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Juve Toro, Christillin: «Mi piace Motta per l’atteggiamento e la comunicazione. Il derby nel giorno del 50° di Del Piero: un segno del destino per Yildiz. Gianni Agnelli non pativa il derby…»
La grande tifosa juventina ha raccontato dal suo punto di vista il derby della Mole contro il Torino tra passato e presente
Per scoprire il lato bianconero del derby, La Gazzetta dello Sport ha interrogato Evelina Christillin, nota tifosa della Juventus, tra valutazioni sul presente e ricordi.
COSA TEMERE DAL TORO – «Contro di noi loro tirano fuori sempre il meglio. Ci tengono tantissimo, storicamente è sempre stato così, in più hanno bisogno di riscattarsi. E noi in questo momento siamo ondivaghi, possiamo fare partite straordinarie, come a Lipsia, oppure anonime come quella con lo Stoccarda. Vedo una Juventus a due facce, d’altronde è in allestimento, però è una squadra che non ti fa arrabbiare ma sperare. E questo è già un passo avanti».
LA JUVE DI MOTTA PIACE – «Sì, io sono fiduciosa anche se vedo la mia squadra del cuore ancora come un cantiere aperto. D’altronde è inevitabile che sia così, dopo il cambio in panchina e anche in parte della dirigenza. In più in questa prima parte di stagione gli infortuni ci hanno penalizzato, soprattutto quello di Bremer è stato molto pesante. Anche se in quanto a sfortuna il Torino non scherza: perdere Zapata per loro forse è stato ancora peggio… Motta non lo conosco personalmente però mi piace come atteggiamento e come comunica. E poi chiede alla squadra di attaccare sempre».
IL SINNER DELLA JUVE – «Yildiz. È un giocatore che mi piace tantissimo, con il talento che ha può fare la differenza in ogni partita. Ha tanta fame e poi il derby cade nel giorno del 50° compleanno di Del Piero: un segno del destino. Dei nuovi apprezzo Savona, che è valdostano come me, e Thuram, che mi ricorda suo padre Lilian e ha un nome un po’ egizio, Khephren»
CHI SOFFRIVA DI PIU’ I DERBY: BONIPERTI E L’AVVOCATO – «Giampiero, che andava a casa sempre all’intervallo e poi si metteva a fare il solitario perché non voleva sapere il risultato. L’Avvocato si divertiva a prenderlo in giro, facendogli credere che avevamo perso. Agnelli era troppo principesco, si emozionava più nelle notti di Coppa Campioni»