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Juve, attorno ad Allegri l’aria sta cambiando

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Se c’è una cosa che il mese di ottobre appena trascorso sembrerebbe avere un minimo sedimentato è il giudizio su Massimiliano Allegri

Nel calcio è sempre complicato definire una situazione che valga per un po’ di tempo a livello mediatico, c’è sempre in agguato la possibilità che un risultato faccia risorgere chi era stato già seppellito (metaforicamente parlando) o che metta nel gorgo della critica chi era stato esaltato in precedenza. Ma se c’è una cosa che il mese di ottobre appena trascorso sembrerebbe avere un minimo sedimentato è il giudizio su Massimiliano Allegri. La forza dei risultati, con la Juventus al secondo posto, sta creando un’atmosfera diversa rispetto a situazioni precedenti nelle quali sparare su di lui (metaforicamente parlando, anche se certe parole sono pietre) era diventato uno sport di massa.

Cos’è successo? É davvero così? Alla prima domanda, proviamo a rispondere. Sulla seconda c’è già una certezza, persino ovvia: no, non è così, lo si vedrà se la Juve uscirà sconfitta da Firenze. Perché una cosa è certa: se e quando capiterà, sarà un ko “allegriano”, figlio di un atteggiamento troppo difensivo e calcio antistorico, secondo il tenore abituale delle valutazioni. Difficile immaginare una squadra che esce battuta con una condotta di gara diversa; di conseguenza l’allenatore sarà per forza di cose il primo imputato.
I fatti salienti dell’ultimo periodo, che hanno contribuito a gettare una luce positiva su Max, sono stati tre.

1) La Juve ha vinto in emergenza. Senza lamentarsi, come fa di solito, Allegri ha gestito un mese dove il fattore più importante del periodo iniziale della stagione, gli è venuto a mancare: la coppia Chiesa-Vlahovic praticamente non si è vista. Non avere pagato dazio a questo deficit, trovando pronti i sostituti (Milik e Kean) o vincendo senza gol degli attaccanti, ha fatto pensare che la squadra possa essere condizionata dai suoi big davanti, ma non dipenda da loro in maniera esclusiva. Non era così scontato.
2) L’investitura societaria. Le ultime parole di John Elkann, nelle quali al nome dell’allenatore ha associato il concetto di vittoria, rendono più salda la sua posizione. Che peraltro, conoscendolo, lui ritiene già essere blindata da un contratto che scade nel 2025.
3) La questione scudetto. Si potrebbe scrivere un trattato sulla comunicazione di Allegri. Non perché ne sia un maestro. Semmai perché non fa altro che dire la stessa cosa: entrare tra le prime 4. Stanno provando in tutti i modi a tirarlo per la giacca e non solo i media. Pioli, Marotta e compagnia vociante a dire che senza le coppe la Juve non solo è in corsa, ma è la favorita. Lui al massimo si è concesso l’ammissione che il termine non è un tabù, oltre non va. Per certi versi, tanta ostinazione sta convincendo i tifosi juventini, che iniziano a pensare che abbia ragione nel mantenere un profilo di realismo, ma intanto riprovano il gusto di abitare piani alti che non frequentavano da tempo.

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