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Juve Benfica: Allegri e Conte, sfida a distanza

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L’incrocio tra Juve e Benfica riporta alla mente la sfida di Europa League che vide i bianconeri di Conte soccombere tra le critiche

Juve Benfica di mercoledì sera non è solo una partita decisiva per il presente bianconero e anche per il futuro. Nel dibattito sempre vivace tra chi sostiene l’allenatore attuale della Juve e chi invece lo denigra con il famoso #AllegriOut, c’è spesso chi ha una posizione radicale e nostalgica: trovate il modo di fare la pace nei piani alti e riportate a Torino Antonio Conte. La sfida tra i due, oltre che sul piano ideologico, è su quello dei risultati, in un continuo accostamento tra i due percorsi.

Niente di meglio che un Juve Benfica per l’appunto. Non ci sarebbe neanche bisogno di rinfrescare la memoria ai sostenitori della Signora, perché la ferita di quello 0-0 che impedì alla squadra dei 102 punti in campionato di arrivare alla finale di Europa League non si è mai rimarginata. Cerchiamo, però, di mettere i punti sulle i su quella frustrante serata vissuta allo Stadium e riscoprire come andò.

Il primo capo d’imputazione nei confronti di Antonio Conte fu che trascurò l’opportunità di accedere a una finale europea, per di più da giocarsi in casa, per l’ossessione del campionato, non dando il giusto riposo ai giocatori. Prima di Juve Benfica, la squadra scese in campo a Reggio Emilia e il mister fece riposare solamente Bonucci e Vidal, entrati nel finale di gara. Dentro Pirlo e Pogba, dentro la coppia d’attacco Tevez-Llorente. Ma basta ricordare quanto si festeggiò quel 3-1 in rimonta sul Sassuolo per capire che mentalmente la vittoria dello scudetto non era ancora considerata acquisita, nonostante 8 punti di vantaggio sulla Roma a 4 giornate dal termine.

La partita fu alquanto deludente. Per situazioni davvero insolite nella Juve Contiana. Larghi tratti di gara, sia nel primo che nel secondo tempo, senza confezionare occasioni. Trenta minuti in ogni frazione di gioco vuoti, con poca efficacia. E poi la totale latitanza di Tevez e Llorente: non c’è mai il loro contributo nelle occasioni prodotte, se non il calcio d’angolo battuto dall’Apache al quinto di recupero, con Caceres pericoloso e Buffon addirittura presente nell’area avversaria per una disperata deviazione. La Juve tirò molto – e questo invece era tipico con Conte – ben 19 volte contro le sole 3 degli avversari, ma il furore andò progressivamente spegnendosi.

Forse, ben prima della tempestosa estate che ci sarebbe stata, è qui che matura il vero distacco tra Conte e la Juve. Tocca ad Allegri – che l’ha sostituito facendo crescere la squadra proprio in Europa – non rivivere la stessa situazione con lo stesso avversario.

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