2018

Juve, da 22 anni ce n’è sempre una: Allegri ha un solo modo per cambiare storia

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La Juventus in Europa come il Napoli in Italia: 22 anni a cercare motivazioni (e scuse) a una verità semplice ed onesta. Allegri magari non potrà vincere, ma ha l’occasione per cambiare questa storia

Sono 28 anni circa che il Napoli, l’avversaria più accreditata della Juventus degli ultimi tempi, non vince uno Scudetto. C’è però sempre un motivo valido per cui il Napoli non vince lo Scudetto: lo strapotere economico sabaudo, gli arbitraggi contrari (o a favore dell’altra squadra), la rosa corta, il settentrione ladrone che abusa del meridione poveraccio. Nessuno ci crede mai davvero fino in fondo. Di più: le continue recriminazioni azzurre (o per meglio dire, di una parte dei tifosi partenopei) provocano ovvia ilarità nei più. Anche in noi addetti ai lavori, ammettiamolo con franchezza. Probabilmente una verità assoluta a riguardo non esiste (e guai a volerla ricercare a tutti i costi, sarebbe più o meno come infilare lo scroto in un frullatore sperando di non farsi male): semplicemente nello sport per uno che vince ci deve essere per forza almeno uno che perde. Scuse o no.

Sono però 22 anni che la Juventus non alza una dannata Champions League. Da allora ci è andata molto vicina in parecchie occasioni (cinque per la precisione). C’è sempre stato un motivo valido per cui la Juve non ha alzato la Champions League: l’avversaria potentissima beccata proprio sul più bello, la presunta rissa nello spogliatoio proprio nel match clou, il gol in fuorigioco subito proprio quando si poteva vincere, la roulette dei rigori proprio quando il trionfo era lì lì a un passo. Tutto e il contrario di tutto. Certo, anche in questo caso abbiamo facoltà di crederci oppure no, ma resta l’inoppugnabile oggettività dei fatti: sono 22 anni che la Juve non vince una Champions League. Non molti di meno di quelli del digiuno napoletano in Italia. E ce n’è sempre una, ogni anno, per cui la Juventus non vince. Ci va vicina, ma non vince. Nello sport, dicevamo, funziona obbligatoriamente così. Scuse oppure no. Si potrebbe però provare almeno a cambiare la storia.

La Juve è in astistenza da Champions: ammetterlo è il primo passo

Avrebbe potuto farlo ieri Massimiliano Allegri, subito dopo la rimonta subita dal Tottenham (leggi anche: ALLEGRI NON CI STA E SBOTTA – VIDEO). Non l’ha fatto e ha perso una buona occasione. Pazienza: alle ovvietà la società in cui viviamo è ormai assuefatta. C’è però molto altro. Impossibile per esempio negare di quanto l’avversaria dei bianconeri ieri sera fosse micidiale sotto più punti di vista. Anche questa è però a modo suo un’altra ovvietà: la Juve giocava un ottavo di finale continentale, non esattamente una partita a bocce al circolo “Giovani dentro” di Puglianello. Più che normale trovarsi ad avere a che fare con una corazzata cazzuta. Sarebbe stato anzi strano il contrario, non credete? C’è ancora molto altro allora. C’è che ce n’è sempre una, appunto, per arrivarci vicini ma mai abbastanza: gli infortuni, gli episodi, la forma fisica o il fatturato. Motivazioni quasi sempre valide, esattamente come quelle del Napoli in Italia, ma mai davvero valide. Comprendete la sottile differenza?

L’Allegri sfacciato che dichiara senza timori che è lo Scudetto l’obiettivo primario di questa Juve, fingendo di ignorare che è proprio questa Juve ad averne già vinti sei di fila, semplicemente recita un’inutile parte. La stessa inutile parte che altri prima di lui avevano già recitato in 22 anni di estenuante attesa. Non mente, ma non dice nemmeno tutto ciò che ci sarebbe da dire. Che ce n’è sempre una, ma che non è comunque mai davvero una scusa. Che ce n’è sempre una, ma non è mai davvero quella a rendere impossibile il possibile. Che ce n’è sempre una, ma è davvero una stronzata. Per la Juve, per questa Juve, la Champions League non è un obiettivo secondario per la stessa identica ragione per cui nessuno spende duemila euro in cene e regali alla tipa per poi rimanere col pisello in mano a fine serata. Dopo 22 anni di astinenza. Ammetterlo non è infame e se lo ammettesse pure il Napoli non sarebbe ugualmente infame. Sarebbe solo onesto.

Volere non è sempre potere: raccontarsi palle non avvicina all’obiettivo

Sono 22 anni che la Juventus non alza una Champions League e in effetti è vero, un motivo valido c’è sempre stato: si è raccontata palle sin troppo a lungo. Ora come nel 1996 però la storia può ancora essere cambiata: basterebbe ammettere che si può fallire. Semplicemente fallire. Che si può fare schifo. Semplicemente fare schifo. Anche quando l’obiettivo che insegui lo desideri talmente tanto ardentemente da bruciarti l’anima, perché non sempre si ottiene ciò che si desidera e fanculo Federico Moccia e i romanzetti per neo-mestruate. Non esiste un avversario imbattibile, così come non esistono nemmeno una verità assoluta o delle scuse lontanamente plausibili per tutto questo: succede e basta. Non essere all’altezza magari non è da Juve? Sì, ma vi diamo anche un’altra notizia: è umano. Comprenderlo oggi può davvero cambiare una storia. Questa storia come qualsiasi altra storia. Magari da domani.

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