non ho usato scorciatoie. Ho fatto dieci anni di gavetta, l’Italia l’ho girata tutta, da sud a nord, da Palermo a Torino. Sono stato un ragazzo con la valigia per tanto tempo, oggi scelgo una patria. Da uomo e da giocatore. Non sono più un ragazzino, ma ci tengo alla maglia azzurra. Voglio dare problemi a Lippi, in senso buono. Voglio riuscire a giocare bene nella Juve, a meritarmi la convocazione. E ripeto: fossi rimasto in Brasile non sarei mai riuscito a fare carriera. Sono un emigrante all’incontrario. Cosa mi ha colpito di più del calcio italiano? Il senso del lavoro che c’è nel calcio italiano. La sua organizzazione. E lo dice uno abituato a lavorare, anche perchè prima di giocare ho fatto l’autista, l’operaio in una fabbrica di carbonella, il commesso di supermercato. E come eroe ho avuto mio padre, camionista, che non ha mai mancato un giorno. Da lui ho imparato l’affidabilità , non ho mai cercato scuse, cerco di ignorare ogni piccolo malanno”.

Sui possibili dissidi con gli altri giocatori della Nazionale: “I giocatori non mi vogliono? Se meriterò non vedo perchè escludermi. I tifosi sono contrari? Guardino il Paese: chi lavora in fabbrica, chi cura i vecchi? Gente venuta da fuori. O volete una Nazionale ariana? A tutti vorrei ricordare Le Pen, a giugno ’98 se la prese contro i troppi neri che giocavano nella Francia, e un mese dopo quella nazionale diventò campione del mondo. Per questo io oggi giuro felice”.

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