2009

Juve, con Andrea Agnelli si torna al passato! Volata Roma-Inter, quanti veleni. Mourinho come Trapattoni

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Chi scrive, il 3 Gennaio 2010 alla luce del fallimento sportivo del “progetto Elkann”, aveva anticipato questi nuovi scenari che stanno accadendo oggi in casa Juventus, quando tutti invece davano per impossibile la cosa.
Silurato Cobolli Gigli, destituito Blanc, emarginati Secco, Castagnini e Fassone resta solo da capire come sarà  strutturata la nuova Juventus a livello societario.
Di sicuro il nuovo Presidente Andrea Agnelli, che non ha mai rinnegato per un solo istante quella Triade scelta dal padre, non mancherà  di farsi consigliare per il meglio da coloro che per 12 anni hanno portato la squadra bianconera ad essere una delle squadre più forti ed invidiate del mondo senza far investire ai proprietari un solo centesimo di euro.
A Luciano Moggi e Antonio Giraudo molto probabilmente non sarà  consentito di rientrare nel calcio direttamente, anche perchè la Figc con tempestività  ha voluto tamponare questo rischio con una proposta di radiazione, ma si potrà  negare loro anche di consigliare al meglio il loro “pupillo”?
Resta da capire adesso che fine faranno Marotta e Benitez, il cui approdo in bianconero fino alla settimana scorsa veniva dato per certo.
Non è mistero infatti che la “nuova” Juventus ha provato in settimana un estremo tentativo per il ritorno di Fabio Capello, che però ha declinato la proposta.
Da non sottovalutare a questo punto nemmeno un ritorno di fiamma per Allegri.
Ricordate la benedizione avuta dal tecnico toscano da parte di Luciano Moggi tempo fa?
“Con una dirigenza forte, Allegri potrebbe esser il nuovo Lippi per la Juventus”¦.”
Dopo un vuoto societario di 4 anni, adesso la dirigenza juventina potrebbe tornare davvero forte.
Altra notizia gradita al popolo bianconero è il ritorno di Pavel Nedved, grandissimo amico di Andrea Agnelli.
Pavel Nedved avrà  un ruolo importante nel settore giovanile della Juve che verrà .
E potrebbe rientrare al più presto a Torino anche Romy Gai.
Torniamo al calcio giocato.
La Roma di Ranieri contro la Sampdoria ha fallito una grandissima occasione, forse decisiva per il tricolore, ed è stata scavalcata dall’Inter e come sempre ahimè capita in Italia si è voluto dare a tutti i costi la colpa dei propri fallimenti all’arbitro di turno.
A quanto si è letto in questi giorni, anche su giornali nazionali di grande tiratura, Damato avrebbe un passato da tifoso neroazzurro sfegatato nonchè grande amico di Cassano.
Conosco bene i sacrifici che un arbitro compie per arrivare a questi livelli, i campetti di periferia, gli insulti ad ogni latitudine, i derby di quartiere e di paese con la scorta a portarti via per guadagnare si e no un rimborso spese.
Sono per questo certo che quando si arriva a livelli professionistici, gli arbitri dimenticano la propria fede sportiva. Quindi finanche Damato fosse stato da giovane tifoso interista di certo questo non ha influito sul suo arbitraggio di Roma-Sampdoria.
Altra cosa è la sudditanza psicologica, che induce gli arbitri a sbagliare in favore della più forte per paura di “rischiare” la propria carriera nazionale e internazionale. Ma questa è un’altra storia.
L’Inter tornata in vetta in campionato domenica scorsa (ora riscavalcata dalla Roma in attesa della sfida contro la Lazio) punta al tris:
Coppa Italia, Scudetto e soprattutto Champions.
L’impresa di Barcellona sicuramente resterà  nella storia dell’Inter e del calcio italiano.
Magari ai nipotini, sponda Appiano Gentile, ometteranno di ricordare che tra andata e ritorno il Barcellona ha subito pesanti danni arbitrali, ma l’errore dell’arbitro fa parte del gioco e va sempre accettato.
E allora complimenti a Mourinho che con un catenaccio di Trapattoniana memoria (o forse anche più) con gli attaccanti schierati da ali a protezione dei terzini, ha imbrigliato l’evanescente Barcellona galattico.
D’altronde non sarebbe stato possibile diversamente vista la defezione all’ultimo momento di Pandev e l’eccessiva espulsione di Motta dopo pochi minuti.
Impresa d’altri tempi per Mourinho allora, con un gioco all’italiana.
Proprio quell’Italia più volte bistrattata in passato dal tecnico portoghese e dalla quale invece ha ancora tanto da imparare!

Stefano Discreti

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